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La confluenza dell'Opposizione Trotskista Internazionale nella Lega Internazionale Socialista

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HANNO SPENTO L’AGORA'


Citare George Orwell può apparire la ricerca, dura e senza sconti, di appigli in terre lontane e miscredenti verso la celebrazione della democrazia, o soltanto una minchiata da intellettuali. Lo scrittore ci ha però insegnato, tra puntiglio e sadismo, che riscrivere il passato, e reprimere il libero fluire della memoria, sono i presupposti opportunisti e virali all’avvitarsi nel solido del potere totalitario. Ancor oggi le manipolazioni di bugia e rilettura nei contenuti dell’informazione, agiscono autorevoli per la costruzione della realtà, che diventa tale anche se priva di sostanza intrinseca.
Per mettere a tacere, e depistare, non sono più necessarie metodologie ferali, quelle sì, riservate ai dissidenti di rango anche nei regimi democratici, ma i sistemi adottati risultano efficaci, perché coinvolgono le masse, con il fine di ricondurle a una condizione di lumpenproletariat, senza una identità da spendere e opporre.

Entriamo nel merito, ai tempi del coronavirus. Straordinario passe-partout per una ulteriore avanzata verso l’atomizzazione della società, e la disgregazione della solidarietà tra individui e di quella residua pietas, in grado di diventare forma di supporto al singolo e di resistenza al sistema. 

Triturata l’identità di appartenenza a una classe sociale (condizione che presuppone lo sviluppo di un conflitto e l’identificazione del fronte avverso) resta l’uomo nudo. Schiacciato in termini economici. Frustrato dalla politica, in quanto consapevole di non poter esercitare alcuna forma di reale influenza. Pure assediato da una scarsa libertà di genere. Questa è la quotidianità della estraniazione e dell’impotenza.

