♠ in campagna pubblicitaria,Family day,fertilità,Lorenzin. Fertility day,manifestazione 26 settembre 2016,moralità borghese,patriarcale,sentinelle in piedi at 05:10
Non vogliamo fertilità e procreazione come destino. Il diritto di decidere della nostra vita è nostro
Respingiamo il maschilismo padronale di Renzi e Lorenzin. Per una sessualità libera dai destini ideologici imposti dal patriarcato e dal capitalismo.
Sono molteplici i motivi per cui abbiamo ritenuto ideologico, maschilista e pericoloso il Piano nazionale per la fertilità promosso dal ministro della salute Beatrice Lorenzin (Nuovo Centrodestra). Nelle intenzioni del ministro il Piano avrebbe i seguenti obiettivi:
• Informare i cittadini sul ruolo della fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio;
• Fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell'apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinare la fertilità naturale;
• Sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio consapevolmente ed autonomamente;
• Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione;
• Celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il “Fertility day”, giornata nazionale di informazione e formazione sulla fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il “prestigio della maternità”. (1)
In queste ultime settimane si sono levate molte voci contrarie alla campagna pro-fertilità che hanno criticato diversi aspetti politici del Piano nonché le discutibili scelte comunicative che avrebbero dovuto pubblicizzare il “Fertility day” (giornata dedicata alla informazione e alla formazione sulla fertilità) del 22 settembre scorso.
La campagna pubblicitaria infatti si è caratterizzata per cialtroneria e ambiguità, tingendosi di toni razzisti (2) e sessisti e rivolgendosi in modo assillante soprattutto alle donne: trattandole alla stregua di egoiste che mettono se stesse davanti al loro “orologio biologico” e al loro dovere nei confronti della comunità e soprattutto al loro ruolo riproduttivo.
Fra le varie contestazioni, la più significativa è probabilmente quella che afferma che se in Italia non si fanno abbastanza figli è colpa della crisi economica, del precariato, della disoccupazione giovanile ecc. In una fase di erosione avanzata di diritti e di attacco ai salari dei lavoratori e delle lavoratrici viene giustamente ricordato a Lorenzin che i figli rappresentano un lusso.
Questa prospettiva è sostanzialmente corretta, e coglie una delle principali contraddizioni di questa campagna; però è anche una critica parziale e deve necessariamente essere integrata per mostrare tutti gli aspetti reazionari del progetto del ministro della salute.
A nostro avviso il Piano pro-fertilità è pericoloso specialmente poiché ripropone con forza e volgarità – basti pensare alle scelte comunicative – l’idea della procreazione come destino biologico e non come libera scelta del soggetto, e tenta di piegare la sessualità, il corpo – in particolar modo quello della donna – e la sua storia alla sola funzione procreativa.
La campagna richiama costantemente e in modo ambiguo al dovere morale – di fascistissima memoria – della coppia eterosessuale (non si accenna infatti a altre possibili famiglie) nei confronti della nazione; infatti, tralasciando completamente l’importante ruolo assunto dalle popolazioni migranti in Italia negli ultimi anni, il Piano celebra il sodalizio fra la natalità ed il mantenimento del welfare: c’è bisogno di fare figli che un giorno vadano a lavorare perché possano garantire il funzionamento del sistema. È solo alla coppia eterosessuale e italiana che spetta l’onere e l’onore di procreare; non si accenna alla possibilità di genitori single e meno che mai a coppie omosessuali. L’essere fertile viene promosso come l’unico modo per avere figli, trascurando altre possibili alternative quali l’adozione, e le tecniche e i progressi della scienza medica, in questa visione distorta, sono piegati esclusivamente alla tutela della fertilità della coppia.
