Per l'autodifesa delle lavoratrici e dei lavoratori dalla violenza fascista e reazionaria. Per una svolta radicale della politica del sindacato
15 Ottobre 2021
Testo del volantino per la manifestazione del 16 ottobre
Questo è il volantino che il PCL distribuirà domani alla manifestazione antifascista convocata da CGIL, CISL e UIL dopo i fatti di sabato scorso. Parteciperemo alla manifestazione con le nostre bandiere, un nostro striscione, le nostre parole d'ordine; contro i fascisti ma da un'angolazione di classe indipendente. In solidarietà con la CGIL contro l'attacco fascista, ma senza un grammo di sconto alla sua burocrazia dirigente, alla sua politica, alle sue enormi responsabilità di fronte ai lavoratori e alle lavoratrici.
L’attacco fascista alla sede nazionale della CGIL è un atto infame. I fascisti non attaccano una politica sindacale ma il sindacato in quanto tale, ossia il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a una propria organizzazione, a tutela degli interessi della propria classe. È la natura stessa del fascismo, che si distingue da ogni altra espressione reazionaria proprio perché mira alla distruzione di tutte le organizzazioni del movimento operaio. Oggi le organizzazioni fasciste usano il movimento reazionario No vax e No green pass come proprio terreno di pascolo, di reclutamento, di organizzazione. L’attacco fascista del 9 ottobre è frutto di questa miscela.
Contro le organizzazioni fasciste è necessaria un’azione indipendente del movimento operaio. Affidarsi allo Stato è un'illusione, come dimostra l’intera esperienza del dopoguerra. Le leggi antifasciste già ci sono ma non hanno portato a risultati, o perché non vengono applicate o perché non producono effetti concreti. Lo scioglimento di Ordine Nuovo (1973), di Avanguardia Nazionale (1976), del Fronte Nazionale (2000) non ha cancellato la presenza dei fascisti, che si sono riorganizzati ogni volta in altre forme e sotto altre sigle. Ed oggi Fratelli d’Italia e la Lega provano addirittura a far leva sulla proposta di scioglimento di Forza Nuova per invocare misure liberticide contro le organizzazioni comuniste, sventolando la squallida mozione del Parlamento Europeo che equipara nazismo e comunismo.
La violenza reazionaria non è solo quella delle organizzazioni fasciste, che ha la sua specificità. È anche quella delle squadre di picchiatori assoldati dalle aziende contro i picchetti di lavoratrici e lavoratori in sciopero, nella logistica, alla FedEx, alla Texprint. Una violenza incoraggiata dalle leggi contro gli immigrati, dalla tolleranza degli abusi padronali, dalla copertura dello Stato. I decreti Salvini e la criminalizzazione delle forme di resistenza sociale (picchetti, blocchi stradali, etc.) ha moltiplicato i casi di repressione aziendale, poliziesca, giudiziaria contro le lotte operaie.
Tutto questo va contrastato e respinto. Contro le organizzazioni fasciste e ogni forma di violenza reazionaria le lavoratrici e i lavoratori hanno diritto a difendersi, a difendere le proprie Camere del lavoro, le proprie pratiche di lotta, i propri spazi, le proprie conquiste. La cultura dell’autodifesa appartiene alla storia migliore del movimento operaio. Se i fascisti vogliono riproporre azioni squadriste da anni ’20, allora le lavoratrici e i lavoratori hanno diritto a rispondere: presidiando le Camere del lavoro, organizzando la difesa dei picchetti, opponendo alla forza reazionaria la propria forza organizzata. Lo stesso vale contro le azioni squadriste di picchiatori o crumiri.
Parallelamente va rivendicata la cancellazione dei decreti Salvini, sia nella parte che criminalizza i migranti sia in quella che attacca i diritti di lotta del movimento operaio. Come va respinta la pretesa del governo Draghi e del Ministro degli Interni Lamorgese di restringere ulteriormente i diritti di manifestazione prendendo a pretesto l’aggressione fascista di sabato scorso. Far leva sulle azioni fasciste per restringere la libertà di manifestare è un'operazione inaccettabile che la CGIL ha il dovere di contrastare.