Ora in un quadro dove l’espropriazione dei diritti procede spedita, vengono a iscriversi nuovi strumenti: l’isolamento e il distanziamento sociale. Prima domanda: imposti dal virus? Oppure obbligati, in pessima sostanza, da venti anni di tagli alla sanità pubblica?  Ecco presentarsi una impellente necessità di riscrivere il passato. Entra in gioco la retorica, che usa il carburante estremamente inquinante, dell’eroismo e dell’appartenenza. Scivolano via le notizie, lontane meno di un mese, quando si è dovuto decidere chi lasciar morire e a chi rendere speranza.
Un mondo di eroi che salva le sorti di una battaglia immane. Peccato che tale sia stata, immane per l’appunto, perché l’idea di una sanità pubblica non andava proprio giù a nessuno, riformisti e camerati, indifferenti a quali vestiti indossassero. Non piaceva a destra e a sinistra la sanità di stato. Tranne che per quelle azioni mediche che non potevano rendere plusvalore al capitale. E così, per una iperbole purtroppo concreta, capitava spesso di passare una giornata di attesa al Pronto Soccorso.
Ma come è stato possibile un avanzamento, in maniera tanto efficace, di quella che a tutti gli effetti risulta essere una necrosi della memoria?
Perché, mai come in questi due ultimi mesi, abbiamo sperimentato con tanta forza, e per la prima volta in Italia dopo la parentesi fascista, l’intrusione di altro virus, altrettanto pernicioso, quello del pensiero unico.
L’offensiva del pensiero unico, vivissimo senza particolari dissidenze, è stata facilitata e per certi versi indotta dall'adozione di misure quali il distanziamento sociale e l’isolamento. Abbiamo già detto del dilagare della retorica dell’eroismo e dell’appartenenza. Ed è altrettanto corretto osservare oggi, l’espressione opposta di quello stesso pensiero unico: la carica massiccia di paggi e vassalli della politica verso la riapertura di ogni distretto economico del paese. Ritenuta a furor di popolo immediatamente necessaria, da effettuarsi in maniera totale e assoluta. Istantanea se possibile.
Si è giocato con la diffusione di una vecchia pratica, quella della persuasione di massa, che ha avuto dalla sua parte alleati forti: la paura della morte, la negazione del futuro, il peccato originale. E badate bene non c’è stato bisogno di manovre occulte. Tutto è stato agito in chiaro. E oggi il meccanismo medesimo si trasforma in impazienza, nella negazione di ciò che è stato, e ancora può accadere. Un altro copione, che nega il precedente.
L’incapacità di adottare posizioni intermedie, o se preferite alternative ha toccato la maggior parte di noi. Rare le dissidenze, ma sempre trascinate dalla corrente dello stesso fiume. Non è il momento della polemica, ricorderete questa parola d’ordine. Forse.
Tutto questo è accaduto, anche, perché siamo stati costretti ad abbeverarci alla fonte unica dell’informazione: l’establishment. Quella fonte possiamo chiamarla in alternativa governo, o capitale, o sistema. E come ancora si preferisce, e certo non mancano altri termini. Soprattutto nel primo periodo di lock down è stato impossibile qualsiasi processo di controinformazione e di analisi indipendente.
L’isolamento ci ha privato del confronto sociale, e della fisicità del trovarsi faccia a faccia. In assemblea, in sezione, in fabbrica. In Parlamento, o in un Consiglio comunale. Più semplicemente al bar. E ha costretto i media, a subire e dover utilizzare quasi esclusivamente fonti ufficiali, interessate appunto a riscrivere una realtà addomesticata.
Provate a guardare lo stesso programma televisivo, restando in casa e a commentarlo al telefono. Se il giudizio non coinciderà, in ogni caso la discussione verrà portata avanti con gli argomenti contenuti in quel format e appena stampati nella vostra memoria. È molto probabile che si resti chiusi in una gabbia mentale, che non ci farà guardare altrove. Ripetendo il meccanismo perverso del Truman Show, dove si comandano vite apparentemente libere.
Nell’agorà si forma l’opinione della polis. Nella piazza vive (almeno così dovrebbe essere), il confronto tra i cittadini che comanda alla politica l’indirizzo non derogabile. L’agorà in questo momento ci è stata tolta. È stata spenta. Se verranno ripristinati pienamente i nostri diritti, questo avverrà il 31 luglio. Ma è giusto interrogarci sul dopo. Abbiamo parlato non erroneamente di peccato originale. Ogni reclusione porta con sé senso di colpa e frustrazione. Poi, nella reclusione si può trovare rassicurazione. Uno stato d’animo dove delegare la gestione dei propri diritti diventa una opzione possibile e semplificatrice. Assolutoria come una penitenza dopo la confessione. Leggi: la ricerca dell’uomo forte; la scelta dell’autoreclusione del libero pensiero.
Se ci pensate bene, siamo di fronte all’invenzione di un dio profano, anzi a dire meglio al riconoscimento unilaterale dell’esistenza di una entità, che per noi decide senza troppe chiacchiere e garanzie. Volete chiamarla destino? Così sia. Ma a dio e al destino come si fa opposizione?
Per tornare con i piedi per terra, da oggi 11 maggio, il Transatlantico parlamentare è stato chiuso ai cronisti accreditati. Non accadeva dal 1946. Che si tratti di una interdizione temporanea, o diventerà costume e imposizione permanente? Non è dato saperlo.

Mario De Pasquale

Poste Italiane: continua la farsa

 Il tira e molla sulla seconda trance di privatizzazioni, anche con il cambio di vertice, permette al governo di prendere tempo e all'azienda di fare tutti i dovuti aggiustamenti per presentare un pacchetto aziendale debitamente messo a lucido sulla sua facciata, per meglio nascondere tutte le inefficienze reali e l'aumento dello sfruttamento a danno dei lavoratori, specialmente del settore recapito. Così continua la politica aziendale fatta di: tagli al personale e agli uffici; generale mancato turn over delle posizioni lavorative; mancanza e obsolescenza dei mezzi e delle strumentazioni; riorganizzazione del recapito a giorni alterni con il conseguente taglio delle zone, l'aumento dei carichi di lavoro sui singoli portalettere e la messa in discussione del servizio universale a discapito delle zone periferiche e meno lucrose; precarizzazione sempre più spudorata delle condizioni di lavoro; messa in discussione dei diritti dei lavoratori costantemente attaccati nel loro quotidiano, messi sempre più sotto un controllo quasi orwelliano e costretti a svolgere lavorazioni extra sottopagate entro l'orario lavorativo, come nel caso della formula dell' abbinamento per i portalettere, o obbligati a ritmi sempre più stressanti con straordinari forzati. 