Insomma, l’intera operazione è una celebrazione ideologica della famiglia “naturale” di matrice borghese, ed è tanto più pericolosa se si tiene conto del contesto storico in cui si inserisce: viene sancito nuovamente e in modo malcelato quel sodalizio fra governo e Chiesa cattolica che rafforza le varie iniziative a cui abbiamo assistito in questo ultimo periodo quali manifestazioni delle “sentinelle in piedi” e Family day.
Trasformando la fertilità in un “bene comune” e la maternità in un dovere nei confronti della comunità, il Piano promosso dal ministro Lorenzin consolida di fatto le molteplici campagne e movimenti pro-life e antiabortisti, e legittima il privilegio (perché di certo non si tratta di un “diritto”) dei tanti obiettori di coscienza che all’interno di strutture sanitarie pubbliche ostacolano l’accesso delle donne all’interruzione della gravidanza.
È dunque una campagna ideologica di stampo democristiano costruita su ribaltamenti e ambiguità: vi è ad esempio un martellamento costante e dai tratti parossistici, per cui la salute e il mantenimento di uno stile di vita “corretto” non sono finalizzati al benessere del singolo individuo in quanto tale ma alla preservazione del suo potere riproduttivo: il soggetto scompare, viene meno, e ciò che resta di lui è la sua fertilità e la sua preservazione:
«Fin dall’adolescenza la funzione riproduttiva va difesa evitando stili di vita scorretti e cattive abitudini (come ad esempio il fumo di sigaretta e l’alcool), particolarmente dannose per gli spermatozoi e per gli ovociti. È essenziale inoltre evitare, fin dall’infanzia, l’obesità e la magrezza eccessiva e la sedentarietà, oltre a fornire strumenti educativi ed informativi agli adolescenti per evitare abitudini che mettono a rischio di infezioni sessualmente trasmesse o gravidanze indesiderate [ibidem].»
L’obesità e l’anoressia – considerati alla stregua di comportamenti “scorretti” – vanno evitate perché potrebbero mettere a rischio il potere riproduttivo dei soggetti, e non vanno analizzate e trattate come espressioni di disagio sociale. Tutte queste tematiche, che rappresentano aspetti preoccupanti della contemporaneità, vengono rimossi dal ministro della salute (!) che si preoccupa invece di promuovere una campagna da cui l’individuo ne esce espropriato del proprio corpo e limitato nella costruzione di sé, nella libera ricerca del piacere e del piacersi, e piegato al solo compito della procreazione “per il bene della comunità”.
Inoltre l’assillante richiamo del Piano alla salute e alla sua tutela cozza nei fatti con i pesanti tagli alla sanità portati avanti da questo come dai precedenti governi. Senza dimenticare inoltre che proprio questo impianto ideologico rafforza il sostrato culturale dei rapporti patriarcali tra uomini e donne, e dunque, in ultima istanza, legittima la violenza che sulle donne viene scatenata quando non rispondono al modello “di servizio” e si sottraggono al dominio maschile.
A questa logica bigotta, opportunista e complice di un sistema oppressivo e patriarcale noi opponiamo con forza il nostro programma:
- Lavorare meno, lavorare tutti, e redistribuire il lavoro esistente fra tutti e tutte a parità di salario.
L’autonomia economica di ogni individuo rappresenta da un lato la rottura con il sistema capitalista fondato sul profitto e l’espropriazione umana, dall’altro è un principio fondamentale per garantire la costruzione libera della propria soggettività e del proprio percorso di vita, ed è dunque un presupposto indispensabile, specialmente per quanto riguarda le donne, per la liberazione dall’oppressione familiare e dalla dipendenza dal marito.
- La genitorialità deve essere considerata una libera scelta fra altre possibili, e non un destino biologico e morale, un presunto dovere nei confronti della comunità, né tantomeno un privilegio “naturale” della coppia eterosessuale. Con questo spirito di superamento dell’ideologia della famiglia “tradizionale” riconosciamo il diritto alla genitorialità tanto al singolo individuo quanto alla coppia omosessuale.
