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Ancora sulla questione calabrese


 Negli ultimi tempi la regione Calabria è balzata agli onori delle cronache per vicende non propriamente meritevoli. Molti osservatori, giornalisti, opinionisti, politici, si sono stupiti del fatto che in Calabria si sia reso necessario addirittura l'intervento di Emergency, un'organizzazione che, come recita il loro sito, “è un'associazione italiana indipendente neutrale, nata nel 1994 per offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà".


Ebbene c’è poco da stupirsi e da meravigliarsi per tutto ciò. Di sicuro in Calabria non c’è una guerra né vi sono sul suo terreno mine antiuomo, però è altrettanto vero che la situazione sanitaria è a dir poco disastrosa.
In Calabria la gestione della sanità è ormai sotto commissariamento da decenni, ed è inutile soffermarsi molto sui ben noti commissari: da Scopelliti (condannato in via definitiva a 4 anni e 7 mesi per reato di falso in atto pubblico; fu lui il primo supercommissario alla sanità in Calabria artefice della chiusura di ben 18 strutture ospedaliere) a Scura (attualmente indagato per abuso d'ufficio) a Cotticelli (che non sapeva di esserlo e di dover gestire il piano anti-Covid) a Zuccatelli (sostenitore dei 15 minuti di baci alla francese e dell'inutilità dell'uso della mascherina) fino a Gaudio, che ha rinunciato per problemi personali (moglie o inchiesta?). Insomma, i calabresi potevano dormire sonni tranquilli, anche perché di strutture ospedaliere ce ne erano a decine (alcune incomplete, altre con più di 100 stanze singole con tanto di respiratori ma adibite solo ad uffici amministrativi; una valanga di soldi in appalti e subappalti su cui la 'ndrangheta ha abbondantemente brindato), peccato che a funzionare erano solo quattro, e non tutte operavano ai massimi livelli.

Ecco dunque che in una regione dell'Italia, l'ottava potenza industriale capitalistica del mondo, è necessario, come nei peggiori teatri di guerra, l'intervento di Emergency. Meraviglia, stupore dunque? No, la meraviglia e lo stupore derivano da eventi inattesi, da situazioni fortuite e non calcolate. Non c’è nulla di cui meravigliarsi invece in una situazione scrupolosamente e meticolosamente calcolata, nessuno stupore di fronte a decenni di accordi tra istituzioni, governo e 'ndrangheta. Che cosa ci si poteva aspettare? Niente di diverso da quanto successo.

La Calabria e i calabresi si trovano in questa situazione non per colpa di un destino crudele, ma per colpa dell'incapacità, dell'ignoranza, del malaffare, per colpa del continuo e mai sopito connubio tra 'ndrangheta ed istituzioni. Non a caso, a meno di un anno dalle ultime elezioni regionali, sono state emanate a carico dei nuovi eletti misure di ordinanze cautelari per "associazione di stampo mafioso", "scambio di voti", insomma tutto il repertorio classico dell’intrallazzo.

Non è un caso se la maggior parte di questi fanno parte del partito politico di estrema destra FdI (meglio ribattezzato da alcuni come “fratelli di 'ndrangheta”).
Esemplare il caso del neoeletto nelle file di FdI, Domenico Creazzo (proveniente dal PD e passato prima delle elezioni regionali nelle fila di FdI), attualmente agli arresti domiciliari in seguito all'inchiesta Eyphemos che lo vede condannato per aver «stipulato plurimi accordi voti-favori con esponenti di 'ndrangheta, peraltro con ruolo apicale all'interno della cosca territorialmente dominante, avvalendosi della collaborazione del fratello, Antonino Creazzo» (1), anche lui arrestato ed oggi ai domiciliari.
Caso analogo quello di Tallini (Presidente del Consiglio regionale, esponente di Forza Italia), attualmente agli arresti domiciliari nell'inchiesta Farmabusiness, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico-mafioso con la potentissima cosca del crotonese Grande Aracri (2).

Quando non è la magistratura che indaga su di loro, sono i camerati stessi che si denunciano a vicenda per brogli elettorali. È il caso del neocamerata Nicolazzi, passato prima delle elezioni regionali nelle file di FdI, dopo essere stato eletto sindaco di un paesino del crotonese nelle liste del PD, che annuncia ricorso per brogli elettorali contro un membro del suo stesso partito, tale Filippo Maria Pietropaolo, risultato primo ed unico eletto di FdI per la circoscrizione centro. Alla faccia del cameratismo!.

