♠ in autonomia differenziata,Azzolina,blocco neoassunti,concorso,lavori pubblici,precari,sciopero 14 febbraio,scuola,stabilizzazione at 15:42
Gli ultimi giorni sono stati all'insegna del dubbio e dell'incertezza per le decine di migliaia di insegnanti precari. Dinnanzi alla chiusura totale dalla ministra dell'istruzione Lucia Azzolina nei confronti delle richieste minime dei sindacati, come i percorsi abilitanti per gli insegnanti precari e la concessione di palliativi come la batteria dei test per il concorso straordinario riservato ai docenti precari con almeno tre anni di servizio, la risposta delle burocrazie dei sindacati confederali e corporativisti è stata la convocazione di uno sciopero per la giornata del 17 marzo. Uno sciopero parziale, divisivo e tardivo.
Per cercare di mantenere la credibilità ed il potere contrattuale nei confronti di un governo del quale finora sono stati i migliori pretoriani, le burocrazie sindacali non hanno saputo che tirare fuori dal cilindro una giornata di sciopero riservata soltanto ai lavoratori precari della scuola. Una posizione che va contro ogni forma di unità dei lavoratori, assecondando così le logiche di divisione dei lavoratori della scuola che i governi portano avanti da decenni, in un'ottica di progressiva privatizzazione. L'autonomia scolastica e i primi esperimenti di autonomia differenziata in regioni a statuto speciale come il Trentino Alto Adige ne sono l'esempio lampante.
Uno sciopero che non tiene in alcun conto tematiche prioritarie per i lavoratori della scuola, precari e non, come l'autonomia differenziata ed il salario.
I fatti hanno la testa dura, e sui social la scelta del 17 marzo è stata subissata di critiche da centinaia di insegnanti precari, a maggior ragione per il fatto che la ministra Azzolina ha previsto l'uscita dei bandi dei tre concorsi, straordinario, ordinario e primaria/infanzia per i primi di marzo.
CONCORSO O MACELLERIA SOCIALE?
Da fonti vicine al M5S il concorso straordinario per i docenti con tre anni di servizio è stato magnificato come un grande rimedio al precariato. Peccato che sia un concorso per soli 24000 posti, nonostante le cattedre vacanti nella scuola secondaria di primo e secondo grado siano ben 123000. Le tempistiche di questo concorso ci fanno sperare ben poco, in quanto sono previste 80 domande a cui rispondere in soli 80 minuti. Nella valutazione dei titoli, conteranno più i corsi di lingua inglese che gli anni di servizio, umiliando così il lavoro di migliaia di insegnanti.
COORDINAMENTI IN TUTTA ITALIA
In reazione a questo concorso scellerato, ma soprattutto come risposta al problema atavico del precariato nella scuola, sono sorti in tutta Italia dei coordinamenti autoconvocati di lavoratori precari della scuola (Torino, Milano, Pavia, Bologna, Firenze, Cagliari e Sassari) nei quali il nostro partito è intervenuto sin dall’inizio. Questi coordinamenti sono sorti innanzitutto per ribadire il diritto alla stabilizzazione, che le burocrazie confederali negano nonostante vi sia da più di vent'anni una direttiva europea che condanna l'abuso del precariato nel pubblico impiego (1999/70/CE) e che è applicata da decenni regolarmente tranne nel settore dell'istruzione e della ricerca. Dopo un'assemblea molto partecipata il 15 dicembre a Milano e due giornate di lotta unitaria con presìdi in molte città, i coordinamenti hanno deciso di lavorare alla costruzione di una rete unitaria per estendere la lotta al di fuori di ogni strumentalizzazione elettorale e logica corporativistica.