- Liberazione sessuale significa anche liberare la sessualità dei soggetti dal destino ideologico della procreazione e della maternità. È per questo che l’aborto deve essere libero e gratuito, e deve essere abolita l’obiezione di coscienza. Inoltre, la contraccezione deve essere garantita a prezzi popolari.
- La liberazione delle donne e delle minoranze sessuali e di genere si iscrive in un processo rivoluzionario di rottura con la morale e con l’organizzazione economica e politica della società attuale, e dunque rivendichiamo come passaggio imprescindibile l’abolizione unilaterale del Concordato fra Vaticano e Stato, l’esproprio senza indennizzo di tutte le grandi proprietà immobiliari ecclesiastiche e in definitiva l’abolizione di tutti i privilegi fiscali, giuridici, normativi, assicurati alla Chiesa cattolica, a partire dalla truffa dell’8 per mille e dall’insegnamento religioso confessionale nella scuola pubblica.
Porteremo queste riflessioni e queste rivendicazioni in piazza il 26 novembre alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne, appuntamento a cui partecipiamo con le nostre posizioni indipendenti e con la volontà di promuovere la costruzione di un movimento delle donne realmente radicale e di opposizione all’oppressione di genere e sessuale, così come di rottura con la proprietà privata come principio morale e organizzativo della società capitalista-patriarcale.
Note
(1) http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2083
(2) Emblematica in questo senso la locandina ufficiale della giornata Fertility day, in cui si invitano i cittadini ad evitare i “cattivi compagni” mostrando l’immagine di una famiglia eterosessuale bianca e felice contrapposta a quella di un gruppo di persone straniere intente a drogarsi.
Sono molteplici i motivi per cui abbiamo ritenuto ideologico, maschilista e pericoloso il Piano nazionale per la fertilità promosso dal ministro della salute Beatrice Lorenzin (Nuovo Centrodestra). Nelle intenzioni del ministro il Piano avrebbe i seguenti obiettivi:
• Informare i cittadini sul ruolo della fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio;
• Fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell'apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinare la fertilità naturale;
• Sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio consapevolmente ed autonomamente;
• Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione;
• Celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il “Fertility day”, giornata nazionale di informazione e formazione sulla fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il “prestigio della maternità”. (1)
In queste ultime settimane si sono levate molte voci contrarie alla campagna pro-fertilità che hanno criticato diversi aspetti politici del Piano nonché le discutibili scelte comunicative che avrebbero dovuto pubblicizzare il “Fertility day” (giornata dedicata alla informazione e alla formazione sulla fertilità) del 22 settembre scorso.
La campagna pubblicitaria infatti si è caratterizzata per cialtroneria e ambiguità, tingendosi di toni razzisti (2) e sessisti e rivolgendosi in modo assillante soprattutto alle donne: trattandole alla stregua di egoiste che mettono se stesse davanti al loro “orologio biologico” e al loro dovere nei confronti della comunità e soprattutto al loro ruolo riproduttivo.
Fra le varie contestazioni, la più significativa è probabilmente quella che afferma che se in Italia non si fanno abbastanza figli è colpa della crisi economica, del precariato, della disoccupazione giovanile ecc. In una fase di erosione avanzata di diritti e di attacco ai salari dei lavoratori e delle lavoratrici viene giustamente ricordato a Lorenzin che i figli rappresentano un lusso.
Questa prospettiva è sostanzialmente corretta, e coglie una delle principali contraddizioni di questa campagna; però è anche una critica parziale e deve necessariamente essere integrata per mostrare tutti gli aspetti reazionari del progetto del ministro della salute.
A nostro avviso il Piano pro-fertilità è pericoloso specialmente poiché ripropone con forza e volgarità – basti pensare alle scelte comunicative – l’idea della procreazione come destino biologico e non come libera scelta del soggetto, e tenta di piegare la sessualità, il corpo – in particolar modo quello della donna – e la sua storia alla sola funzione procreativa.
