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Non si disturba lo spettacolo! Fogli di via da Sanremo contro gli operai FCA


Nel nome dello spettacolo del Festival e del profitto, quei “violenti” operai son stati fermati e messi dietro le sbarre. Ora non potranno più mettere piede a Sanremo per almeno tre anni

 Non si disturba lo spettacolo, non si disturba il lusso e la televisione. Tanto basta - un po' di disturbo anche solo nel dietro le quinte - per calpestare la storia della lotta contro l'ingiustizia e le discriminazioni che subiscono cinque operai dell'FCA.

«Che roba Contessa all'industria di Aldo
han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti
volevano avere i salari aumentati
gridavano, pensi, di essere sfruttati
e quando è arrivata la polizia
quei quattro straccioni han gridato più forte
di sangue han sporcato il cortile e le porte
chissà quanto tempo ci vorrà per pulire...»

Questa volta non si è arrivati al sangue degli operai, la polizia non è dovuta arrivare a tanto per zittire la voce di cinque lavoratori che, sfidando l'AD Marchionne e il gruppo FCA, in una contestazione osarono spingersi nella lesa maestà. La loro punizione fu il licenziamento, un licenziamento ingiusto che valse il loro reintegro al lavoro. Reintegro sancito anche da un giudice borghese, riconoscendo l'illegalità e l'illegittimità di quell'atto punitivo, ma che FCA evita di applicare mantenendo questi cinque operai, pericolosi perché potrebbero diffondere il germe della protesta, al di fuori dei luoghi di lavoro impedendo loro l'accesso.

Di questi coraggiosi e tenaci operai (Antonio Montella, Mimmo Mignano, Marco Cusano, Massimo Napolitano, Roberto Fabbricatore), tre si sono voluti catapultare a Sanremo, durante l'eccitazione del Festival della canzone italiana, dove il gruppo musicale "Lo Stato sociale" aveva portato i loro nomi sul palco durante la propria esibizione, per rendere loro onore e per ricordare l'ingiustizia che stanno subendo.

Tanto è bastato, appunto. Un volantinaggio di ringraziamento e a memoria della loro lotta uno striscione, e la volontà di avere qualche secondo di spazio mediatico, tra un'inquadratura ad un ottone dell'orchestra e una fuga sugli spettatori e sui fiori. Ma cinque operai che vogliano lo stesso spazio di un fiore del palco di Sanremo o di una strofa di una canzone? Ma non scherziamo, Contessa, quale sopruso, quale volgarità, imbrattare il palco scintillante con la notizia di cinque straccioni che vogliono tornare in fabbrica con condizioni di lavoro dignitose.

Per cui nel nome dello spettacolo, nel nome del Festival, nel nome di FCA e del profitto, quei “violenti” operai sono stati fermati e messi dietro le sbarre, come pericolosi criminali. Ma non basta. Non solo sono esiliati dal loro luogo di lavoro ma ora, grazie al coraggio delle forze dell'ordine e della questura, non potranno più mettere piede a Sanremo per almeno tre anni: foglio di via a questi pericolosi sovversivi, ché non diffondano la loro malattia nelle terre della 'ndrangheta, del turismo, dell'azzardo e delle canzoni coperte di fiori.
La tragica parabola di una democrazia della distrazione di massa fondata sulla repressione di qualsiasi contestazione o protesta e sull'insabbiamento di ogni forma di sfruttamento, speculazione, discriminazione e sopruso.

Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime la più totale solidarietà a Antonio, Mimmo, Marco, Massimo e Roberto, come esprime la più totale solidarietà a tutti i lavoratori e le lavoratrici FCA sfruttati e colpiti nei loro diritti sindacali e nelle loro condizioni di lavoro. Allo stesso tempo, esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza a tutti i lavoratori e le lavoratrici in lotta, come quelli di TIM e di Embraco Whirpool, che a Sanremo hanno portato le loro proteste e vertenze.
Il nostro impegno “per una sinistra rivoluzionaria” vuole proprio dare voce a tutte queste lotte e alle ragioni del mondo del lavoro, nell'unica prospettiva che realmente ci interessa: quella della costituzione del governo dei lavoratori e delle lavoratrici sulla spinta di un fronte unico di classe e di massa.

Cristian Briozzo

Telecom: giù le mani dai contratti!

Testo del volantino distribuito in occasione dello sciopero del 13 dicembre

Mentre gli utili del gruppo Telecom nei primi 9 mesi del 2016 sono aumentati di 477 milioni di euro (profitti derivanti dallo sfruttamento della manodopera salariata), lorsignori del Consiglio di Amministrazione e dirigenti pensavano bene di incrementarli dando la disdetta del contratto aziendale. Disdetta che segue il continuo peggioramento delle condizioni di lavoro: aumento dei turni e modifica degli orari di lavoro, taglio del PDR (premio di risultato), contratti di solidarietà pagati con riduzioni di salario, esternalizzazioni di attività.
Questa iniziativa padronale si accompagna alla crisi occupazionale in molteplici aziende del settore delle telecomunicazioni (valga per tutte il call center di Almaviva); gare di appalto al massimo ribasso.
In risposta a questa situazione, appoggiati dal sindacalismo di base e autonomo, i lavoratori si sono autorganizzati dando vita a scioperi e a manifestazioni su tutto il territorio nazionale.
Con la scesa in campo dei sindacati di settore di CGIL-CISL-UIL si è realizzato per il momento il fronte unico sindacale per una risposta unitaria dei lavoratori. Lo sciopero del 13 dicembre è il frutto di questa unità, ma bisogna andare avanti fino al raggiungimento degli obiettivi:

- NO alla disdetta del contratto aziendale,

- NO alle esternalizzazioni di attività,

- NO all’unilateralità delle modifiche degli orari di lavoro,

- NO al demansionamento 


Ma anche NO alla controriforma voluta dal governo Renzi e Confindustria, battendosi per la non applicabilità nei contratti di lavoro dello Jobs act e dei controlli individuali a distanza, facendo perno per la difesa dell’occupazione alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.
Per avere dei risultati bisogna non solo resistere un minuto di più del padrone, istituendo una cassa economica di resistenza; occorre che i lavoratori più attivi e i sindacati di base si facciano carico di estendere l’autorganizzazione dei lavoratori all’interno del gruppo TIM, per poi allargarlo al settore delle telecomunicazioni e a tutti i settori in crisi e in lotta per i contratti. Così organizzati, costruire una piattaforma che unisca tutti i lavoratori, precari, disoccupati, capace di imporre una soluzione che cancelli tutte le leggi sulla precarietà, riduca l’orario di lavoro a parità di salario come risposta alla disoccupazione, e che sia in grado di dare una svolta economica e sociale a favore del mondo del lavoro.
Il PCL è a fianco dei lavoratori in lotta e si batte per la prospettiva anticapitalistica di uscita dalla crisi, per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici basato sulla loro organizzazione e la loro forza per costruire una nuova società, alternativa a questa, basata sulla voracità del capitale.
Partito Comunista dei Lavoratori
P.s.: volantinaggio al  concentramento di martedì 13 dicembre ore 10:00 piazza XX settembre Bologna