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I facinorosi e il ministro Toninelli

«I due facinorosi sono stati individuati e saranno puniti». Così il ministro Toninelli ha dato annuncio dell'arresto di due immigrati, uno del Ghana, l'altro del Sudan, colpevoli di aver «fomentato un ammutinamento sulla nave Diciotti mettendo a rischio l'equipaggio».

Perché l'ammutinamento? Perché 67 migranti si sono ribellati all'idea di essere riconsegnati alla Guardia Costiera libica, cioè ai lager, alle torture, agli stupri, al commercio degli schiavi, ai mille orrori delle prigioni libiche, finanziate da soldi italiani. Il ministro Toninelli aveva disposto la riconsegna agli aguzzini. Gli immigrati l'hanno respinta. Hanno esercitato, nel loro piccolo, l'eterno diritto alla ribellione contro la violenza , l'oppressione, l'arbitrio. Se i due immigrati chiamati in causa sono stati a capo della rivolta, se attraverso la forza collettiva hanno preteso venisse loro salvata la vita, o quella delle loro mogli e dei loro figli, vuol dire che hanno avuto coraggio, fosse pure il coraggio della disperazione. Vuol dire che la loro dignità ha un valore, tanto più a fronte della viltà di un ministro che sa solo ripararsi dietro lo scudo della legge. Toninelli può oggi purtroppo “punire” chi vuole, per dissuadere altre possibili ribellioni in circostanze analoghe; ma non potrà cancellare il coraggio di due uomini liberi, né il loro esempio, né la loro capacità fosse pure per una sola notte di trascinare la voglia di libertà di altre decine di oppressi.

Ognuno ha in fondo gli eroi che si merita. Toninelli ha il plauso di Salvini, della Guardia libica, dei torturatori di Tripoli. I due “facinorosi” hanno quello di tutti coloro che non vogliono smarrire la propria umanità.
Partito Comunista dei Lavoratori