La campagna richiama costantemente e in modo ambiguo al dovere morale – di fascistissima memoria – della coppia eterosessuale (non si accenna infatti a altre possibili famiglie) nei confronti della nazione; infatti, tralasciando completamente l’importante ruolo assunto dalle popolazioni migranti in Italia negli ultimi anni, il Piano celebra il sodalizio fra la natalità ed il mantenimento del welfare: c’è bisogno di fare figli che un giorno vadano a lavorare perché possano garantire il funzionamento del sistema. È solo alla coppia eterosessuale e italiana che spetta l’onere e l’onore di procreare; non si accenna alla possibilità di genitori single e meno che mai a coppie omosessuali. L’essere fertile viene promosso come l’unico modo per avere figli, trascurando altre possibili alternative quali l’adozione, e le tecniche e i progressi della scienza medica, in questa visione distorta, sono piegati esclusivamente alla tutela della fertilità della coppia.
Insomma, l’intera operazione è una celebrazione ideologica della famiglia “naturale” di matrice borghese, ed è tanto più pericolosa se si tiene conto del contesto storico in cui si inserisce: viene sancito nuovamente e in modo malcelato quel sodalizio fra governo e Chiesa cattolica che rafforza le varie iniziative a cui abbiamo assistito in questo ultimo periodo quali manifestazioni delle “sentinelle in piedi” e Family day.
Trasformando la fertilità in un “bene comune” e la maternità in un dovere nei confronti della comunità, il Piano promosso dal ministro Lorenzin consolida di fatto le molteplici campagne e movimenti pro-life e antiabortisti, e legittima il privilegio (perché di certo non si tratta di un “diritto”) dei tanti obiettori di coscienza che all’interno di strutture sanitarie pubbliche ostacolano l’accesso delle donne all’interruzione della gravidanza.
È dunque una campagna ideologica di stampo democristiano costruita su ribaltamenti e ambiguità: vi è ad esempio un martellamento costante e dai tratti parossistici, per cui la salute e il mantenimento di uno stile di vita “corretto” non sono finalizzati al benessere del singolo individuo in quanto tale ma alla preservazione del suo potere riproduttivo: il soggetto scompare, viene meno, e ciò che resta di lui è la sua fertilità e la sua preservazione:
«Fin dall’adolescenza la funzione riproduttiva va difesa evitando stili di vita scorretti e cattive abitudini (come ad esempio il fumo di sigaretta e l’alcool), particolarmente dannose per gli spermatozoi e per gli ovociti. È essenziale inoltre evitare, fin dall’infanzia, l’obesità e la magrezza eccessiva e la sedentarietà, oltre a fornire strumenti educativi ed informativi agli adolescenti per evitare abitudini che mettono a rischio di infezioni sessualmente trasmesse o gravidanze indesiderate [ibidem].»
L’obesità e l’anoressia – considerati alla stregua di comportamenti “scorretti” – vanno evitate perché potrebbero mettere a rischio il potere riproduttivo dei soggetti, e non vanno analizzate e trattate come espressioni di disagio sociale. Tutte queste tematiche, che rappresentano aspetti preoccupanti della contemporaneità, vengono rimossi dal ministro della salute (!) che si preoccupa invece di promuovere una campagna da cui l’individuo ne esce espropriato del proprio corpo e limitato nella costruzione di sé, nella libera ricerca del piacere e del piacersi, e piegato al solo compito della procreazione “per il bene della comunità”.
Inoltre l’assillante richiamo del Piano alla salute e alla sua tutela cozza nei fatti con i pesanti tagli alla sanità portati avanti da questo come dai precedenti governi. Senza dimenticare inoltre che proprio questo impianto ideologico rafforza il sostrato culturale dei rapporti patriarcali tra uomini e donne, e dunque, in ultima istanza, legittima la violenza che sulle donne viene scatenata quando non rispondono al modello “di servizio” e si sottraggono al dominio maschile.