UNO SCIOPERO COSTRUITO DAL BASSO
Durante l'assemblea del 15 dicembre, nella quale il Partito Comunista dei Lavoratori è intervenuto con i suoi militanti, e dov'è intervenuta anche l'area di opposizione in FLC-CGIL "Riconquistiamo tutto", è stata votata la proposta di uno sciopero generale della scuola. Uno sciopero che vede nella sua piattaforma di rivendicazioni non solo la stabilizzazione di tutti i precari della scuola, ma anche il rinnovo del CCNL con salari adeguati alla media europea, la lotta ad ogni progetto di autonomia differenziata e all'alternanza scuola-lavoro, arma del padronato per erodere diritti ai lavoratori e ai giovani. La proposta è stata raccolta da diverse realtà del sindacalismo di base, come la CUB, il SGB, l'ADL Cobas, l'USI-CIT, il SIAL Cobas e i Cobas Scuola Sardegna. Tutte queste realtà stanno lavorando con i coordinamenti per l'organizzazione di cortei e presidi in tutta Italia per la giornata del 14 febbraio.
Non meno importante è stata la posizione assunta dall'area di opposizione in CGIL "Riconquistiamo tutto", che ha solidarizzato con lo sciopero, auspicando la massima partecipazione.
Non possiamo però non notare l'atteggiamento di chiusura assunto nei confronti della lotta dei precari della scuola da parte delle dirigenze dei Cobas Scuola e della USB Scuola, logiche di autocentratura che hanno impedito un allargamento del fronte della lotta al precariato e dimostrato che i microapparati sindacali operano con le stesse modalità delle burocrazie confederali che tanto dicono di avversare.
LE PROPOSTE DEL PCL
Come Partito Comunista dei Lavoratori, per combattere il precariato e contrastare il palese progetto di progressiva privatizzazione della scuola, portato avanti tenacemente dai governi di centrodestra e centrosinistra che si sono succeduti in questi anni, proponiamo:
- la stabilizzazione di tutti gli insegnanti della scuola.
Siamo per un piano di assunzioni che parta dalla trasformazione dell'organico di fatto in organico di diritto e l'ingresso di tutti gli insegnanti con tre anni di servizio in un processo di formazione e stabilizzazione che non sia diviso, a differenza di come hanno sinora fatto i governi, con il risultato che migliaia di insegnanti abilitati sono ancora senza ruolo, basti pensare ai 2000 vincitori del concorso 2016 ed ai 5000 vincitori del concorso 2018, abilitati con le SSIS ed i PAS.
- un grande piano di lavori pubblici per la scuola. È urgente provvedere al risanamento degli oltre 2400 siti scolastici nei quali è stata accertata la presenza di amianto, e alla messa in sicurezza di tutte le scuole i cui plessi non sono a norma di criteri antisismici. Si trovano in questa condizione ben 44.486 scuole pubbliche, su un totale di 50.804 censite.
- no al blocco per i neoassunti, sia esso quinquennale che triennale.
Ogni lavoratore deve avere il diritto di poter lavorare vicino alla propria famiglia. Con ciò condanniamo fermamente il progetto avanzato dal ministro Azzolina di deportare letteralmente, in cambio del ruolo, migliaia di docenti dalle regioni meridionali costringendoli per cinque anni a vivere in altre regioni o province.
- internalizzare tutti gli educatori.
Il settore delle cooperative sociali è una vera giungla dove migliaia di educatori, soprattutto giovani e donne, sono sfruttati con salari minimi. Chiediamo l'assunzione di tutti gli educatori con lo stesso profilo negli enti locali.
- no ad ogni proposta di autonomia differenziata.
L'esempio dei docenti del Trentino Alto Adige è a portata di mano. Alle 18 ore settimanali si sono aggiunte 2 ore in più da prestare eventualmente per supplenze. Inoltre, tutti i docenti altoatesini devono prestare ben 220 ore annue come attività funzionali all'insegnamento, a differenza del resto del paese, in cui si svolgono 40 + 40 ore. In queste 220 ore ricadono consigli di classe, consigli di plesso, collegi docenti, programmazioni settimanali di dipartimento, le ore annuali dei corsi di aggiornamento obbligatorie, le udienze dei genitori. Il tutto in cambio di un aumento lordo di poche centinaia di euro.