Per i precari la beffa è anche peggiore. Non solo gli viene imposta una condizione di perenne ricatto, con rinnovi di pochi mesi (a volte anche inferiori ai 30 giorni), ma sempre di più vengono utilizzati sostanzialmente per coprire carenze di organico strutturali, sobbarcandoli della maggior parte delle prestazioni straordinarie necessarie a tenere in piedi il recapito spesso sotto il ricatto del non rinnovo. Spesso imposte anche se illegittime e in alcuni casi neppure retribuite in toto.

Nonostante questo le loro prospettive non supereranno mai i 24 mesi di lavoro. Per gli oltre 5000 precari dell'azienda il miraggio del tempo indeterminato è apertamente negato fin da principio. Quei lavoratori sono semplice carne da macello per due anni, per esser poi sostituiti da altri esattamente come loro per le stesse identiche mansioni. E la loro quota, rispetto ai contratti indeterminati, aumenta sempre di più, a dimostrazione che il comparto del recapito vuole essere smantellato, appaltato, messo in secondo piano da Poste Italiane.

Questo è il merito del Jobs Act e di tutte le leggi di precarizzazione del passato, delle politiche di privatizzazione e smantellamento dei servizi e delle aziende pubbliche. Questo è il merito di questo sistema politico ed economico e spesso, delle connivenze dei maggiori sindacati concertativi.
E' sicuramente positivo che l'SLC-CGIL tenti di lanciare una mobilitazione dei precari contro la loro condizione e per una graduatoria per assunzioni a tempo indeterminato, ma non può essere sufficiente. Solo uno sciopero di tutto il comparto delle Telecomunicazioni e dei Servizi può frenare questa aggressione generale e mettere in campo la forza dei lavoratori e delle lavoratrici contro un problema sistemico. E con esso uno sciopero generale contro la precarietà, le privatizzazioni, i licenziamenti e i tagli ai servizi pubblici, per rilanciare la politica del lavorare meno e lavorare tutti, unica soluzione alla crisi attuale.

Il nostro partito continua a solidarizzare con questa lotta, considerato che alcuni suoi militanti e iscritti sono lavoratori di Poste Italiane e di varie aziende private di recapito, e portano avanti ogni giorno questa lotta nel loro posto di lavoro e assieme ai loro colleghi.
Partito Comunista dei Lavoratori

Per una lotta classista e anticapitalista contro tutte le politiche securitarie e repressive

Decreto Minniti-Orlando sull'immigrazione e decreto Orlando sulla sicurezza urbana. La repressione di sfruttati, migranti, poveri e senza tetto si fa sempre più totalitaria e capillare.

10 Maggio 2017
Siamo nel momento in cui la “sicurezza”, l' “ordine”, la “pulizia”, il “decoro” sono le parole d'ordine dominanti, la copertura ideologia populistica e ideale per la stretta repressiva contro tutti coloro che hanno subito e subiscono gli effetti della crisi economica e delle politiche di aggressione ai servizi pubblici e sociali, alle condizioni di lavoro, ai diritti sindacali, alle condizioni di vita della grande massa di salariati e disoccupati, studenti e immigrati, donne e discriminati.

