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Multedo, migranti e barbarie

A Genova, la reazione razzista di un quartiere popolare e operaio per tradizione, la necessaria risposta classista e antirazzista

La difficoltà della sinistra rivoluzionaria e l'arretramento della coscienza di classe segnano sempre di più il passo anche nei quartieri popolari e di tradizione operaia. Così avviene anche a Genova, dove anche un quartiere come Multedo si accoda alle proteste contro i rifugiati e i migranti che già si sono viste in molte altre occasioni in cui si annunciasse l'istituzione di un centro o di qualche appartamento per l'accoglienza: Villa Ines a Struppa, Via XX Settembre e Via Caffaro in centro, Via Edera a Quezzi.
Ma a Multedo la popolazione, grazie alla campagna messa in piedi tanto da esponenti del PD, tra cui il presidente del Municipio VII Ponente Chiarotti, quanto da esponenti della Lega e della nuova giunta comunale di Bucci, ha raggiunto un livello di mobilitazione reazionaria e xenofoba ai limiti del pogrom: assemblee oceaniche, presidi, blocchi autostradali, striscionate, lanci di pietre e atti di vandalismo contro l'asilo di proprietà della Curia che dovrebbe ospitare i rifugiati, e, la sera del 17 ottobre, una fiaccolata con oltre 200 persone, che tragicamente ha fatto tornare alla mente richiami alle mobilitazioni del Ku Klux Klan.

Multedo è uno dei quartieri più devastati da inquinamento industriale, speculazione edilizia, cementificazione, invasione di camion delle cave del Terzo Valico che attraversano il centro cittadino a velocità pericolosissime disperdendo polveri di amianto. Allo stesso tempo i suoi abitanti in buona parte erano e sono gli operai delle industrie e della cantieristica navale che oggi è sotto costante attacco con licenziamenti, delocalizzazioni, aggressioni ai diritti acquisiti, sfruttamento sempre più sfrenato tramite gli appalti e i subappalti. Eppure quel quartiere non si è mai mosso ed è rimasto sostanzialmente passivo a queste vicende, mentre si mostra immediatamente disposto a mobilitarsi, anche con forme violente, contro "l'invasione dei 50 migranti". Questa è la più grande tragedia che i rivoluzionari, gli anticapitalisti e gli antirazzisti devono affrontare, con serietà e dedizione, analisi e costanza.


I PERCORSI CITTADINI IN CONTRASTO ALLA DERIVA XENOFOBA

In mezzo a questo marasma, per fortuna, alcuni lumicini di risposta in senso contrario cominciano ad apparire, tanto in città come nel quartiere di Multedo. In città, infatti, il quadro non è meno tragico. Dopo l'apertura della sede e le provocazioni di Forza Nuova a Sturla, ora vengono regolarmente annunciate, e poi ritirate all'ultimo istante, le aperure delle sedi di altre due organizzazioni espressamente neofasciste: CasaPound (poco distante da Piazza Alimonda, luogo simbolo delle lotte del G8 del 2001 proprio perché li venne assassinato Carlo Giuliani con una pallottola in fronte) e Lealtà e Azione (quest'ultima sotto le mentite spoglie di "La Superba", una associazione di beneficenza selettiva - solo agli italiani - e con l'ospitalità e la copertura dei Padri Scolopi, uno dei tanti rami della Chiesa cattolica).