Tutti a meravigliarsi del fatto, dunque, di come in Calabria sia stato necessario l'intervento di Emercengy, del fatto di come non si riesca a trovare un commissario alla sanità degno di tale nome. Nessuno si stupisce, invece, di come 'ndranghetisti arrivino a diventare sindaci, assessori e consiglieri regionali, presidenti di regione, e di come 'ndranghetisti arrivino ad assumere ruoli di rilievo nelle istituzioni pubbliche. Su questo sì che ci sarebbe da meravigliarsi, su questo sì che ci sarebbe da interrogarsi, su questo sì che ci sarebbe da fornire seriamente adeguate risposte.

Noi non abbiamo la sfera di cristallo per fare delle future previsioni, non abbiamo da regalare false promesse ai calabresi. Sappiamo però, e di questo ne siamo certi, che l'unico modo per risolvere il problema è capovolgere la situazione attuale, rompere gli attuali rapporti di forza. L’unico modo è quello di commissariare i commissari, la regione e il governo; è quello di abbattere il criminale sodalizio tra 'ndrangheta ed istituzioni, cioè tra istituzioni e capitalismo. Dobbiamo scrollarci di dosso tutto il vecchio sudiciume e diventare capaci di fondare una società su basi nuove.



Note

(1) Sentenza della prima sezione della Corte di Cassazione. Nella stessa inchiesta è indagato per scambio elettorale politico-mafioso anche il senatore di Forza Italia Marco Siclari, nei confronti del quale i PM hanno chiesto l'autorizzazione a procedere al Parlamento.

(2) Cosca che opera anche in Emilia-Romagna, come dimostra il recente arresto, a Piacenza durante l'operazione Grimilde, di Giuseppe Caruso, Presidente del Consiglio comunale e guarda caso eletto nella file di FdI, arrestato per «associazione mafiosa, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento, truffa aggravata dalle finalità mafiose».

Armando Attilio Tronca

Macerata: una marcia antifascista contro il terrorismo nero


Oltre 20.000 persone nella città blindata dalle camionette di Minniti e del PD

La necessità di un antifascismo di massa e di classe contro le organizzazioni neofasciste passa per una sinistra rivoluzionaria! Il PD e la sinistra borghese mostrano sempre di più il loro volto reazionario, autoritario e corresponsabile dell'agibilità per neofascismi e razzismi. Il M5S tace, dopo aver cavalcato l'odio verso i migranti e aver conteso a Salvini il ruolo di cacciatore di clandestini. Tutta la destra copre le aggressioni fasciste e alimenta la guerra tra poveri.
Solo la lotta di classe nella prospettiva di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici potrà fermare l'ondata reazionaria e unire i lavoratori di tutte le nazionalità per una società equa e giusta
Per l'ennesima volta la "sinistra" liberale e borghese si tira indietro nella battaglia antifascista per non trovarsi in contraddizione con le proprie politiche e con le proprie responsabilità.
Per l'ennesima volta Partito Democratico, ANPI e CGIL, questa volta trascinando inizialmente anche ARCI e Libera, si nascondono dietro a un dito, si appellano a valori di carta e rinunciano alla reale battaglia contro la minaccia reazionaria, che si radica e si alimenta nel malcontento sociale e nella disperazione di cui sono responsabili proprio coloro che fanno gli appelli alla Costituzione e alla moderazione degli animi.
Per l'ennesima volta il PD, attraverso gli organi di Stato, e questa volta con l'intervento diretto di Minniti, ha provato a far vietare la manifestazione antifascista mentre non muove un dito per colpire le organizzazioni fasciste e ne minimizza la minaccia. Anzi, schiera le forze dell'ordine perennemente a difesa di queste ultime.

Ma anche a Macerata, come a Genova il 3 febbraio, è la piazza a dare la reale risposta al terrorismo fascista, alle squadracce, alla xenofobia cavalcata da neofascisti e destre radicali e ipocrite – da Salvini a Berlusconi passando per Meloni.