In questo senso intervengono i due decreti dei magnifici esponenti del Governo Gentiloni, il governo della continuità, mascherata da transizione, delle politiche del Partito Democratico, di Renzi, della Confindustria e in generale degli interessi padronali italiani ed europei. Un compendio di capillarizzazione del controllo sociale e della repressione, anche preventiva; della criminalizzazione della povertà, della marginalità, della difficoltà economica e sociale; della ghettizzazione di questi elementi e della loro espulsione dalle zone della città messe a profitto e mercificate per un turismo del consumo; della criminalizzazione e repressione preventiva di tutte le forme di protesta, dissenso o lotta con l'utilizzo di DASPO urbani e poteri extra conferiti finanche a sindaci sceriffi dell'ordine, della pulizia e della sicurezza; della condanna a tutti i migranti di ulteriori ricatti, di condizioni di reclusione concentrazionarie, di espulsioni facilitate e arbitrarie, di legittimazione di forme di schiavismo e lavoro gratuito, di messa a profitto del business dell' “accoglienza”.

Insomma, essere sfruttati, poveri, emarginati corrisponde sempre più ad essere soggetti sgraditi di una società che deve essere vetrina lucida e scintillante della merce più vendibile e profittevole, ma elementi necessari su cui garantirsi il meccanismo dello sfruttamento, della precarietà, del controllo sociale e del ricatto occupazionale.



LE MISURE SULLA “SICUREZZA URBANA”



Su queste, il ministro Orlando si è dato alla pazza gioia. Il ministro della Giustizia che rappresenta la continuità totale con l'era Renzi, ha dato dimostrazione di saper divenire il perfetto traduttore delle istanze liberiste nella gestione della geografia umana per garantire la messa a valore di città vetrine e vettori di un consumo omologante e che nasconde sotto il tappeto, o dietro l'armadio, il suo prodotto principale: povertà, senzatetto, precarietà, assenza di servizi pubblici e sociali, proteste, contestazioni. Così per garantire decoro e pulizia, mentre si privatizzano i servizi pubblici, licenziando, tagliando, non fornendo un servizio dignitoso nelle zone periferiche, popolari, non messe a valore e in vetrine, si prendono una serie di provvedimenti che un po' trasformano i sindaci in sceriffi, un po' rendono i Prefetti dei plenipotenziari dell'ordine pubblico e della repressione, un po' rendono orwelliano il controllo tecnologico sociale. Invece che affrontare il fatto che esiste la povertà, invece che affrontare il fatto che i servizi sociali sono costantemente tagliati, invece che affrontare il fatto che le case popolari vengono svendute o lasciate al degrado e non si assegnano alloggi popolari, invece che affrontare il fatto che ci siano centinaia di migliaia di sfratti ogni anno, invece che affrontare la disoccupazione e la creazione di sacche di popolazione senza diritti perchè troppo povere o immigrate, invece che affrontare l'abbandono alla speculazione di tutta la città si fa altro.



Con i “Patti per la sicurezza urbana” si definiscono


  • aree della città particolarmente importanti in cui non possono esserci elementi che disturbino il decoro: poveri, mendicanti, ambulanti, abusivi, proteste, contestazioni, picchetti, bivacchi etc

  • la possibilità di costruire reti di controllo sociale, attraverso l'installazione di sistemi di videosorveglianza privati con tanto di sconti fiscali per chi collabora. Così se rubi una mela puoi essere arrestato fino a 48 ore dopo. E per ovviare al taglio dei servizi di igiene ambientale e pulizia si “inventano” reti di volontariato, in cui magari infilare migranti ricattati dal sistema di accoglienza attuale. Meno salariati per quel lavoro e più volontari a titolo gratuito, magari ricattabili e che sperano di trovare un lavoro.

  • poteri ai sindaci per imporre ordinanze restrittive e preventive per fermare tutti i fenomeni sociali annessi alle condizioni imposte da questo sistema, mescolando criminalità e spaccio, a fenomeni sociali come, l'abusivismo degli ultimi, l'accattonaggio, l'abuso di alcool, la prostituzione coatta o pratiche politiche come le occupazioni di spazi pubblici e abitative. Non avendo alcun potere sulle politiche sociali (perchè tanto si applicano le solite direttive di tagli, privatizzazioni, vendite di immobili, aiuti fiscali e regolatori per speculazioni), possono però imporre ad un senzatetto di non avvicinarsi mai più ad una determinata panchina, e a un mendicante ad un determinato ingresso di museo. Anzi, addirittura potranno permettersi di fare multe in caso di picchetti, occupazioni di binari, cortei, manifestazioni e, oltre a questo, intervenire con dei DASPO localizzati.

