Il 5 novembre si terranno le elezioni presidenziali USA. Come in tutte le maggiori occasioni elettorali, un coro di liberali, socialdemocratici, stalinisti e poststalinisti sta ribadendo la necessità del voto per il Partito Democratico come il “male minore”. Quest’anno il coro è più forte che mai, sostenendo che in gioco è la democrazia.
Noi ribadiamo l’urgenza di rigettare questo allarmismo. La logica del sostegno al “male minore” spiana la strada sempre più alle destre e subordina i lavoratori ai partiti dei nostri sfruttatori capitalisti. Abbiamo bisogno di costruire un nostro partito.
La crescente polarizzazione politica ed economica nel mondo ha una chiara espressione negli USA. Il trumpismo ha continuato a svilupparsi dopo la fine della presidenza Trump, consolidando una base sociale reazionaria e spostando ancora più a destra il Partito Repubblicano.
Dall’altra parte, le lotte della classe operaia stanno vedendo una significativa crescita, comprendente una maggiore sindacalizzazione dei lavoratori ed una crescita degli scioperi, il movimento Black Lives Matter, la battaglia per la difesa del diritto all’aborto, e la radicalizzazione di un settore significante di giovani intorno alla solidarietà verso la Palestina. Comunque, da queste lotte non è ancora emerso un soggetto politico espressione della classe operaia, e il Partito Democratico mantiene la sua egemonia su sindacati e movimento sociali.
Questo è il motivo per il quale le elezioni presentano una ingannevole scelta tra Trump e i repubblicani ed Harris e i democratici. Entrambi sono partiti espressione del capitalismo neoliberale, le cui amministrazioni portano avanti le stesse politiche , nonostante una differente retorica. Questa falsa scelta sposta il baricentro della politica verso destra, rafforzando i settori più reazionari e lasciando quelli più radicali privi di una rappresentanza.
Mentre il Partito Repubblicano a guida Trump ha visto una sua radicalizzazione verso destra, i democratici invece sono rimasti i difensori dei privilegi, spostandosi anch’essi verso destra. Chiamano al voto per loro solo perché Trump è peggio di loro, ma finendo con l’allontanare milioni di persone che decideranno di astenersi.
L’amministrazione Biden ha mantenuto il grosso delle politiche di Trump. Le politiche governative sono rimaste in gran parte le stesse, non solo per quanto riguarda le spese militari, la guerra e l’economia, ma anche per quanto riguarda le forze dell’ordine, l’immigrazione e lo sviluppo. Il genocidio a Gaza ha dato il colpo finale alla base elettorale dei democratici.
La guerra di Israele contro Gaza, la pulizia etnica della Cisgiordania, il suo attacco al Libano, e l’escalation delle tensioni con l’Iran ha mostrato a molte persone non solo la natura colonialista del sionismo ma anche la complicità degli USA in tutto ciò che fa Israele. L’opinione pubblica si è spostata da posizioni pro Israele a posizioni pro Palestina, che vanno dalla solidarietà con le vittime degli attacchi israeliani all’esplicito supporto all’autodeterminazione dei Palestinesi.
Il cambiamento è avvenuto anche tra settori di ebrei inizialmente filosionisti, che solidarizzano con i Palestinesi e riconoscono che l’Olocausto che Israele sta mettendo in atto non li mette al sicuro. Lottare contro l’antisemitismo richiede la solidarietà con tutte le vittime dell’imperialismo USA e i suoi gendarmi, incluso Israele.
Il presidente ampiamente deriso come “Genocide Joe” ha chiaramente ritirato la sua corsa alla rielezione ed è stato rimpiazzato dalla sua vicepresidente Kamala Harris. Ma milioni di Americani, specialmente i giovani e le comunità musulmane e arabo-americane, sono disilluse e molti di loro si rifiuteranno di votare per Harris, nonostante il loro odio per Trump.
Molti altri giovani e lavoratori, specialmente donne, persone di colore, immigrati, e persone LGBTQ+ che vedono i loro diritti e la loro sopravvivenza fisica in pericolo sotto una nuova amministrazione Trump, voteranno per Harris, anche se in disaccordo con molte delle sue politiche. Capiamo questa decisione e saremo in prima linea nelle lotte per difendere i diritti attaccati da un eventuale governo repubblicano che verrà presto o tardi.
Ma noi mettiamo in guardia sul fatto che i democratici non garantiranno questi diritti. Al contrario, depotenziando i movimenti di lotta e ostacolando la necessità di un partito della classe operaia, faciliteranno la continua avanzata della destra reazionaria e delle sue politiche.
Ancora e ancora, il movimento dei lavoratori e delle lotte sociali ha deviato le sue energie verso l’elezione di candidati democratici, che è il motivo per il quale il partito ha preso il soprannome di “cimitero dei movimenti”.
Ancora e ancora, i candidati progressisti sono emersi alle primarie democratiche per contenere le sinistre e chiamare al voto per i candidati ufficiali.
Questo porta il partito a spostarsi ancora più verso destra e a continuare a presentarsi come l’unica alternativa ai repubblicani. A dispetto della sua retorica socialdemocratica, Bernie Sanders ha giocato anch’egli questo ruolo. I DSA, che organizzano decine di migliaia di giovani radicalizzati, si rifiutano ancora di rompere con i democratici.
Un ostacolo centrale alla classe operaia degli USA è l’egemonia del Partito Democratico su di essa. Un compito centrale per i lavoratori negli USA è superare quest’ostacolo e costruire un partito della classe operaia. I rivoluzionari propongono che sia un partito socialista, antirazzista, femminista, ecologista ed internazionalista.
In queste elezioni, corrono due candidati non capitalisti: Jill Stein del Partito Verde e Cornel West, un radicale afroamericano che si presenta come indipendente. Le loro campagne sono piccolo-borghesi, non capitaliste, ed il loro programma socialdemocratico è a sinistra di quello dei partiti del Nuovo Fronte Popolare in Francia.
Ribadiamo l’urgenza che i lavoratori rompano con la falsa scelta del “male minore” non votando né per Trump né per Harris, anche in maniera affermativa dando un voto critico a Stein o a West o, scelta meno visibile, astenendosi.
Dopo le elezioni saremo al fianco delle lotte dei lavoratori e degli oppressi, per dare il nostro contributo alla loro vittoria. Nel mentre lavoreremo alla costruzione di un partito indipendente della classe operaia.