...ma anche gli interessi dei "nostri" armatori
Prosperity Guardian: questo è il nome della missione militare promossa dall'imperialismo USA nel Mar Rosso, contro gli attacchi del regime yemenita alle navi israeliane o che trafficano con Israele. La sua bandiera è la “difesa della libertà del commercio internazionale”. In realtà l'unica “libertà” che si vuole tutelare è la libertà dello Stato sionista. La libertà del genocidio della popolazione di Gaza, e del terrore antipalestinese in Cisgiordania.
Certo, c'entrano anche, nella partita, interessi commerciali e finanziari. Gli attacchi houthi alle navi israeliane o che trafficano con Israele hanno indotto 55 navi commerciali a sostituire il canale di Suez con la circumnavigazione dell'Africa, gli oneri delle compagnie assicurative stanno salendo, i noleggi portuali diventano più costosi, il prezzo del petrolio può aumentare.
Tutto ciò che disturba la quotidianità degli affari è una insidia per i capitalisti e per gli Stati che li tutelano. Ma tutto questo è il portato indiretto dello sterminio in atto contro il popolo di Gaza e di Palestina. Gli stessi Stati imperialisti, a partire dagli USA, che sostengono il massacro sionista mirano a tutelare la sua impunità minacciando la guerra contro chi la contrasta. Questa è la ragione prima della missione.
L'imperialismo italiano, fedele alleato d'Israele, è coinvolto nell'operazione, al pari del Regno Unito, del Canada, della Francia, dell'Olanda... e del governo “progressista” e “di sinistra” di Spagna.
Il ministro Crosetto sta negoziando le regole d'ingaggio del coinvolgimento italiano. Semplice difesa militare dei mercantili insidiati o anche potere di bombardamento diretto dello Yemen? Quel che è sicuro è la partecipazione italiana alla missione, senza neppure la formalità di un mandato parlamentare. Secondo Crosetto si tratterebbe semplicemente di appoggiarsi al mandato già conferito per la missione antipirateria nei mari del Medio Oriente. Ma chiunque capisce che qui la pirateria non c'entra nulla. Il governo Meloni sta predisponendo semplicemente una diretta partecipazione italiana a una missione di guerra contro un paese arabo, quali che siano le sue modalità operative.
Semplice sudditanza italiana agli USA? No, è anche un duplice interesse nazionale italiano.
Innanzitutto un interesse strategico: il governo Meloni sta usando la sponda americana per allargare il proprio raggio d'azione in Medio Oriente e in Africa (Piano Mattei) in aperta concorrenza con la Francia. Per questo vuole restare nel gorgo senza lasciare spazi indebiti agli imperialismi rivali.
In secondo luogo un interesse diretto dei capitalisti italiani e del mondo degli affari coinvolti. Lo afferma candidamente il ministro Crosetto: «Rispondendo a una precisa richiesta di tutela degli interessi nazionali pervenuta dai nostri armatori, abbiamo deciso di spostare nel Mar Rosso una delle nostre unità navali...». Più chiaro di cosi! I palestinesi crepino pure purché i “nostri” armatori siano tutelati.
La verità è che l'Italia viene coinvolta in una azione di guerra, su mandato dei suoi armatori, a tutela dello Stato sionista, contro il popolo palestinese.
È necessario portare nella mobilitazione a difesa della Palestina la parola d'ordine del No alla missione nel Mar Rosso. No a una missione internazionale imperialista e filosionista. No alla partecipazione italiana alla missione.