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Il capitalismo nuoce gravemente alla salute

 Per la nazionalizzazione dell'industria farmaceutica!

Quello della sanità e della ricerca farmaceutica è uno dei campi in cui emerge più chiaramente quanto il sistema capitalista sia in contrasto con il benessere di tutti

La multinazionale farmaceutica Pfizer ha annunciato il proprio addio alle ricerche contro l'Alzheimer. Non è un fatto isolato. Un anno fa un'altra grande azienda farmaceutica, la Merck, aveva annunciato la stessa scelta. Il direttore scientifico della Fondazione Santa Lucia di Roma, Carlo Caltagirone, ha spiegato queste scelte nel modo più candido: «Ormai le aziende puntano ad avere risultati importanti in tempi brevi». Tradotto: Merck e Pfizer hanno esigenza di fare profitti immediati sul mercato, non possono attendere i tempi della scienza. Se una ricerca va per le lunghe, vada a quel paese la ricerca. L'umanità può aspettare.
Ci hanno spiegato per decenni le virtù del privato, contro il parassitismo del pubblico. La spesa pubblica per la ricerca scientifica è stata ovunque amputata, e delegata alle aziende. Basta vedere le condizioni della ricerca universitaria. Ora le stesse aziende che hanno in mano la ricerca, spesso usufruendo di sovvenzioni pubbliche, abbandonano il campo. Il percorso di produzione di nuovi farmaci (ricerca, sperimentazione, registrazione, vendita) è troppo lungo per la loro voracità. I dividendi degli azionisti battono cassa. Se questo avviene persino per grandi patologie, che presentano enormi potenzialità di mercato (come l'Alzheimer), figuriamoci per patologie minori. Non è un caso se le cosiddette malattie rare - che pure coprono nel loro insieme diversi milioni di persone - sono disertate dalla ricerca farmaceutica. Il mercato è troppo piccolo per motivare un investimento. A meno che lo Stato non intervenga a sostegno del profitto.

L'Italia è un caso esemplare. In Italia trenta aziende farmaceutiche controllano un fatturato di 30 miliardi. Sono tutte controllate da grandi famiglie capitaliste (Menarini, Chiesi, Recordati...), che incrementano a più non posso profitti e dividendi, gonfiando il prontuario farmaceutico con prezzi esorbitanti, a carico delle casse pubbliche (cioè del portafoglio dei lavoratori) o direttamente dei malati. Ad esempio le 8000 malattie rare (un milione di persone coinvolte) prevedono farmaci a costi proibitivi. I nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) della Lorenzin ne riconoscono appena 110. Lo Stato dà alle aziende incentivi fiscali e condizioni di monopolio nel settore. Le aziende scaricano sui prezzi il vantaggio acquisito. Parallelamente, il costo degli antitumorali è quadruplicato in sette anni, mentre le cure innovative costano sino a 100.000 euro senza rimborso alcuno.

L'esproprio dell'industria farmaceutica, senza indennizzo per i grandi azionisti, sotto il controllo dei lavoratori, non è solo una misura socialmente necessaria, per recuperare un controllo pubblico sulla salute. È anche una misura di igiene morale.

Partito Comunista dei Lavoratori