  • I Prefetti divengono i grandi decisori degli sgomberi di occupazioni abitative singole e collettive. Le uniche cose di cui devono assicurarsi sono ovviamente i diritti del proprietario dell'immobile, la sicurezza e l'ordine pubblico. Se poi gli sgomberati non hanno soluzioni alternative, adeguate al loro reddito e alle loro condizioni economiche, nel caso anche con alloggi popolari o a canone sociale, di ciò non ci si fa minimo problema. Al massimo occuperanno altrove o rimarranno nelle loro auto a dormire. Non è un affare di Stato, o di Comune...sono fatti loro. L'importante è che la proprietà, che magari manteneva l'alloggio vuoto o abbandonato perchè “il mercato non tira”, possa ritornare ad avere sotto controllo il proprio patrimonio, sia esso pubblico o privato.

  • La diffusione sempre più capillare della videosorveglianza ad alta tecnologia tramite investimenti specifici e sgravi fiscali per i privati che installano questi sistemi, rendendo sempre più facile l'arresto sino a entro 48 ore in base alla valutazione dei video, il tutto dentro la logica del "per la tua sicurezza: denuncia il tuo vicino".

  • Se un povero morto di fame, magari immigrato, osa fare il parcheggiatore abusivo deve essere seriamente punito, e questo argomento merita una voce particolare, proprio perchè emblema del pericolo in cui incorriamo tutti giorni come lavoratori e cittadini nelle nostre città. Per cui se per guadagnare qualche euro si fa il “parcheggiatore abusivo” si rischia una bella multa da 1000 a 3500 euro! Il concetto è: non puoi trovare lavoro perchè non ti faccio avere i documenti, oppure non trovi lavoro perchè non assume quasi nessuno, ti metti a arrangiarti facendo sicuramente un lavoro poco utile e produttivo per tirare su quattro euro, quale modo migliore per affrontare la tua situazione se non quella di condannarti ad una multa che difficilmente potrai pagare senza grandi conseguenze.




LE MISURE PER IL “CONTRASTO DELL'IMMIGRAZIONE IRREGOLARE”



Bisogna fare poco sforzo logico per comprendere, già nel titolo, tutta la faziosità che ha saputo esprimere la centrifuga di menti brillanti come quella del tandem Minniti-Orlando. Al figuro del decreto precedente si aggiunge qui la “svolta a sinistra” nel Ministero dell'Interno del Governo Gentiloni: l'ex membro del PCI Marco Minniti. In perfetta continuità con la sua specializzazione in servizi segreti, sicurezza e intelligence si butta in un'operazione per rafforzare la sicurezza degli italiani dalla minaccia dell'invasione di masse di poveri, sfruttati e fuggitivi dell'Africa Nera, del Medio Oriente macellato e, quindi, di tutta una serie di potenziali terroristi e islamisti, criminali e spacciatori, stupratori e sporcaccioni. Dopo l'aumento dei CIE, i centri di concentramento per immigrati, dove uomini e donne senza diritti vengono abbandonati a fame, condizioni igeniche devastanti e maltrattamenti, e dopo il raddoppio delle espulsioni; dopo l'accordo, coperto di sangue di migranti e fiumi di capitali, con uno dei governi libici, quello riconosciuto dall'establishment internazionale di al-Sarraj, che ha sancito la condivisione di interessi nel mantenere uno status di corruzione, affari e poteri nel business della merce umana dei migranti; ora arriva questo nuovo decreto.