Con queste rivendicazioni il Partito Comunista dei Lavoratori è al fianco dei coordinamenti dei precari della scuola, e sta dando il suo contributo affinché il 14 febbraio sia una giornata nazionale di lotta che blocchi ogni scellerato progetto di precarizzazione degli insegnanti e mandi a casa la ministra Azzolina, esponente di punta di un governo nemico dei lavoratori che solo con la lotta potrà essere cacciato senza essere sostituito da un nuovo governo a guida leghista, che sarebbe ugualmente nemico dei lavoratori.
Per cercare di mantenere la credibilità ed il potere contrattuale nei confronti di un governo del quale finora sono stati i migliori pretoriani, le burocrazie sindacali non hanno saputo che tirare fuori dal cilindro una giornata di sciopero riservata soltanto ai lavoratori precari della scuola. Una posizione che va contro ogni forma di unità dei lavoratori, assecondando così le logiche di divisione dei lavoratori della scuola che i governi portano avanti da decenni, in un'ottica di progressiva privatizzazione. L'autonomia scolastica e i primi esperimenti di autonomia differenziata in regioni a statuto speciale come il Trentino Alto Adige ne sono l'esempio lampante.
Uno sciopero che non tiene in alcun conto tematiche prioritarie per i lavoratori della scuola, precari e non, come l'autonomia differenziata ed il salario.
I fatti hanno la testa dura, e sui social la scelta del 17 marzo è stata subissata di critiche da centinaia di insegnanti precari, a maggior ragione per il fatto che la ministra Azzolina ha previsto l'uscita dei bandi dei tre concorsi, straordinario, ordinario e primaria/infanzia per i primi di marzo.
CONCORSO O MACELLERIA SOCIALE?
Da fonti vicine al M5S il concorso straordinario per i docenti con tre anni di servizio è stato magnificato come un grande rimedio al precariato. Peccato che sia un concorso per soli 24000 posti, nonostante le cattedre vacanti nella scuola secondaria di primo e secondo grado siano ben 123000. Le tempistiche di questo concorso ci fanno sperare ben poco, in quanto sono previste 80 domande a cui rispondere in soli 80 minuti. Nella valutazione dei titoli, conteranno più i corsi di lingua inglese che gli anni di servizio, umiliando così il lavoro di migliaia di insegnanti.
COORDINAMENTI IN TUTTA ITALIA
In reazione a questo concorso scellerato, ma soprattutto come risposta al problema atavico del precariato nella scuola, sono sorti in tutta Italia dei coordinamenti autoconvocati di lavoratori precari della scuola (Torino, Milano, Pavia, Bologna, Firenze, Cagliari e Sassari) nei quali il nostro partito è intervenuto sin dall’inizio. Questi coordinamenti sono sorti innanzitutto per ribadire il diritto alla stabilizzazione, che le burocrazie confederali negano nonostante vi sia da più di vent'anni una direttiva europea che condanna l'abuso del precariato nel pubblico impiego (1999/70/CE) e che è applicata da decenni regolarmente tranne nel settore dell'istruzione e della ricerca. Dopo un'assemblea molto partecipata il 15 dicembre a Milano e due giornate di lotta unitaria con presìdi in molte città, i coordinamenti hanno deciso di lavorare alla costruzione di una rete unitaria per estendere la lotta al di fuori di ogni strumentalizzazione elettorale e logica corporativistica.
UNO SCIOPERO COSTRUITO DAL BASSO
Durante l'assemblea del 15 dicembre, nella quale il Partito Comunista dei Lavoratori è intervenuto con i suoi militanti, e dov'è intervenuta anche l'area di opposizione in FLC-CGIL "Riconquistiamo tutto", è stata votata la proposta di uno sciopero generale della scuola. Uno sciopero che vede nella sua piattaforma di rivendicazioni non solo la stabilizzazione di tutti i precari della scuola, ma anche il rinnovo del CCNL con salari adeguati alla media europea, la lotta ad ogni progetto di autonomia differenziata e all'alternanza scuola-lavoro, arma del padronato per erodere diritti ai lavoratori e ai giovani. La proposta è stata raccolta da diverse realtà del sindacalismo di base, come la CUB, il SGB, l'ADL Cobas, l'USI-CIT, il SIAL Cobas e i Cobas Scuola Sardegna. Tutte queste realtà stanno lavorando con i coordinamenti per l'organizzazione di cortei e presidi in tutta Italia per la giornata del 14 febbraio.
