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Pubblichiamo un articolo di Socialist Resurgence che traccia l'origine e le motivazioni dell'ondata di contestazione che ha preso di mira i monumenti, all'interno del movimento mondiale antirazzista che nelle ultime settimane ha portato nelle piazze centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, e negli USA messo in difficoltà l'amministrazione Trump.
I militanti antirazzisti per anni hanno chiesto la rimozione dagli spazi pubblici dei monumenti dedicati alle figure degli Stati Confederati d'America [1], e per anni hanno visto le loro richieste ignorate delle orecchie da mercante dei politici democratici e repubblicani, o impigliarsi nella burocrazia del governo. A volte questa indifferenza è servita a coccolare i razzisti, che usano questi simboli per promuovere la loro causa.
È importante capire che le statue e i monumenti commemorativi dei confederati non hanno nulla a che fare con la conservazione della storia, come coloro che li difendono verrebbero farci credere. Questi monumenti rendono omaggio all'oppressione degli afroamericani.
La maggior parte dei monumenti ai confederati fu eretta tra la fine degli anni '90 dell'Ottocento e gli anni '20 del Novecento, in uno sforzo comune di organizzazioni come le United Daughters of the Confederacy [2] per tenere i neri americani in uno status poco più che schiavista. Questo è lo stesso periodo della storia americana in cui le leggi Jim Crow divennero leggi di stato [3]. Altre statue furono erette negli anni '50, durante il movimento per i diritti civili, per intimidire gli afroamericani e impedire loro di unirsi alla lotta contro le leggi Jim Crow.
Con l'omicidio di George Floyd da parte dei poliziotti di Minneapolis, le manifestazioni sono esplose in tutti gli Stati Uniti, da sud-est a nord-ovest; poi dalle Americhe in Africa, Europa e Asia; dalle piccole alle grandi città. La gente chiede la fine dell'oppressione poliziesca e la fine dell'uccisione di afroamericani. Allo stesso tempo, attraverso il Sud, da Baltimora a Birmingham, le persone stanno unendo questa domanda di giustizia con quella di liberare il paesaggio dai monumenti confederati. In molti casi i manifestanti si sono assunti in prima persona questo compito e hanno abbattuto o distrutto statue.
Nel tentativo di placare la rabbia e le richieste dei manifestanti, i governatori e i sindaci del Sud, molti dei quali in passato si sono opposti a togliere questi monumenti al razzismo, stanno ora ordinando la loro rimozione. Il governatore della Virginia Northam ha recentemente annunciato la rimozione della celebre statua di Robert Edward Lee a Richmond. Richmond era la capitale degli Stati Confederati d'America. Dei combattenti confederati morti vennero seppelliti in quella che poi divenne nota come Monument Row. Northam ora ha ordinato la rimozione di tutti i monumenti confederati, nonostante fossero attrazioni turistiche della città. Il 9 giugno un giudice di Richmond ha emesso un'ingiunzione di 10 giorni contro la rimozione della statua di Lee. Alcuni manifestanti suggeriscono di lasciare il monumento a Lee in piedi, coperto, com'è ora, dai graffiti raffiguranti George Floyd e simboli del Black Lives Matter, come segno di giusto tributo all'America razzista.
Gli operai comunali di Louisville, in Kentucky, hanno rimosso la statua dell'ufficiale confederato John B. Castleman da un importante spazio cittadino, il Cherokee Triangle. Il sindaco di Birmingham (Alabama) Randall Woodfin ha ordinato la rimozione di una statua confederata dai terreni della città, sapendo che la città avrebbe dovuto affrontare una multa di 25.000 dollari. Il governo dello stato dell'Alabama, in risposta, ha intentato una causa contro il sindaco e la città.
È probabile che anche la statua di Robert E. Lee a Charlottesville verrà rimossa, alla fine. Questa è la stessa statua che fu al centro della famigerata manifestazione Unite the Right del 2017, che vide l'omicidio di Heather Heyer, militante antirazzista, da parte del neonazista James Alex Fields. I militanti antirazzisti hanno tentato invano di far rimuovere questa statua per oltre un decennio.
L'attacco alle statue razziste non è limitato al sud degli Stati Uniti. In Inghilterra i manifestanti danno la caccia alle icone del passato razzista del loro paese. A Bristol i manifestanti hanno rovesciato una statua del mercante di schiavi Edward Colston e l'hanno gettata in acqua nel porto della città. A Londra i partecipanti a una manifestazione del Black Lives Matter hanno circondato un monumento a Winston Churchill deridendolo e scrivendoci su "Churchill era un razzista". Churchill era un noto razzista nei confronti di indiani, irlandesi, africani, indigeni australiani e tutti gli altri che non erano del suo colore e della sua classe.
Ci sono voluti anni di lotta per rimuovere alcuni degli omaggi razzisti agli Stati Confederati d'America. Ora, con le masse nelle strade che chiedono giustizia per George Floyd, le statue vengono rovesciate in pochi giorni e persino ore. Tale è il potere dei lavoratori.