Obiettivo: tutti coloro che non sono riconosciuti come soggetti che abbiano diritto a status di rifugiato o di protezione internazionale (molto pochi e con tempistiche infinite e sempre maggiori difficoltà, e soprattutto costretti per questo a rimanere in Italia anche qualora volessero solo transitare) divengono irregolari, quindi da espellere perchè minaccia per la sicurezza, l'ordine, il benessere, il decoro. Per cui l'immigrato economico, la donna che sfugge da situazioni di violenza, clandestini perchè diversamente non potevano arrivare, il rifugiato non riconosciuto come tale, il ricattato e povero immigrato senza contratto in regola etc, sono tutti soggetti senza diritti, senza servizi, senza assistenza che possono al massimo lavorare in nero sotto costante ricatto,sfruttati senza alcun diritto e ghettizzati o divenire manovalanza della criminalità organizzata. Il tutto potenziando la macchina delle espulsioni e l'universo concentrazionario disumano che, si assicura, sarà distante dai luoghi abitati, vicino agli aeroporti, per non turbare troppo le coscienze e non costringere la massa a occuparsene e agli internati di poter nel caso tentare di denunciare particolari condizioni di disagio con delle proteste. Il tutto rientra perfettamente nel paradigma del signor Minniti lanciato già a fine anno passato: i migranti sono “non più solo un problema di ordine pubblico, ma una questione su cui si gioca la tenuta del tessuto democratico del Paese".

Già. Perchè i flussi di circa 500.000 migranti all'anno causati dal sistema economico e sociale predatorio del capitale nel Mondo, a beneficio delle borghesie nazionali e internazionali, mettono in mostra l'effetto che fa il capitalismo: guerre e guerre civili, miseria, fame, distruzione di tessuti sociali, schiavismo, depredamento di risorse naturali per il profitto di multinazionali, tratta di esseri umani come merce di bassissimo valore (tanto che possono morirne a migliaia in mare ogni mese ed essere considerati marginali e rapidamente dimenticati danni collaterali, se fossero barili di petrolio sarebbe considerata una catastrofe). Ma i flussi al tempo stesso servono alle borghesie nazionali, perchè creano allarme nel meccanismo della competizione, per quel poco lavoro senza diritti, che viene richiesto per garantirsi l'erosione dei salari di tutti. Creare eserciti di disoccupati, lavoratori potenzialmente ricattabili da accettare di svolgere lavori gratuiti, a cottimo, sotto caporalato, in nero, con orari stressanti e turni massacranti è lo strumento migliore per dividere i lavoratori, evitandoche ritrovino nella lotta per pretendere migliori condizioni la via per colpire il reale nemico, chi le proprie condizioni le ha sempre mantenute o migliorate, anche grazie ai meccanismi della crisi economica, così come con le guerre e le devastazioni.



Così il decreto prevede:


  • l'istituzione di 20 “Centri di permanenza per il rimpatrio” con cui sostituire nel nome ma non nell'essere i “Centri di Identificazione e Espulsione”. Un più capillare servizio concentrazionario in cui infilare individui senza alcun diritto, privati di assistenza medica e sanitaria, in sovraffollamento, senza servizi igienici adeguati, con poco cibo e al freddo. Come già detto, distanti da centri abitati e in prossimità di aeroporti, per facilitare il carico/scarico della merce umana;

  • Abolizione del secondo grado per i richiedenti asilo, impedendo così il ricorso al primo giudizio del tribunale in caso di rifiuto della protezione internazionale, il migrante non avrà gli stessi diritti di qualsiasi altro cittadino di fronte alla magistratura e alle forze dell'ordine;

  • Abolizione dell'udienza, così il migrante oltre ad avere un grado in meno, può vedere giudicata la propria espulsione o la presa in carico della richiesta di asilo o protezione internazionale senza neppure il “rito sommario di cognizione”, ossia senza neppure un contraddittorio e un confronto con il giudice, che potrà semplicemente guardarsi una bella videoregistrazione del richiedente. Almeno si può star tranquilli che non si farà prendere da sentimenti umani inutili, sarà come in un talk show: guarda il video, pigia il tasto rosso o il tasto verde, metti il like a chi ha rischiato la vita per una traversata di fortuna dove migliaia di suoi connazionali, e magari familiari, sono morti nelle onde.