In termini più diretti e militanti, contro l'apertura di queste sedi, si è mobilitata l'Assemblea Antifascista Genovese, di cui i nostri militanti sono parte integrante. La stessa assemblea che aveva portato in piazza a Genova il 30 giugno 2017 oltre duemila persone, oggi, sebbene con alcune difficoltà, continua la sua opera di contrasto a queste organizzazioni, così come è stato con le contromanifestazioni del 7 ottobre e il presidio del 14 ottobre.
Dall'altra parte, anche qui su iniziativa di alcune realtà politiche e sindacali cittadine, è nato il Coordinamento Antirazzista. Un coordinamento nato su iniziativa del nostro partito e dei compagni di Si.Cobas, USB, Sinistra Anticapitalista, GenovaCityStrike, Sinistra Classe Rivoluzione, Resistenze Internazionali e dal Comitato Anitrazzista della Valpolcevera "Milet Tesfamariam". Il Coordinamento, sulla base di un documento fondativo caratterizzato da un approccio classista e anticapitalista alla questione delle migrazioni, ha come primo obiettivo quello di costruire interventi nei luoghi di lavoro, nei quartieri e nel mondo dell'accoglienza con la prospettiva di sviluppare l'autorganizzazione dei migranti attraverso piattaforme rivendicative e lotte che possano unificare il proletariato migrante alle lotte dei lavoratori in generale.
Come Partito Comunista dei Lavoratori, ovviamente, interveniamo con la nostra linea classista e rivoluzionaria e con i nostri militanti e aderenti in entrambi questi percorsi, ribadendo sempre la necessità di porre al centro delle valutazioni e delle impostazioni lo scontro tra capitale e lavoro, tra sfruttati e sfruttatori, e con la prospettiva di collegare la lotta contro il razzismo e il fascismo alla lotta al capitalismo e alle tre forze politiche dominanti che ne esprimono la copertura ideologica: Partito Democratico, Lega Nord e Movimento 5 Stelle.

Di particolare interesse è anche il percorso degli Operatori e delle Operatrici X. Un percorso che ha visto la prima presa di coscienza di un sempre più nutrito gruppo di lavoratori e lavoratrici del sociale che si oppone alla trasformazione del proprio ruolo in semplice controllore di chi è in difficoltà, che organizza e ha organizzato corsi di autoformazione sui temi delle migrazioni e delle difficoltà sociali. Un percorso che ragiona anche di prime forme di sindacalizzazione e di assunzione di coscienza delle proprie condizioni estremamente arretrate, in un settore in cui la maggior parte della forza lavoro è composta da volontariato, servizio civile e, nei casi dei dipendenti o dei soci, con forme contrattuali e retribuzioni ai limiti della dignità: insomma manodopera e competenze a titolo gratuito o sottopagato.


MULTEDO: COMITATO ACCOGLIENTE E FIOM IN CAMPO

Nel contesto specifico di Multedo, in prima battuta si è sviluppato, grazie all'attivazione di alcuni abitanti del quartiere e con il supporto dei giovani militanti dello Spazio Libero Utopia e dei compagni della Associazione 3 Febbraio, il Comitato Accogliente di Multedo, il cui scopo era dare voce a tutte quelle persone che non condividono e vogliono contrastare la retorica razzista, la quale mobilita chi non vuole i migranti nel quartiere o chi vorrebbe che fossero loro imposte condizioni concentrazionarie, impedendo loro di uscire, di esprimersi e di muoversi liberamente.
In tutto questo la sproporzione di forze e di potenza mediatica è chiara a tutti. Da una parte la Lega Nord con in testal'assessore Garassino, che si è permesso di dichiarare che avrebbe preso «a calci in culo» qualsiasi migrante che avrebbe visto fare "l'accattone", il presidente del comitato di Multedo e il Presidente del Municipio Ponente, Chiarotti, in quota Partito Democratico, complice e portatore a livello nazionale delle leggi razziali Minniti-Orlando e degli accordi con i governi africani per dar mano libera e sostegno economico nelle operazioni di pulizia etnica e sterminio dei migranti. Dall'altra, un comitato ancora debole, solidale con i migranti, ai suoi primi passi, nonostante il supporto annunciato e ricevuto tanto dal Coordinamento Antirazzista quanto da varie realtà dell'antagonismo genovese.

