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In difesa di Alfredo Cospito

 


Trotskismo e anarcoinsurrezionalismo. L'assurda vicenda di Alfredo Cospito

Da dieci anni ormai il compagno anarchico Alfredo Cospito, aderente alla FAI-FRI, si trova in carcere a seguito di un attentato dimostrativo alla Scuola Allievi dei Carabinieri di Fossano, compiuto con un ordigno a basso potenziale che non ha causato vittime né feriti.

La FAI-FRI (Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale), da non confondere con la Federazione Anarchica Italiana, è un gruppo di cellule anarco-insurrezionaliste a struttura “orizzontale” (quindi privo di vertici e basato sull'azione individualistica dei suoi aderenti) che basa la sua azione soprattutto sulla clandestinità e sulla lotta armata.

Alfredo Cospito, dopo l'arresto del 2012, ha rivendicato il ferimento del dirigente Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi, avvenuto a Genova il 7 maggio 2012, e nel 2016 è stato imputato per associazione sovversiva con finalità di terrorismo nell'ambito dell'operazione “Scripta Manent”, che ha visto coinvolti anche altri militanti anarchici.

Dal luglio del 2022 l'imputazione ai danni di Alfredo è stata cambiata in quella, assurda se contiamo l'entità dell'attentato da lui compiuto, di “strage politica”, che prevede la pena in assoluto più alta del nostro regime carcerario, ovvero l'ergastolo ostativo.

Per rendere l'idea, basti pensare che tale pena non è stata usata nemmeno contro i mafiosi responsabili della strage di Capaci!

Dal 5 maggio del 2022 Alfredo è sottoposto alla tortura disumana del regime 41-bis che, contrariamente a quanto il pensiero comune è portato a credere, non si applica solamente nei confronti dei boss mafiosi ma viene anzi applicato anche a molti militanti politici e dal quale si può uscire solo attraverso l'abiura delle proprie idee o la delazione ai danni di altri compagni.

Ed è proprio per le sue idee che è stato sottoposto a tali restrizioni, perché dall'interno del carcere ha continuato a diffondere il suo pensiero attraverso scritti e corrispondenza e questo per lo Stato borghese è assolutamente inaccettabile: se ti trovi recluso, impossibilitato all'azione pratica, non devi azzardarti neanche ad approcciarti a quella teorica!

Un aneddoto che rende l'idea di quanto il loro Stato “democratico” permetta la libertà di parola ai compagni incarcerati, il 20 ottobre durante l'udienza presso il tribunale di sorveglianza di Sassari, mentre Alfredo era collegato in video-conferenza e cercava di leggere la propria dichiarazione, gli è stata tolta la voce premendo un bottone. La dichiarazione in questione è stata inoltre secretata dai giudici, e se i suoi avvocati la diffondessero all'esterno rischierebbero seri guai giudiziari.

Ad aggravare il quadro, dal 20 ottobre scorso Alfredo è entrato in sciopero della fame, sciopero che nelle sue intenzioni si concluderà solo con la sua morte. Come dargli torto: se lo Stato borghese ti toglie la libertà di agire, scrivere, parlare e financo pensare, si può forse chiamare vita l'oblio nel quale le istituzioni repubblicane ti confinano?

Da marxisti rivoluzionari, noi non siamo contro la violenza tout court. Siamo comunisti, non pacifisti; la nostra bandiera è quella rossa, non quella arcobaleno« della pace.

Lo Stato uccide continuamente, tramite le sue forze armate grazie alle quali è pericoloso persino tornare a casa la notte dopo essere usciti con gli amici (Aldrovandi) o tenere in tasca qualche grammo di hashish (Cucchi) perché simili affronti possono anche costare la vita al malcapitato di turno.

Lo Stato, ed è cronaca di questi giorni col caso della (finta) condanna ai padroni responsabili della morte di Luana D'Orazio, legittima gli omicidi dei proletari da parte dei capitalisti: viviamo in una “democrazia” nella quale per una bomba a basso potenziale in una caserma dei Carabinieri si viene condannati all'ergastolo ostativo e per una strage in fabbrica nella quale muoiono sette operai (ThyssenKrupp) ti becchi qualche annetto magari da scontare ai domiciliari nella tua villa con piscina.

