10 Gennaio 2024
Il governo Milei all'attacco frontale. È l'ora dello sciopero generale
Privatizzazione di tutte le aziende statali, aumento delle tasse sul lavoro e abbassamento delle aliquote per i grandi capitali, abbattimento delle tutele sul lavoro, blocco totale dei rinnovi contrattuali nel settore pubblico, taglio immediato di 30000 posti di lavoro nella pubblica amministrazione, arresto in flagranza per blocco stradale e sanzioni durissime per chi li promuove... Il nuovo governo argentino di Javier Milei ha scelto la via dell'attacco frontale immediato al movimento operaio argentino.
Il calcolo è semplice nella sua brutalità: sfruttare l'onda del proprio successo elettorale prima che rifluisca, puntare all'effetto stordimento dell'avversario di classe, imporre da subito il cambio dei rapporti di forza attraverso una terapia d'urto.
La dirompenza dell'attacco ha tuttavia suscitato un sentimento di indignazione tra i salariati. Il gradimento del governo in soli dieci giorni è passato dal 60,8% al 54%. Un livello ancora molto alto ma in caduta.
La sinistra rivoluzionaria, con un ruolo centrale del Polo Obrero, ha promosso una grande manifestazione a Buenos Aires già il 20 dicembre, poche ore dopo il “decretazo”, chiedendo la mobilitazione generale. Le burocrazie sindacali, spiazzate dall'attacco ma desiderose di diluire lo scontro, cercano di dirottare la risposta sociale sul terreno della contestazione legale dei provvedimenti governativi, con presidi sotto i palazzi di giustizia (26 dicembre), senza alcun serio piano di mobilitazione di massa. Ma Milei ha già risposto che se i provvedimenti presi venissero intralciati per via giudiziaria, andrebbe avanti lo stesso. In realtà solo una mobilitazione di massa, radicale e prolungata, può contrastare l'azione del governo.
La parola d'ordine dello sciopero generale sale dai settori più combattivi del movimento operaio. “Paro, paro, paro general” ha echeggiato persino nei presidi convocati dai sindacati. Le formazioni trotskiste (Frente de Izquierda) propongono con forza il fronte unico d'azione contro il governo e i suoi decreti, rivolgendosi all'insieme delle forze del movimento operaio e popolare, e innanzitutto alla base operaia del peronismo.
La posta in gioco è chiara: o il governo incontra una risposta tanto radicale quanto il suo piano d'attacco, o la classe operaia argentina rischia una retrocessione profonda dei propri diritti e conquiste.
Il trotskismo argentino, forte del proprio ruolo e radicamento nell'avanguardia larga della classe operaia e dei movimenti sociali, è al suo posto di combattimento nella lotta. Che è anche la lotta per una direzione alternativa del movimento operaio.
Il Partito comunista dei Lavoratori esprime la propria solidarietà e il proprio sostegno all'azione della sinistra rivoluzionaria argentina, tanto più in questo momento cruciale per i lavoratori e le lavoratrici.