A questo proliferare di raggruppamenti e interventi si aggiunge, ultimo ma non meno importante, l'intervento della FIOM, della Camera del Lavoro e delle RSU di ILVA e ABBl'ANPI - uscita dal silenzio e dall'immobilismo desolante - e del Centro di Documentazione LOGOS - che sta organizzando mostre sulle Conferenze di Zimmerwald (1915) e Kienthal (1916) - che hanno chiamato, il 19 ottobre a Sestri Ponente, un'assemblea costituente in cui annunciare la discesa in campo della sigla Genova Solidale. Un passaggio fondamentale e da salutare positivamente perché, per la prima volta dopo molti anni, esprime un intervento diretto, massiccio e sostanziale del sindacato e della classe lavoratrice in quanto tale, al di fuori della fabbrica, per difendere i diritti dei propri compagni migranti e per rivendicare lo stretto legame tra la tradizione del movimento operaio e la lotta al razzismo.
Un intervento che si è sostanziato in due presidi con volantinaggi nei quartieri di Multedo e di Pegli, e con la contromanifestazione a Multedo nel giorno della sopracitata fiaccolata contro i migranti. E che ora si protrarrà con la chiamata antifascista del 28 ottobre – anche se con taglio costituzionalista e con le ipocrite e criminali adesioni del Partito Democratico e di MDP-Articolo 1 – e il contropresidio del 25 ottobre all'ennesima fiaccolata chiamata dal comitato di quartiere contro l'arrivo dei primi dodici profughi all'Asilo Govone.

A questa mobilitazione di tutto rispetto fa da contraltare, invece, la dichiarazione di UIL e UILM che si schierano con gli abitanti di Multedo che protestano contro l'arrivo dei profughi, denunciando proprio ciò che oggi invece può considerarsi un passo in avanti della FIOM, ossia la fuorisucita del sindacato dalla semplice gestione della contrattazione sindacale ed economica in termini atomizzati e completamente slegati dal contesto politico e sociale (salvo poi aderire, anche loro, alla chiamata del 28 ottobre).


LA NECESSITÀ DI OGGI

La necessità oggi, che si deve porre ogni organizzazione coerentemente anticapitalista e classista, è la costruzione del più ampio fronte di classe e di massa contro la crescita del razzismo e della guerra tra poveri; una guerra tra sfruttati che lascerà solo macerie per i proletari di ogni provenienza e origine. Macerie su cui già oggi i governi del PD, la demagogia del M5S e della Lega Nord, e la borghesia in generale che di questi si serve, possono marciare per aggredire sempre più indisturbatamente le condizioni di vita e di lavoro di ogni proletario, sia esso italiano o migrante, profugo o clandestino. In questo senso tutti questi percorsi (Coordinamento Antirazzista, Assemblea Antifascista, Genova Solidale etc.) devono saldarsi nella prospettiva di costruire lotte e piattaforme unificanti, che pongano sul terreno della mobilitazione generale le rivendicazioni con cui poter invertire la rotta, pretendendo:

– la ripartizione del lavoro tra tutti a parità di salario e l'abolizione di tutte le leggi che permettono la precarizzazione del lavoro a partire dal Jobs Act fino al Pacchetto Treu;

– case a prezzi popolari per tutti attraverso la requisizione dello sfitto e dei grandi patrimoni immobiliari in mano a Chiesa, banche, grandi proprietari;

– l'esproprio o il mantenimento della proprietà pubblica di tutte le aziende e di tutti i settori legati ai servizi(scuola, sanità, trasporti, assistenza sociale etc.) e l'affidamento della loro gestione direttamente ai lavoratori, per garantirne l'universalità e la gratuità;

– un sistema di accoglienza e integrazione fondato sul lavoro dignitoso, sull'accesso ai servizi e ai documenti, sulla formazione alla lingua e all'autonomia tramite la gestione assembleare diretta dei migranti, e quindi l'abolizione di tutte le leggi razziali, dai decreti Minniti-Orlando alla Bossi-Fini e la Turco-Napolitano;

– l'apertura di canali umanitari garantiti e la cancellazione degli accordi con i governi africani (Somalia, Libia etc.) che forniscono fiumi di denaro a chi si fa strumento di stragi, torture, stupri, massacri e internamenti per chi ha la sola colpa di migrare.

Rivendicazioni che possono essere attuate solo con una prospettiva anticapitalista, che ponga in essere la costruzione degli organi di autogoverno dei lavoratori, degli sfruttati e di tutti gli oppressi, che saranno la base del governo dei lavoratori, il solo governo che possa rappresentare gli interessi di questi contro i padroni, gli sfruttatori, i banchieri, e tutte le cancrene annesse.
Cristian Briozzo