In realtà è tutta la politica sindacale a essere chiamata a un cambio di rotta. Come siamo intransigenti nel difendere la CGIL dalle minacce fasciste, così vogliamo essere netti nel giudicare la linea del suo apparato dirigente, che consideriamo disastrosa, sindacalmente e politicamente. Da anni e decenni si insegue la concertazione con il padronato e i suoi governi, cioè la trattativa sulla piattaforma della controparte. Prima sulla scala mobile; poi sulla precarizzazione del lavoro, le privatizzazioni, i tagli sociali; poi ancora sulle pensioni, con le ridicole tre ore di sciopero contro la Legge Fornero, che hanno regalato a Salvini milioni di voti operai; infine, persino sui licenziamenti, concedendo a padroni e governo lo sblocco in cambio di un “avviso comune” che è solo una truffa. Parallelamente si sono abbandonate a loro stesse centinaia di vertenze per la difesa del lavoro, senza dar loro una indicazione unificante né in fatto di rivendicazioni né in fatto di forme di lotta e di organizzazione.
Il risultato di tutto questo è uno solo: i padroni si sono rafforzati, la precarietà del lavoro è dilagata, e le morti sul lavoro ne sono una misura agghiacciante. Ma soprattutto è arretrata la coscienza delle masse. Milioni di lavoratrici e lavoratori, sentitisi senza tutela, hanno cercato a destra quello che non trovavano a sinistra, finendo con l’essere dirottati contro falsi bersagli: ieri contro i migranti e oggi magari contro i vaccini. Lo stesso movimento No vax e No green pass catalizza, su basi reazionarie, diversi motivi di malcontento. Lo spazio dei fascisti è figlio di questo clima.
La direzione della CGIL non può chiamarsi fuori da questo bilancio. In quanto direzione del più grande sindacato di massa, ne porta per intero la responsabilità. Eppure, vediamo che persevera come se nulla fosse accaduto. Persino i fatti di sabato scorso sembrano diventare una leva di accreditamento presso il governo Draghi, nel segno dell’abbraccio tra Draghi e Landini. Un abbraccio che non è solamente uno scatto d’immagine ma la cornice simbolica di una politica, una politica di unità nazionale con il governo del capitale finanziario. Lo stesso che liberalizza i licenziamenti, peggiora il reddito di cittadinanza, abbassa la tassazione delle rendite finanziarie, cancella persino l’elemosina di Quota 100, destina alla sanità pubblica l’ultima voce di spesa tagliando per di più l’IRAP che la finanzia. Continuare a sostenere di fatto questo governo, come fa Landini, significa disarmare le lavoratrici e i lavoratori, e alimentare anche nelle loro file gli umori peggiori.
Occorre allora un’altra direzione del sindacato e della CGIL. Occorre un sindacato che unifichi le vertenze del lavoro, che costruisca una cassa nazionale di resistenza, che dica che le lavoratrici e i lavoratori debbono occupare le aziende che licenziano, come hanno fatto in GKN, e che rivendichi la loro nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio. Occorre un sindacato che si batta per la cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro e per la riduzione generale dell’orario di lavoro a 30 ore pagate 40. Occorre un sindacato che chieda il raddoppio dell’investimento nella sanità pubblica, finanziato dalla cancellazione del debito pubblico verso le banche e da una patrimoniale di almeno il 10% sul 10% più ricco. Un sindacato che recuperi insomma la propria autonomia dai padroni e dal governo, e per questo possa unire le lavoratrici e i lavoratori in un vero sciopero generale.
Il Partito Comunista dei Lavoratori si batte in CGIL e in ogni sindacato classista per questa svolta generale di indirizzo. Per restituire il sindacato a lavoratrici e lavoratori. Per unirli in una lotta comune, al di là di ogni diversa appartenenza sindacale. Per ricondurre ogni loro lotta alla prospettiva di un loro governo. Un governo anticapitalista, basato sulla forza e l’autorganizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori. L’unico governo che possa cambiare davvero le cose.