  • Si istituisce sostanzialmente una procedura ed un tribunale speciale per la gestione dei migranti e dei profughi, in cui i diritti dei “giudicati” sono inferiori a quelli della comune gestione liberale e borghese, già quella sufficientemente repressiva con gli sfruttati e clemente con gli sfruttatori.

  • Lavoro schiavistico in cambio di accoglienza. E questo è sicuramente un elemento centrale del decreto. Istituisce e formalizza che il sistema di accoglienza, essendo puramente un sistema di mantenimento in uno status di dipendenza dalle cooperative, dai privati e dal sistema generale dell'attuale accoglienza prefettizia, diviene la giustificazione per ottenere dai CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) e dal sistema SPRAR masse di lavoratori senza retribuzione, chiamati “volontari”.

  • La trasformazione degli operatori del sociale, spesso “volontari” o lavoratori sottopagati su cui ricade la gestione relazionale di tutte le politiche di abbandono e di diserzione di una reale integrazione, in pubblici ufficiali, “controllori sociali”, come dichiarato dall'Assemblea autoconvocata di alcune centinaia di operatori sociali che vogliono opporsi al Decreto Minniti-Orlando praticando una forma di “obiezione di coscienza”.




COME RISPONDERE A TUTTO CIO'?



La risposta, secondo noi del Partito Comunista dei Lavoratori non può che essere classista e dalla parte degli sfruttati. Tanto più adesso che decreti come questi pongono chiaramente in campo gli interessi di padroni e speculatori contro gli interessi degli oppressi. La divisione tra lavoratori comunitari ed extra-comunitari, la divisione tra lavoratori italiani e non italiani, tra lavoratori del sud e del nord, e così via, sono solo divisioni funzionali a chi i lavoratori e i disoccupati li sfrutta e li rende la base dei propri profitti. La risposta non può limitarsi al solo rifiuto di questi decreti, ma deve porsi nella prospettiva di indicare soluzioni alternative, con la consapevolezza che possono essere solo contro il sistema che si fonda su questi meccanismi. Solo una risposta che possa porre la prospettiva dell'unità di tutti gli sfruttati, italiani e stranieri, immigrati regolari e non, può essere una risposta che sappia contrapporsi con forza ad una tendenza internazionale e non solo italiana.

Per questo rivendichiamo la lotta contro questo sistema di accoglienza e la necessità di unire italiani ed immigrati in un programma classista e rivoluzionario:


  • Lotta per un salario dignitoso per tutti, per i pieni diritti sindacali a tutti gli immigrati regolari e non, per un posto di lavoro stabile e contro il precariato, il caporalato, il lavoro nero e quello gratuito, anche quando mascherato da “lavoro volontario”. Lotta inserita entro la logica generale del lavorare meno ma lavorare tutti, a parità di salario.

  • Contro il sistema di accoglienza fondato sull'appalto a privati, che nei fatti viene gestito per mantenere i richiedenti asilo in uno stato di dipendenza e necessità, senza la reale fornitura dei servizi che gli spettano (avviamento al lavoro, corsi di lingua, formazione e orientamento, assistenza medica e sociale, mediazione sulle procedure di accesso a permessi di soggiorno e status di rifugiati). Per un sistema di accoglienza statalizzato, sotto controllo dei lavoratori e dei migranti accolti

  • Lotta per velocizzare e snellire le procedure per la richiesta del permesso di soggiorno e per l'accesso alla carta di soggiorno, contro i ricatti delle forze dell'ordine e delle amministrazioni che ne gestiscono le domande, contro gli abusi e le estorsioni nei confronti dei migranti; Per la cancellazione del reato di clandestinità, perchè non può esser reato una condizione sociale.