A Genova, con una piattaforma di impianto anticapitalista e radicale, sono scese in piazza oltre 5.000 persone contro l'aggressione squadrista di CasaPound e le coperture fornite da Toti e Bucci.
A Macerata 20.000 persone hanno riempito una cittadina di 41.000 abitanti sulla base di una ampia risposta di massa e di classe all'attentato di Traini e al teatrino macabro delle coperture legali di Forza Nuova, del sostegno e giustificazionismo di Lega e Fratelli d'Italia, contro il tentativo di ridimensionare l'attentato terroristico e di vietare la risposta popolare portato avanti da tutto l'arco moderato, da Forza Italia al Partito Democratico, complice il silenzio del Movimento 5 Stelle che dell'attacco ai migranti e ai "taxi del mare" e della retorica dell'invasione ha fatto un suo strumento di propaganda populistica. 
 Fin da subito la nostra organizzazione ha comunicato la piena adesione a quella giornata di lotta, eppure è, come sempre, la più oscurata. In nessun organo dell'informazione mediatica viene citata né la lista "Per una sinistra rivoluzionaria", che esprime candidati in prima linea nella lotta antifascista in ogni territorio e città, né il Partito Comunista dei Lavoratori o i compagni e le compagne di Sinistra, Classe e Rivoluzione. 
In quella piazza c'era tutta la parte di società che si pone alla sinistra del Partito Democratico, compresi gli eterni compagni di merende di Liberi e Uguali che su questo terreno cercano una facile demarcazione da un Partito Democratico imbrigliato al suo essere partito dell'austerity, del razzismo, dell'imperialismo e dello sfruttamento. Intanto preparano già gli accordi per il rientro nella braccia della 'mamma PD', la stessa con cui hanno portato avanti le stesse politiche a cui oggi fingono di opporsi.
Le presenze da registrare e che hanno segnato le contraddizioni entro il campo del centrosinistra sono sicuramente quelle della FIOM, di moltissime sezioni dissidenti dell'ANPI, di tante sezioni dell'ARCI che hanno spinto anche la dirigenza nazionale a ricredersi.
Tra le partecipazioni coerenti con una battaglia antifascista che condanni anche le politiche "a larghe intese" dei governi del PD c'erano, ovviamente, Emergency, i centri sociali e il mondo dell'antagonismo, Potere al Popolo, moltissime associazioni di migranti, i sindacati di base – USB, SiCobas, Cobas, etc. - e, a demarcare coerentemente la diversa concezione della battaglia sindacale rispetto alle burocrazie CGIL, l'area classista di Opposizione CGIL - Il Sindacato è un'altra cosa.

A Piacenza invece, si urla allo scandalo. Un agente che stava manganellando gli antifascisti che volevano impedire l'iniziativa di CasaPound è stato travolto dai manifestanti assieme al suo plotoncino di picchiatori e, rimasto indietro, ha subìto lo stesso trattamento che ad ogni corteo i suoi commilitoni riservano a qualsiasi manifestante capiti sotto i loro strumenti di tortura legale.
Cominceranno così le manfrine televisive e le moviole per la caccia al manifestante violento. Nessuno però si domanda come sia possibile che, regolarmente e senza alcuna eccezione, lo Stato borghese e le forze dell'ordine garantiscano, in tenuta antisommossa e con i più avanzati strumenti di repressione nelle piazze (blindati, grate, lacrimogeni, autobotti, etc.), la protezione e l'agibilità alle organizzazioni che secondo questa fantomatica Costituzione dovrebbero essere illegali.

La verità è che i neofascisti sono da sempre lo strumento del capitale e delle borghesie, e in questa fase storica sono la loro organizzazione da combattimento da scagliare preventivamente contro le forze della sinistra e della classe lavoratrice, da utilizzare per fomentare l'odio razziale e la divisione attraverso la guerra tra poveri, da legittimare per diffondere ideologie di guerra e imperialistiche con nostalgie coloniali.
La verità è che fanno comodo a tutti, e che nessuno scioglierà quelle organizzazioni. La verità è che la Costituzione utilizzata per tradire la rossa primavera della Resistenza oggi si riconferma la garanzia per questo sistema socio-economico e l'ipocrita copertura per l'immobilismo della sinistra parlamentare.

La verità è che per sconfiggere e cancellare le organizzazioni fasciste serve un movimento operaio forte, cosciente del suo essere classe rivoluzionaria e internazionale.
Per annichilire le organizzazioni da combattimento del capitale e la repressione dello Stato borghese serve l'organizzazione dell'autodifesa proletaria, in ogni luogo di lavoro, in ogni quartiere, in ogni scuola e in ogni comunità migrante.
Per smontare le ideologie razziste, xenofobe e nazionaliste serve un programma rivoluzionario, anticapitalista, che mobiliti un ampio fronte di classe e di massa contro la guerra, lo sfruttamento, la speculazione, l'oppressione, la discriminazione, la cancellazione dei servizi pubblici e sociali.
Serve che si riorganizzi la classe lavoratrice, e attorno ad essa tutti i disoccupati, gli oppressi e i discriminati, contro la classe dei banchieri, dei padroni, dei mafiosi e dei guerrafondai.

Chi potrà sciogliere le organizzazioni neofasciste e razziste, chi potrà dare una nuova prospettiva di pace e solidarietà, di benessere e condivisione è solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici.
Solo chi è "per una sinistra rivoluzionaria" porta in campo oggi questo programma e questa prospettiva!
Partito Comunista dei Lavoratori