14 Settembre 2021
Istituire una cassa nazionale di resistenza. Occupare le aziende che licenziano, come hanno fatto in GKN. Nazionalizzarle senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori. Opporre alla radicalità dei padroni una radicalità uguale e contraria
Pubblichiamo qui, su richiesta dei promotori, un appello nazionale per l'unificazione del fronte di lotta contro i licenziamenti, a partire dalle vicende GKN e Whirlpool. L'appello è promosso da lavoratori e lavoratrici di diversa appartenenza sindacale: RLS, RSU, compagni e compagne con ruoli sindacali e/o rappresentativi/e di realtà di lotta importanti nella propria azienda, settore, territorio. Attorno a questo appello, che qui pubblichiamo con la prima rosa di firmatari, si svilupperà una campagna nazionale di adesioni e iniziative di supporto, di cui verrà data periodica informazione.
I compagni e le compagne che intendono aderire possono scrivere a appellocontroilicenziamenti@gmail.com
UNIRE LE LOTTE CONTRO I LICENZIAMENTI!
Lo sblocco dei licenziamenti ha moltiplicato l’offensiva padronale contro i lavoratori e le lavoratrici. Le vicende Whirlpool, GKN, Giannetti, Timken, sono emblematiche. I licenziamenti si concentrano nel settore automotive, dove Stellantis già dichiara ufficiosamente 12000 “esuberi”. Ma coinvolgono anche il settore dei trasporti (Alitalia), colpiscono la logistica (FedEx), si estenderanno all’industria tessile e alle piccole imprese quando diverrà operativo lo sblocco anche in questi settori. Nel complesso un salto nell’attacco al lavoro, che si aggiunge al mancato rinnovo nel primo anno della pandemia di un milione di contratti precari.
Spesso, padroni italiani o stranieri che hanno mercato e commesse e che hanno incassato complessivamente miliardi di soldi pubblici pagati dai lavoratori, decidono di trasferire altrove la produzione per beneficiare o di salari ancor più miserabili, o di ulteriori esenzioni fiscali, o di puri vantaggi speculativi di carattere finanziario. In altri casi, in cui la crisi di settore è reale (auto, siderurgia, trasporti) la si scarica sui salariati a protezione degli azionisti. A pagare sono sempre i produttori della ricchezza, a vantaggio di chi la intasca.
Ad oggi questa offensiva generale non trova una risposta generale unitaria del movimento operaio. Dal 2008 si moltiplicano vertenze su vertenze a difesa del lavoro, che coinvolgono centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici, la loro generosità, la loro tenacia. Ma sono tutte vertenze in ordine sparso, in un quadro di grande frammentazione. Manca una risposta unificante. Ogni vertenza è ripiegata su sé stessa, sulla propria specifica situazione, in una giostra interminabile di contatti istituzionali, annunci elettorali, promesse di futuri acquirenti: che o sono fantasmi, o sono faccendieri, o pongono come condizione d’acquisto la cancellazione di posti di lavoro e/o di diritti acquisiti. È il calvario degli ultimi 15 anni (Alitalia, Termini Imerese, Alcoa, Eutelia, Acciaierie di Piombino, etc.). Un lungo elenco di croci. Ora è la volta di Whirlpool, Giannetti, Timken, GKN.
La legge sulle delocalizzazioni annunciata dal governo Draghi, su modello della legge francese Florange del 2014, non offre alcuna risposta ai lavoratori. Non riguarda né le chiusure legate a crisi economico-finanziarie, né le delocalizzazioni interne alla UE (GKN). Si limita a un piano di cosiddetta “mitigazione delle ricadute occupazionali”: preavviso dei licenziamenti, generici impegni che non valgono nulla per il futuro occupazionale dei licenziati, una multa irrisoria in caso di inadempienze. Per di più oggi, su richiesta di Confindustria, si sono cancellate dal testo di legge persino queste sanzioni simboliche. Nei fatti è una legge che prescrive come licenziare educatamente e monetizzare il licenziamento. Proprio come avviene in Francia. Una truffa presentata come “soluzione”. Inaccettabile.
