♠ in BCE,Berlusconi,credit default swap,derivati,Deutsche bank,Espresso,Ministero del tesoro,Monti,Morgan Stanley,Prodi,Stati Uniti Socialisti d'Europa at 03:54
Le politiche bipartisan per garantire profitti con le tasche dei lavoratori
Da un articolo dell'Espresso si possono trarre alcuni retroscena riguardanti la gestione dei derivati e della finanza per usare i bilanci statali e il debito pubblico come un casinò in cui a vincere è sempre l'ospite forte.
Nella più totale segretezza, tutti i governi stipulano questi accordi finanziari con le banche: i cosiddetti derivati. In questo caso si fa riferimento a un contratto stipulato tra Tesoro italiano e Deutsche Bank (al tempo, e al momento, controllata da capitali cinesi, americani e qatarioti) nel 2004. In cosa consiste? Il debito pubblico italiano è altissimo e ad un innalzamento dei tassi di interesse aumenta il rischio di crisi finanziaria. Di conseguenza il governo decide di stipulare un contratto “assicurativo” con la banca stabilendo che se i tassi di interesse dovessero superare il 5% il differenziale verrebbe sborsato dalla banca alle casse dello Stato; in caso contrario, se i tassi rimangono sotto la cifra stabilita, lo Stato paga comunque alla banca il 5% di interessi. In poche parole, l'economia della scommessa con i soldi delle tasse dei lavoratori.
Ovviamente dal 2004 al 2015 i termini del contratto vengono regolarmente modificati in funzione delle oscillazioni del mercato e dei tassi. Così non solo lo Stato ha regalato denaro pubblico su una scommessa sbagliata, ma ha perseverato nel tentare nuove scommesse fino a stravolgere i termini contrattuali iniziali, ogni volta cedendo sempre più unilateralità alla Banca e ogni volta adeguandosi alle pretese di massimizzazione dei profitti e delle speculazioni, mettendosi completamente nelle mani di questi capitali finanziari.
In questo percorso sono coinvolti i vari governi susseguitisi al potere (Berlusconi II – Berlusconi III – Prodi II – Berlusconi IV e Monti) e i vari vertici della burocrazia amministrativa del Tesoro, come la responsabile della direzione del debito pubblico Maria Cannata e i tre direttori generali Domenico Siniscalco, Vittorio Grilli e Vincenzo La Via.
Nella dinamica delle clausole e delle varie scommesse il Tesoro ha sempre “perso” e sbagliato, regalando ogni 6 mesi diversi milioni di interessi a Deutsche Bank, e nell'anno in cui ha dovuto sborsare meno (2009) ha accettato una ristrutturazione sfavorevole alle casse dello Stato, per permettere così alla banca il recupero del mancato guadagno, con ristrutturazioni da li in poi annuali che hanno permesso a D.B. di avere praticamente la certezza, da ora in poi, di non perdere mai.
Tutte queste operazioni avvenivano proprio mentre Deutsche Bank, di fronte al rischio di crisi finanziaria e di debito rilanciata con la campagna sullo spread in esplosione, ritirò le proprie partecipazioni nel debito pubblico italiano passando da 8 miliardi di titoli di Stato a soli 996 milioni di euro. Un'operazione che venne annunciata solo a cose fatte, anzi proprio mentre la banca cominciava l'acquisto di nuovi titoli fino a circa tre miliardi di euro, attraverso questi derivati (credit default swap) e altre acquisizioni – ovviamente fatte quando i prezzi sono crollati.
Nel complesso, questa operazione è costata negli anni degli eventi narrati: una profonda instabilità politica; l'aggravamento della crisi finanziaria e del rischio default; la fuga da ogni rischio per la banca rispetto ad un eventuale crisi dei conti pubblici italiani e l'assicurazione, sempre per Deutsche Bank, dei propri profitti e delle proprie speculazioni; il regalo a D.B. di almeno 2,5 miliardi di euro in “scommesse” errate del Tesoro con i derivati e la garanzia di future speculazioni che potrebbero arrivare a costare oltre tre miliardi di euro allo Stato italiano.
Il tutto mette in mostra come i governi della borghesia e lo Stato capitalistico altro non siano che lo strumento dei capitali nazionali e internazionali per spartirsi potere e ricchezze. Il perfetto capitalista collettivo che si piega agli interessi di banche, industriali, palazzinari e speculatori. Il terreno di battaglia tra le varie fazioni della borghesia italiana, europea e mondiale.
Non è un caso, infatti, che con dinamiche e operazioni simili sui derivati, sempre nello stesso periodo, anche Morgan Stanley godette di una speculazione che portò altri 3,1 miliardi di euro dalle casse del Tesoro a quelle della banca americana.
Solo delle misure rivoluzionarie e direttamente finalizzate a rompere il sistema capitalistico, attuate da un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, fondato sulla forza dell'autorganizzazione degli sfruttati in un fronte unico di classe e di massa, possono rovesciare questo stato di cose.
Allo Stato dei banchieri e dei padroni dobbiamo sostituire lo Stato dei lavoratori e dei proletari, che nazionalizzi senza indennizzo per i grandi capitali, e con garanzia per i piccoli risparmiatori, tutte le banche e gli istituti di credito in un'unica banca pubblica e sotto il controllo dei lavoratori, rifiutando e cancellando il pagamento del debito al capitale finanziario e industriale, e nazionalizzando senza indennizzo tutti i settori strategici dell'economia - dalla produzione ai servizi – ponendo quelle aziende sotto il diretto controllo dei lavoratori.