Quindi la domanda è: chi è davvero il violento? Chi legittima omicidi e vessazioni dettate da una supremazia di classe che in un mondo giusto non dovrebbe aver ragione di esistere, o chi lotta contro le ingiustizie quotidiane e contro una classe e un sistema che storicamente ha dichiarato guerra alle classi meno abbienti?

Come dice Lev Trotsky nel suo scritto “Terrorismo e comunismo”: «Non lo capite, o bigotti! Ve lo vogliamo spiegare. Il terrore dello zarismo era rivolto contro il proletariato. La gendarmeria dello zar accoppava gli operai che lottavano per il regime socialista. Le nostre commissioni straordinarie fucilano i proprietari di fondi, i capitalisti, i generali, che tentano di ristabilire il regime capitalista. Capite voi questa... sfumatura? Sì? Essa basta perfettamente per noi comunisti!»

Va però detto che, come non siamo contrari alla violenza dettata dalla lotta di classe, essa non ha senso in situazioni e condizioni che non vedano coinvolto largamente il proletariato.

Le azioni isolate, il terrorismo individuale, il lottarmatismo non hanno senso se alle spalle non si ha la classe operaia organizzata e cosciente. Compito dell'avanguardia rivoluzionaria è formare la coscienza di classe tra le masse proletarie, non farsi individualmente “avanguardia” tramite azioni assolutamente scollegate dalla lotta di classe e dal movimento operaio.

Anche perché se ci si “immola” singolarmente, la vendetta dello Stato borghese sarà implacabile contro un singolo, cosa che non gli sarebbe possibile contro larghe masse organizzate.

Lo spiegava sempre Trotsky in un altro suo scritto (“La loro morale e la nostra”, nel quale, polemizzando contro lo stalinismo, toccava en passant anche l'argomento del terrorismo):

«Il terrorismo individuale è ammissibile o no, dal punto di vista della «morale pura»? Sotto questa forma astratta, per noi la domanda non si pone nemmeno. I borghesi conservatori svizzeri tributano tuttora elogi ufficiali al terrorista Guglielmo Tell. Le nostre simpatie vanno senza riserve ai terroristi irlandesi, russi, polacchi, indù ribellatisi a un gioco politico e nazionale. Kirov, satrapo brutale, non suscita in noi alcuna compassione. Noi restiamo neutrali riguardo a colui che l’ha ucciso solo perché ignoriamo i suoi moventi. Se apprendessimo che Nikolaev ha colpito consapevolmente nell’intento di vendicare gli operai di cui Kirov calpestava i diritti, le nostre simpatie andrebbero senza riserve al terrorista. Ma ciò che è decisivo ai nostri occhi non è il movente soggettivo, bensì l’utilità oggettiva. Il tale mezzo può condurci alla meta? Per il terrorismo individuale, la teoria e l’esperienza testimoniano del contrario. Noi diciamo al terrorista: non è possibile sostituirsi alle masse; il tuo eroismo troverebbe di che applicarsi utilmente solo in seno a un movimento di masse. Nell’ambito di una guerra civile, l’assassinio di taluni oppressori non appartiene più al terrorismo individuale. Se un rivoluzionario facesse saltare in aria il generale Franco e il suo stato maggiore, è dubbio che quest’atto susciterebbe l’indignazione morale, persino fra gli eunuchi della democrazia. In tempo di guerra civile, un atto di questo genere sarebbe politicamente utile. Così, per quel concerne il problema più grave – quello dell’omicidio – le regole morali sono del tutto inoperanti. Il giudizio morale è condizionato, col giudizio politico, dalle necessità interne della lotta».

Tirando le somme, pur non condividendone in pieno le azioni per i motivi esplicati, da comunisti rivoluzionari non possiamo non esprimere la nostra massima solidarietà al compagno Alfredo Cospito e a tutti gli anarchici e le anarchiche che subiscono le vessazioni dello Stato borghese per gli ideali che li animano.

Perché Alfredo venga tolto dall'inumano regime di 41-bis e possa interrompere il suo sciopero, perché la violenza repressiva non spenga in questo modo la vita di un anarchico che non ha ucciso nessuno.

Contro lo Stato borghese, le prigioni e il 41-bis!

Partito Comunista dei Lavoratori