Non meno importante è stata la posizione assunta dall'area di opposizione in CGIL "Riconquistiamo tutto", che ha solidarizzato con lo sciopero, auspicando la massima partecipazione.
Non possiamo però non notare l'atteggiamento di chiusura assunto nei confronti della lotta dei precari della scuola da parte delle dirigenze dei Cobas Scuola e della USB Scuola, logiche di autocentratura che hanno impedito un allargamento del fronte della lotta al precariato e dimostrato che i microapparati sindacali operano con le stesse modalità delle burocrazie confederali che tanto dicono di avversare.
LE PROPOSTE DEL PCL
Come Partito Comunista dei Lavoratori, per combattere il precariato e contrastare il palese progetto di progressiva privatizzazione della scuola, portato avanti tenacemente dai governi di centrodestra e centrosinistra che si sono succeduti in questi anni, proponiamo:
- la stabilizzazione di tutti gli insegnanti della scuola.
Siamo per un piano di assunzioni che parta dalla trasformazione dell'organico di fatto in organico di diritto e l'ingresso di tutti gli insegnanti con tre anni di servizio in un processo di formazione e stabilizzazione che non sia diviso, a differenza di come hanno sinora fatto i governi, con il risultato che migliaia di insegnanti abilitati sono ancora senza ruolo, basti pensare ai 2000 vincitori del concorso 2016 ed ai 5000 vincitori del concorso 2018, abilitati con le SSIS ed i PAS.
- un grande piano di lavori pubblici per la scuola. È urgente provvedere al risanamento degli oltre 2400 siti scolastici nei quali è stata accertata la presenza di amianto, e alla messa in sicurezza di tutte le scuole i cui plessi non sono a norma di criteri antisismici. Si trovano in questa condizione ben 44.486 scuole pubbliche, su un totale di 50.804 censite.
- no al blocco per i neoassunti, sia esso quinquennale che triennale.
Ogni lavoratore deve avere il diritto di poter lavorare vicino alla propria famiglia. Con ciò condanniamo fermamente il progetto avanzato dal ministro Azzolina di deportare letteralmente, in cambio del ruolo, migliaia di docenti dalle regioni meridionali costringendoli per cinque anni a vivere in altre regioni o province.
- internalizzare tutti gli educatori.
Il settore delle cooperative sociali è una vera giungla dove migliaia di educatori, soprattutto giovani e donne, sono sfruttati con salari minimi. Chiediamo l'assunzione di tutti gli educatori con lo stesso profilo negli enti locali.
- no ad ogni proposta di autonomia differenziata.
L'esempio dei docenti del Trentino Alto Adige è a portata di mano. Alle 18 ore settimanali si sono aggiunte 2 ore in più da prestare eventualmente per supplenze. Inoltre, tutti i docenti altoatesini devono prestare ben 220 ore annue come attività funzionali all'insegnamento, a differenza del resto del paese, in cui si svolgono 40 + 40 ore. In queste 220 ore ricadono consigli di classe, consigli di plesso, collegi docenti, programmazioni settimanali di dipartimento, le ore annuali dei corsi di aggiornamento obbligatorie, le udienze dei genitori. Il tutto in cambio di un aumento lordo di poche centinaia di euro.
Con queste rivendicazioni il Partito Comunista dei Lavoratori è al fianco dei coordinamenti dei precari della scuola, e sta dando il suo contributo affinché il 14 febbraio sia una giornata nazionale di lotta che blocchi ogni scellerato progetto di precarizzazione degli insegnanti e mandi a casa la ministra Azzolina, esponente di punta di un governo nemico dei lavoratori che solo con la lotta potrà essere cacciato senza essere sostituito da un nuovo governo a guida leghista, che sarebbe ugualmente nemico dei lavoratori.