[1] gli stati del Sud, che difendevano e volevano conservare il sistema schiavista
[2] Figlie Unite della Confederazione, associazione patriottica nata alla fine dell'Ottocento dedita a coltivare la memoria e la tradizione sudista. Legate non di rado ad ambienti fascisti e suprematisti bianchi
[3] leggi varate dopo l'abolizione della schiavitù e rimaste in vigore fino agli anni '60 del secolo scorso, istituzionalizzarono il razzismo introducendo il segregazionismo e la ghettizzazione dei neri in ogni ambito sociale
I militanti antirazzisti per anni hanno chiesto la rimozione dagli spazi pubblici dei monumenti dedicati alle figure degli Stati Confederati d'America [1], e per anni hanno visto le loro richieste ignorate delle orecchie da mercante dei politici democratici e repubblicani, o impigliarsi nella burocrazia del governo. A volte questa indifferenza è servita a coccolare i razzisti, che usano questi simboli per promuovere la loro causa.
È importante capire che le statue e i monumenti commemorativi dei confederati non hanno nulla a che fare con la conservazione della storia, come coloro che li difendono verrebbero farci credere. Questi monumenti rendono omaggio all'oppressione degli afroamericani.
La maggior parte dei monumenti ai confederati fu eretta tra la fine degli anni '90 dell'Ottocento e gli anni '20 del Novecento, in uno sforzo comune di organizzazioni come le United Daughters of the Confederacy [2] per tenere i neri americani in uno status poco più che schiavista. Questo è lo stesso periodo della storia americana in cui le leggi Jim Crow divennero leggi di stato [3]. Altre statue furono erette negli anni '50, durante il movimento per i diritti civili, per intimidire gli afroamericani e impedire loro di unirsi alla lotta contro le leggi Jim Crow.
Con l'omicidio di George Floyd da parte dei poliziotti di Minneapolis, le manifestazioni sono esplose in tutti gli Stati Uniti, da sud-est a nord-ovest; poi dalle Americhe in Africa, Europa e Asia; dalle piccole alle grandi città. La gente chiede la fine dell'oppressione poliziesca e la fine dell'uccisione di afroamericani. Allo stesso tempo, attraverso il Sud, da Baltimora a Birmingham, le persone stanno unendo questa domanda di giustizia con quella di liberare il paesaggio dai monumenti confederati. In molti casi i manifestanti si sono assunti in prima persona questo compito e hanno abbattuto o distrutto statue.
Nel tentativo di placare la rabbia e le richieste dei manifestanti, i governatori e i sindaci del Sud, molti dei quali in passato si sono opposti a togliere questi monumenti al razzismo, stanno ora ordinando la loro rimozione. Il governatore della Virginia Northam ha recentemente annunciato la rimozione della celebre statua di Robert Edward Lee a Richmond. Richmond era la capitale degli Stati Confederati d'America. Dei combattenti confederati morti vennero seppelliti in quella che poi divenne nota come Monument Row. Northam ora ha ordinato la rimozione di tutti i monumenti confederati, nonostante fossero attrazioni turistiche della città. Il 9 giugno un giudice di Richmond ha emesso un'ingiunzione di 10 giorni contro la rimozione della statua di Lee. Alcuni manifestanti suggeriscono di lasciare il monumento a Lee in piedi, coperto, com'è ora, dai graffiti raffiguranti George Floyd e simboli del Black Lives Matter, come segno di giusto tributo all'America razzista.
Gli operai comunali di Louisville, in Kentucky, hanno rimosso la statua dell'ufficiale confederato John B. Castleman da un importante spazio cittadino, il Cherokee Triangle. Il sindaco di Birmingham (Alabama) Randall Woodfin ha ordinato la rimozione di una statua confederata dai terreni della città, sapendo che la città avrebbe dovuto affrontare una multa di 25.000 dollari. Il governo dello stato dell'Alabama, in risposta, ha intentato una causa contro il sindaco e la città.
È probabile che anche la statua di Robert E. Lee a Charlottesville verrà rimossa, alla fine. Questa è la stessa statua che fu al centro della famigerata manifestazione Unite the Right del 2017, che vide l'omicidio di Heather Heyer, militante antirazzista, da parte del neonazista James Alex Fields. I militanti antirazzisti hanno tentato invano di far rimuovere questa statua per oltre un decennio.
L'attacco alle statue razziste non è limitato al sud degli Stati Uniti. In Inghilterra i manifestanti danno la caccia alle icone del passato razzista del loro paese. A Bristol i manifestanti hanno rovesciato una statua del mercante di schiavi Edward Colston e l'hanno gettata in acqua nel porto della città. A Londra i partecipanti a una manifestazione del Black Lives Matter hanno circondato un monumento a Winston Churchill deridendolo e scrivendoci su "Churchill era un razzista". Churchill era un noto razzista nei confronti di indiani, irlandesi, africani, indigeni australiani e tutti gli altri che non erano del suo colore e della sua classe.
Ci sono voluti anni di lotta per rimuovere alcuni degli omaggi razzisti agli Stati Confederati d'America. Ora, con le masse nelle strade che chiedono giustizia per George Floyd, le statue vengono rovesciate in pochi giorni e persino ore. Tale è il potere dei lavoratori.
[1] gli stati del Sud, che difendevano e volevano conservare il sistema schiavista
[2] Figlie Unite della Confederazione, associazione patriottica nata alla fine dell'Ottocento dedita a coltivare la memoria e la tradizione sudista. Legate non di rado ad ambienti fascisti e suprematisti bianchi
[3] leggi varate dopo l'abolizione della schiavitù e rimaste in vigore fino agli anni '60 del secolo scorso, istituzionalizzarono il razzismo introducendo il segregazionismo e la ghettizzazione dei neri in ogni ambito sociale