A questa logica bigotta, opportunista e complice di un sistema oppressivo e patriarcale noi opponiamo con forza il nostro programma:
- Lavorare meno, lavorare tutti, e redistribuire il lavoro esistente fra tutti e tutte a parità di salario.
L’autonomia economica di ogni individuo rappresenta da un lato la rottura con il sistema capitalista fondato sul profitto e l’espropriazione umana, dall’altro è un principio fondamentale per garantire la costruzione libera della propria soggettività e del proprio percorso di vita, ed è dunque un presupposto indispensabile, specialmente per quanto riguarda le donne, per la liberazione dall’oppressione familiare e dalla dipendenza dal marito.
- La genitorialità deve essere considerata una libera scelta fra altre possibili, e non un destino biologico e morale, un presunto dovere nei confronti della comunità, né tantomeno un privilegio “naturale” della coppia eterosessuale. Con questo spirito di superamento dell’ideologia della famiglia “tradizionale” riconosciamo il diritto alla genitorialità tanto al singolo individuo quanto alla coppia omosessuale.
- Liberazione sessuale significa anche liberare la sessualità dei soggetti dal destino ideologico della procreazione e della maternità. È per questo che l’aborto deve essere libero e gratuito, e deve essere abolita l’obiezione di coscienza. Inoltre, la contraccezione deve essere garantita a prezzi popolari.
- La liberazione delle donne e delle minoranze sessuali e di genere si iscrive in un processo rivoluzionario di rottura con la morale e con l’organizzazione economica e politica della società attuale, e dunque rivendichiamo come passaggio imprescindibile l’abolizione unilaterale del Concordato fra Vaticano e Stato, l’esproprio senza indennizzo di tutte le grandi proprietà immobiliari ecclesiastiche e in definitiva l’abolizione di tutti i privilegi fiscali, giuridici, normativi, assicurati alla Chiesa cattolica, a partire dalla truffa dell’8 per mille e dall’insegnamento religioso confessionale nella scuola pubblica.
Porteremo queste riflessioni e queste rivendicazioni in piazza il 26 novembre alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne, appuntamento a cui partecipiamo con le nostre posizioni indipendenti e con la volontà di promuovere la costruzione di un movimento delle donne realmente radicale e di opposizione all’oppressione di genere e sessuale, così come di rottura con la proprietà privata come principio morale e organizzativo della società capitalista-patriarcale.
Note
(1) http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2083
(2) Emblematica in questo senso la locandina ufficiale della giornata Fertility day, in cui si invitano i cittadini ad evitare i “cattivi compagni” mostrando l’immagine di una famiglia eterosessuale bianca e felice contrapposta a quella di un gruppo di persone straniere intente a drogarsi.
• Informare i cittadini sul ruolo della fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio;
• Fornire assistenza sanitaria qualificata per difendere la fertilità, promuovere interventi di prevenzione e diagnosi precoce al fine di curare le malattie dell'apparato riproduttivo e intervenire, ove possibile, per ripristinare la fertilità naturale;
• Sviluppare nelle persone la conoscenza delle caratteristiche funzionali della loro fertilità per poterla usare scegliendo di avere un figlio consapevolmente ed autonomamente;
• Operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione;
• Celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il “Fertility day”, giornata nazionale di informazione e formazione sulla fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il “prestigio della maternità”. (1)
In queste ultime settimane si sono levate molte voci contrarie alla campagna pro-fertilità che hanno criticato diversi aspetti politici del Piano nonché le discutibili scelte comunicative che avrebbero dovuto pubblicizzare il “Fertility day” (giornata dedicata alla informazione e alla formazione sulla fertilità) del 22 settembre scorso.
La campagna pubblicitaria infatti si è caratterizzata per cialtroneria e ambiguità, tingendosi di toni razzisti (2) e sessisti e rivolgendosi in modo assillante soprattutto alle donne: trattandole alla stregua di egoiste che mettono se stesse davanti al loro “orologio biologico” e al loro dovere nei confronti della comunità e soprattutto al loro ruolo riproduttivo.
