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Strage di Viareggio: il capitalismo assolve se stesso


Mercoledì 31 gennaio si è tenuta l’udienza conclusiva del processo sulla strage di Viareggio. La sentenza di primo grado vede gli ex amministratori delegati di FS e RFI Mauro Moretti e Mario Michele Elia colpevoli insieme ad altri 21 dei 33 imputati nel processo, condannati a vario titolo per disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo aggravato, lesioni personali. La sentenza ha quindi dimostrato senza dubbio alcuno il legame diretto fra la strage e le incurie e i tagli sulla sicurezza dei materiali e strumenti utilizzati da FS. Moretti viene condannato a 7 anni in primo grado.

Ciò che è accaduto quel 29 giugno 2009 si inscrive in un tristissimo quadro più ampio in cui abbiamo assistito al susseguirsi di diverse tragedie (i terremoti dell’Aquila, dell’Emilia, l’alluvione di Genova del 2014 e i terremoti nell’Abruzzo e nelle Marche nel 2016) che potevano essere evitate confermando ogni volta che la sicurezza non può essere subordinata a logiche di profitto.

È emblematico dell’attitudine del Capitale ad autoassolversi il fatto che lo Stato abbia “ricompensato” Mauro Moretti per la sua gestione di FS nominandolo nel 2014 amministratore delegato di Finmeccanica (Leonardo S.p.A.).

Il Partito comunista dei lavoratori esprime totale solidarietà alle famiglie delle vittime della strage e a Riccardo Antonini, il ferroviere licenziato perché si è schierato con i familiari delle 32 vittime violando il “codice etico aziendale” e ci uniamo a loro nella richiesta di dimissioni immediate per Moretti e Margarita poiché riteniamo un insulto inaccettabile che continuino a ricoprire cariche di Stato. Le dimissioni di Mauro Moretti non sono solo il minimo significativo e doveroso atto di giustizia verso i familiari delle vittime, verso la città ferita da un disastro prevedibile ed evitabile, verso i lavoratori delle ferrovie umiliati e vessati in questi anni per aver lottato per la verità nascosta dietro questa tragedia. Tale richiesta assume anche un preciso atto politico di lotta contro il capitalismo. Mauro Moretti alla fine degli anni 80 è stato segretario della CGIL Trasporti. Non è stato un momentaneo passaggio sindacale: per quattro anni ha rappresentato i diritti dei lavoratori dei trasporti dentro questo sindacato. È passato inoltre attraverso l’esperienza di sindaco in un piccolo comune del Centro Italia dal 2004 al 2014, ma pochissimi cittadini lo hanno visto in quegli anni, poiché l’ex sindacalista era impegnato in una sua scalata personale e politica dentro i più prestigiosi settori del capitalismo industriale italiano. Nel 2006 viene nominato dal governo Prodi amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e viene incaricato del suo risanamento, che ha ottenuto attraverso la soppressione di linee locali destinate in particolare ai pendolari, ai tagli alla qualità complessiva dei servizi FS, al taglio di personale e ad una riduzione dell'investimento nella manutenzione e sicurezza. Il capitalismo e il potere politico italiano hanno visto in lui il “cavallo” giusto per lanciare il grande progetto dell’alta velocità, progetto stimato inizialmente in circa 20 miliardi solo per il Nord Italia e il ben noto scempio della Val di Susa.

Il 29 giugno 2009, giorno della tragedia di Viareggio, è da considerarsi dunque come data simbolo del compimento di quella strategia di tagli anche alla sicurezza, al personale e alla manutenzione. Moretti in udienza in tribunale quasi con fastidio definisce la strage come "spiacevolissimo episodio", ma intanto il suo sguardo è rivolto oltre: verso le prospettive che potrebbero pervenire dallo sviluppo capitalistico dell’apparato militare industriale italiano gestito dal fiore all’occhiello di un azienda di Stato come Finmeccanica/Leonardo. Un’amministrazione la sua che taglia tutto quello che ha a che fare con la produzione nei settori dei trasporti per rivolgere l’attenzione sullo sviluppo della produzione del settore dei sistemi di difesa ed armamenti sofisticati come quello delle missilistica. Una strategia politico militare che parla di imperialismo, di guerre e di interessi del capitalismo politico italiano verso i conflitti locali o più complessi dello scontro tra i vari blocchi mondiali.

Le dimissioni di Moretti quindi devono rappresentare un passaggio della lotta di classe in questo paese. Non solo in nome delle vittime della strage di Viareggio, ma per ribadire che non esiste alcun capitalismo buono, che anzi questo gronda di sangue dalle mani dei suoi uomini più rappresentativi come Mauro Moretti. 

È inoltre necessaria una battaglia per la nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori di tutto il settore dei trasporti, nonché un grande piano di investimenti infrastrutturali per la messa in sicurezza del sistema ferroviario, da ottenere attraverso il rifiuto del debito pubblico alle banche, accompagnata dalla loro nazionalizzazione, e con la cancellazione delle regalie fiscali ai capitalisti.

Tutte queste istanze non potranno essere varate certo dai comitati d'affari della classe capitalistica, a partire dal governo Gentiloni. Solo un governo dei lavoratori, capace di rompere con gli interessi padronali, può risanare il territorio mettendo in sicurezza l’intero sistema ferroviario finalmente pubblico e efficiente, tutelando le vite e la dignità dei lavoratori e dei cittadini, nell’orizzonte della riorganizzazione radicale dell'intera società in base al primato dei bisogni.
Chiara Mazzanti - Ruggero Rognoni 
Comitato Centrale 
Partito Comunista dei Lavoratori