  • Lotta per lo Ius soli e per un procedimento di formazione e accesso alla cittadinanza a tutti gli immigrati che ne fanno richiesta;

  • Lotta per la chiusura di tutti i CIE e CPR esistenti e in programma, contro ogni sistema concentrazionario che crei campi di internamento in cui privare di qualsiasi diritto i reclusi;

  • Lotta per l'autorganizzazione dei migranti e per l'unione di questi con i lavoratori del settore dell'accoglienza e del sociale, e di tutti e due con tutti i lavoratori italiani, e non, in lotta per il proprio posto di lavoro, per il proprio salario e per i propri diritti

  • Lotta per l'apertura di canali umanitari protetti e garantiti attraverso il controllo popolare per evitare le traversate che producono migliaia di morti ogni anno. Oltre 5.000 nel 2016, anche grazie agli accordi bilaterali che sono garanzia di flussi di euro per governi amici per mantenere il tutto così come è, al massimo con qualche truffa e trappola, che possono costare la vita e la libertà a migliaia di migranti tra corruzioni, giochi di potere, accordi tra milizie, clan, politici, etc.

  • Lotta per dei servizi pubblici universali, statali, gratuiti e sotto il controllo dei lavoratori e delle lavoratrici, per garantire accesso all'assistenza sanitaria, all'istruzione, al trasporto e alla casa a tutti i lavoratori, i precari e i disoccupati, indistintamente dal sesso, genere, nazionalità, etnia, religione etc

  • Lotta per la costruzione di comitati di quartiere fondati sull'antirazzismo, sulla solidarietà, sulla lotta per il salario indiretto e per il sostegno delle lotte dei lavoratori della città, per una gestione dal basso dei quartieri e delle città, contro ogni politica securitaria, repressiva e fondata su un sistema di controllo orwelliano dei comportamenti e delle condizioni di vita;

  • Per un decoro urbano che significhi pieni servizi e accesso al necessario per tutti e tutte, per una lotta alla povertà, alla marginalità, alla precarietà che si traduca in una lotta per migliori condizioni per tutti e non nell'espulsione di chi è vittima di questo sistema in zone periferiche o in ghetti. Per città a misura d'uomo, gestite dai lavoratori, dagli sfruttati per i lavoratori e gli sfruttati.

  • Per una lotta antirazzista che individui e affronti le organizzazioni politiche che si fanno portatrici di messaggi di divisione nazionale, di minaccia di invasione, di politiche securitarie reazionarie e contro gli sfruttati, nelle più svariate ed edulcorate forme: partendo dalle organizzazioni neofasciste e neonaziste (ForzaNuova, CasaPound, FronteVenetoSkinHead, Lealtà e Azione etc...) a vari partiti politici della destra post-MSI (Alternativa Tricolore, La Destra ), alle forze politiche della destra liberista e liberale (Forza Italia, Fratelli d'Italia, NCD etc) passando per i populisti razzisti e neo-nazionalisti della Lega Nord e i populisti reazionari del Movimento 5 Stelle. Con l'aggiunta a pieno titolo di tutte le forze dei passati governi di centrosinistra, fin dalle leggi Turco-Napolitano, per arrivare all'attuale svolta totalitario-securitaria del PD Renziano.

  • Contro tutte le politiche securitarie interne e contro i migranti, europee e nazionali. Contro tutte le politiche di guerra, imperialistiche e predatorie. Per un vero internazionalismo dei lavoratori uniti contro i padroni e gli sfruttatori, le banche e i loro governi in tutto il Mondo!

  • Per l'unica prospettiva che possa realmente abbattere i confini e, con essi, le divisioni in seno alla classe lavoratrice e a tutti gli sfruttati e gli oppressi: Il Governo dei Lavoratori e delle Lavoratrici, fondato sugli organi di autogoverno dei lavoratori e degli oppressi, in Italia come in tutto il Mondo. Solo la prospettiva della presa del potere della classe lavoratrice può garantire un sistema socio-economico e politico tale in cui siano inutili le divisioni nazionali, le guerre tra borghesie (combattute dai proletari) per spartirsi fette di pianeta, il saccheggio delle risorse da parte delle classi padronali, la guerra tra poveri per le poche briciole concesse, al prezzo del lavoro, del sudore e del sangue per garantire il banchetto.
Partito Comunista dei Lavoratori