Fra le varie contestazioni, la più significativa è probabilmente quella che afferma che se in Italia non si fanno abbastanza figli è colpa della crisi economica, del precariato, della disoccupazione giovanile ecc. In una fase di erosione avanzata di diritti e di attacco ai salari dei lavoratori e delle lavoratrici viene giustamente ricordato a Lorenzin che i figli rappresentano un lusso.
Questa prospettiva è sostanzialmente corretta, e coglie una delle principali contraddizioni di questa campagna; però è anche una critica parziale e deve necessariamente essere integrata per mostrare tutti gli aspetti reazionari del progetto del ministro della salute.
A nostro avviso il Piano pro-fertilità è pericoloso specialmente poiché ripropone con forza e volgarità – basti pensare alle scelte comunicative – l’idea della procreazione come destino biologico e non come libera scelta del soggetto, e tenta di piegare la sessualità, il corpo – in particolar modo quello della donna – e la sua storia alla sola funzione procreativa.
La campagna richiama costantemente e in modo ambiguo al dovere morale – di fascistissima memoria – della coppia eterosessuale (non si accenna infatti a altre possibili famiglie) nei confronti della nazione; infatti, tralasciando completamente l’importante ruolo assunto dalle popolazioni migranti in Italia negli ultimi anni, il Piano celebra il sodalizio fra la natalità ed il mantenimento del welfare: c’è bisogno di fare figli che un giorno vadano a lavorare perché possano garantire il funzionamento del sistema. È solo alla coppia eterosessuale e italiana che spetta l’onere e l’onore di procreare; non si accenna alla possibilità di genitori single e meno che mai a coppie omosessuali. L’essere fertile viene promosso come l’unico modo per avere figli, trascurando altre possibili alternative quali l’adozione, e le tecniche e i progressi della scienza medica, in questa visione distorta, sono piegati esclusivamente alla tutela della fertilità della coppia.
Insomma, l’intera operazione è una celebrazione ideologica della famiglia “naturale” di matrice borghese, ed è tanto più pericolosa se si tiene conto del contesto storico in cui si inserisce: viene sancito nuovamente e in modo malcelato quel sodalizio fra governo e Chiesa cattolica che rafforza le varie iniziative a cui abbiamo assistito in questo ultimo periodo quali manifestazioni delle “sentinelle in piedi” e Family day.
Trasformando la fertilità in un “bene comune” e la maternità in un dovere nei confronti della comunità, il Piano promosso dal ministro Lorenzin consolida di fatto le molteplici campagne e movimenti pro-life e antiabortisti, e legittima il privilegio (perché di certo non si tratta di un “diritto”) dei tanti obiettori di coscienza che all’interno di strutture sanitarie pubbliche ostacolano l’accesso delle donne all’interruzione della gravidanza.
È dunque una campagna ideologica di stampo democristiano costruita su ribaltamenti e ambiguità: vi è ad esempio un martellamento costante e dai tratti parossistici, per cui la salute e il mantenimento di uno stile di vita “corretto” non sono finalizzati al benessere del singolo individuo in quanto tale ma alla preservazione del suo potere riproduttivo: il soggetto scompare, viene meno, e ciò che resta di lui è la sua fertilità e la sua preservazione:
«Fin dall’adolescenza la funzione riproduttiva va difesa evitando stili di vita scorretti e cattive abitudini (come ad esempio il fumo di sigaretta e l’alcool), particolarmente dannose per gli spermatozoi e per gli ovociti. È essenziale inoltre evitare, fin dall’infanzia, l’obesità e la magrezza eccessiva e la sedentarietà, oltre a fornire strumenti educativi ed informativi agli adolescenti per evitare abitudini che mettono a rischio di infezioni sessualmente trasmesse o gravidanze indesiderate [ibidem].»