Il tutto nella prospettiva dell'abbattimento dell'Europa capitalistica e imperialista, dove la Banca Centrale Europea incassa anche dai fragili equilibri tra le borghesie dominanti nazionali, per una federazione di governi dei lavoratori negli Stati uniti socialisti d'Europa!
Nella più totale segretezza, tutti i governi stipulano questi accordi finanziari con le banche: i cosiddetti derivati. In questo caso si fa riferimento a un contratto stipulato tra Tesoro italiano e Deutsche Bank (al tempo, e al momento, controllata da capitali cinesi, americani e qatarioti) nel 2004. In cosa consiste? Il debito pubblico italiano è altissimo e ad un innalzamento dei tassi di interesse aumenta il rischio di crisi finanziaria. Di conseguenza il governo decide di stipulare un contratto “assicurativo” con la banca stabilendo che se i tassi di interesse dovessero superare il 5% il differenziale verrebbe sborsato dalla banca alle casse dello Stato; in caso contrario, se i tassi rimangono sotto la cifra stabilita, lo Stato paga comunque alla banca il 5% di interessi. In poche parole, l'economia della scommessa con i soldi delle tasse dei lavoratori.
Ovviamente dal 2004 al 2015 i termini del contratto vengono regolarmente modificati in funzione delle oscillazioni del mercato e dei tassi. Così non solo lo Stato ha regalato denaro pubblico su una scommessa sbagliata, ma ha perseverato nel tentare nuove scommesse fino a stravolgere i termini contrattuali iniziali, ogni volta cedendo sempre più unilateralità alla Banca e ogni volta adeguandosi alle pretese di massimizzazione dei profitti e delle speculazioni, mettendosi completamente nelle mani di questi capitali finanziari.
In questo percorso sono coinvolti i vari governi susseguitisi al potere (Berlusconi II – Berlusconi III – Prodi II – Berlusconi IV e Monti) e i vari vertici della burocrazia amministrativa del Tesoro, come la responsabile della direzione del debito pubblico Maria Cannata e i tre direttori generali Domenico Siniscalco, Vittorio Grilli e Vincenzo La Via.
Nella dinamica delle clausole e delle varie scommesse il Tesoro ha sempre “perso” e sbagliato, regalando ogni 6 mesi diversi milioni di interessi a Deutsche Bank, e nell'anno in cui ha dovuto sborsare meno (2009) ha accettato una ristrutturazione sfavorevole alle casse dello Stato, per permettere così alla banca il recupero del mancato guadagno, con ristrutturazioni da li in poi annuali che hanno permesso a D.B. di avere praticamente la certezza, da ora in poi, di non perdere mai.
Tutte queste operazioni avvenivano proprio mentre Deutsche Bank, di fronte al rischio di crisi finanziaria e di debito rilanciata con la campagna sullo spread in esplosione, ritirò le proprie partecipazioni nel debito pubblico italiano passando da 8 miliardi di titoli di Stato a soli 996 milioni di euro. Un'operazione che venne annunciata solo a cose fatte, anzi proprio mentre la banca cominciava l'acquisto di nuovi titoli fino a circa tre miliardi di euro, attraverso questi derivati (credit default swap) e altre acquisizioni – ovviamente fatte quando i prezzi sono crollati.
Nel complesso, questa operazione è costata negli anni degli eventi narrati: una profonda instabilità politica; l'aggravamento della crisi finanziaria e del rischio default; la fuga da ogni rischio per la banca rispetto ad un eventuale crisi dei conti pubblici italiani e l'assicurazione, sempre per Deutsche Bank, dei propri profitti e delle proprie speculazioni; il regalo a D.B. di almeno 2,5 miliardi di euro in “scommesse” errate del Tesoro con i derivati e la garanzia di future speculazioni che potrebbero arrivare a costare oltre tre miliardi di euro allo Stato italiano.
Il tutto mette in mostra come i governi della borghesia e lo Stato capitalistico altro non siano che lo strumento dei capitali nazionali e internazionali per spartirsi potere e ricchezze. Il perfetto capitalista collettivo che si piega agli interessi di banche, industriali, palazzinari e speculatori. Il terreno di battaglia tra le varie fazioni della borghesia italiana, europea e mondiale.
Non è un caso, infatti, che con dinamiche e operazioni simili sui derivati, sempre nello stesso periodo, anche Morgan Stanley godette di una speculazione che portò altri 3,1 miliardi di euro dalle casse del Tesoro a quelle della banca americana.
Solo delle misure rivoluzionarie e direttamente finalizzate a rompere il sistema capitalistico, attuate da un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, fondato sulla forza dell'autorganizzazione degli sfruttati in un fronte unico di classe e di massa, possono rovesciare questo stato di cose.
Allo Stato dei banchieri e dei padroni dobbiamo sostituire lo Stato dei lavoratori e dei proletari, che nazionalizzi senza indennizzo per i grandi capitali, e con garanzia per i piccoli risparmiatori, tutte le banche e gli istituti di credito in un'unica banca pubblica e sotto il controllo dei lavoratori, rifiutando e cancellando il pagamento del debito al capitale finanziario e industriale, e nazionalizzando senza indennizzo tutti i settori strategici dell'economia - dalla produzione ai servizi – ponendo quelle aziende sotto il diretto controllo dei lavoratori.
Il tutto nella prospettiva dell'abbattimento dell'Europa capitalistica e imperialista, dove la Banca Centrale Europea incassa anche dai fragili equilibri tra le borghesie dominanti nazionali, per una federazione di governi dei lavoratori negli Stati uniti socialisti d'Europa!