L’obesità e l’anoressia – considerati alla stregua di comportamenti “scorretti” – vanno evitate perché potrebbero mettere a rischio il potere riproduttivo dei soggetti, e non vanno analizzate e trattate come espressioni di disagio sociale. Tutte queste tematiche, che rappresentano aspetti preoccupanti della contemporaneità, vengono rimossi dal ministro della salute (!) che si preoccupa invece di promuovere una campagna da cui l’individuo ne esce espropriato del proprio corpo e limitato nella costruzione di sé, nella libera ricerca del piacere e del piacersi, e piegato al solo compito della procreazione “per il bene della comunità”.
Inoltre l’assillante richiamo del Piano alla salute e alla sua tutela cozza nei fatti con i pesanti tagli alla sanità portati avanti da questo come dai precedenti governi. Senza dimenticare inoltre che proprio questo impianto ideologico rafforza il sostrato culturale dei rapporti patriarcali tra uomini e donne, e dunque, in ultima istanza, legittima la violenza che sulle donne viene scatenata quando non rispondono al modello “di servizio” e si sottraggono al dominio maschile.
A questa logica bigotta, opportunista e complice di un sistema oppressivo e patriarcale noi opponiamo con forza il nostro programma:
- Lavorare meno, lavorare tutti, e redistribuire il lavoro esistente fra tutti e tutte a parità di salario.
L’autonomia economica di ogni individuo rappresenta da un lato la rottura con il sistema capitalista fondato sul profitto e l’espropriazione umana, dall’altro è un principio fondamentale per garantire la costruzione libera della propria soggettività e del proprio percorso di vita, ed è dunque un presupposto indispensabile, specialmente per quanto riguarda le donne, per la liberazione dall’oppressione familiare e dalla dipendenza dal marito.
- La genitorialità deve essere considerata una libera scelta fra altre possibili, e non un destino biologico e morale, un presunto dovere nei confronti della comunità, né tantomeno un privilegio “naturale” della coppia eterosessuale. Con questo spirito di superamento dell’ideologia della famiglia “tradizionale” riconosciamo il diritto alla genitorialità tanto al singolo individuo quanto alla coppia omosessuale.
- Liberazione sessuale significa anche liberare la sessualità dei soggetti dal destino ideologico della procreazione e della maternità. È per questo che l’aborto deve essere libero e gratuito, e deve essere abolita l’obiezione di coscienza. Inoltre, la contraccezione deve essere garantita a prezzi popolari.
- La liberazione delle donne e delle minoranze sessuali e di genere si iscrive in un processo rivoluzionario di rottura con la morale e con l’organizzazione economica e politica della società attuale, e dunque rivendichiamo come passaggio imprescindibile l’abolizione unilaterale del Concordato fra Vaticano e Stato, l’esproprio senza indennizzo di tutte le grandi proprietà immobiliari ecclesiastiche e in definitiva l’abolizione di tutti i privilegi fiscali, giuridici, normativi, assicurati alla Chiesa cattolica, a partire dalla truffa dell’8 per mille e dall’insegnamento religioso confessionale nella scuola pubblica.
Porteremo queste riflessioni e queste rivendicazioni in piazza il 26 novembre alla manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne, appuntamento a cui partecipiamo con le nostre posizioni indipendenti e con la volontà di promuovere la costruzione di un movimento delle donne realmente radicale e di opposizione all’oppressione di genere e sessuale, così come di rottura con la proprietà privata come principio morale e organizzativo della società capitalista-patriarcale.
Note
(1) http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2083
(2) Emblematica in questo senso la locandina ufficiale della giornata Fertility day, in cui si invitano i cittadini ad evitare i “cattivi compagni” mostrando l’immagine di una famiglia eterosessuale bianca e felice contrapposta a quella di un gruppo di persone straniere intente a drogarsi.