È necessario voltare pagina. Non pioveranno concessioni dall’alto senza una svolta di lotta dal basso: una svolta di lotta radicale quanto radicale è l’offensiva del padronato. Una svolta che finalmente unifichi le centinaia di vertenze presenti e future, sottraendole all’isolamento, all’abbandono, alla sconfitta. Non si tratta di ignorare le specificità di ogni vertenza, che è sempre un terreno d’azione importante. Si tratta di unire le vertenze al di là della loro specificità. Di individuare comuni forme di lotta e comuni rivendicazioni, che possano trasformare tante vertenze in ordine sparso in una grande vertenza nazionale a difesa del lavoro, capace di mettere la lotta di ognuno al servizio di tutti, e la lotta di tutti al servizio di ognuno. È l’unica via per cambiare i rapporti di forza e strappare risultati.
Per questo proponiamo a tutte le organizzazioni del movimento operaio di unire nell’azione le proprie forze attorno a misure e rivendicazioni di svolta.
OCCUPARE LE AZIENDE CHE LICENZIANO. FARE COME ALLA GKN
Se il padrone licenzia deve incontrare ovunque una risposta uguale e contraria. A partire dalla occupazione dello stabilimento interessato. Dalla fabbrica non deve uscire neppure un bullone. L’occupazione è una prima forma di requisizione. È ciò che hanno fatto i lavoratori di GKN, con una scelta esemplare, che non a caso ha messo in allarme padronato e governo. imponendo la loro vertenza all’attenzione pubblica. Estendere e generalizzare questa forma d’azione significa moltiplicare i suoi effetti. Significa dire alla borghesia e ad ogni padrone che se vuole licenziare deve mettere sul conto, in primo luogo, la perdita di controllo sui suoi impianti. Un ammonimento che in termini pratici vale infinitamente di più di una multa (eventuale) da assorbire a bilancio.
PER UNA CASSA NAZIONALE DI RESISTENZA
Una occupazione prolungata ha bisogno di essere coperta ben al di là degli ammortizzatori esistenti. C’è bisogno di una cassa di resistenza. È quella che è stata adottata dai lavoratori di Whirlpool, di FedEx, di GKN e di altre vertenze. Ma occorre andare al di là della raccolta volontaria di vertenza in vertenza. Occorre una grande cassa di resistenza nazionale pronta a sostenere ogni azione di lotta prolungata a difesa del lavoro, con l’impegno a tal fine di tutte le organizzazioni di classe e di un loro comitato unitario di controllo. Significa dire alla borghesia e a ogni padrone che i lavoratori sono pronti a reggere ovunque uno scontro di lunga durata. Un deterrente di certo più efficace di qualsiasi “raccomandazione” ai padroni di usare buone maniere.
NAZIONALIZZARE LE AZIENDE CHE LICENZIANO, SENZA INDENNIZZO E SOTTO IL CONTROLLO DEI LAVORATORI
Se il padrone vuole licenziare i lavoratori, questi ultimi hanno diritto a rivendicare il licenziamento del padrone. Se il padrone antepone la proprietà al lavoro, il lavoro ha diritto a mettere in discussione la proprietà. Senza un euro di indennizzo: perché l’indennizzo se lo sono preso con anni e decenni di risorse pubbliche, e con lo sfruttamento dei lavoratori. Nazionalizzare senza indennizzo significa riprendersi ciò che i lavoratori hanno già abbondantemente pagato, e porlo sotto il proprio controllo. Significa dire che il problema non è il costo del lavoro per il capitale ma il costo del capitale per il lavoro, ribaltando decenni di sacrifici e arretramenti che hanno solo ingrassato i profitti.
È una rivendicazione che pone la prospettiva di una alternativa di società partendo dalla necessità immediata del posto di lavoro. Non a caso appartiene alla storia del movimento dei lavoratori, in particolare nelle epoche di crisi. Riprenderla e generalizzarla significa dire alla borghesia e ad ogni padrone che i lavoratori non sono più disposti a considerare intoccabile la proprietà degli azionisti. Se il padrone vuole licenziare deve sapere che la sua proprietà è in gioco. Un avvertimento forse più convincente delle solite prediche virtuose.
PER UNA ASSEMBLEA NAZIONALE UNITARIA DI TUTTE LE VERTENZE CHE DECIDA SU FORME DI LOTTA E OBIETTIVI COMUNI
Questa svolta generale di indirizzo è richiesta dal nuovo livello dello scontro.
Per discuterla e approfondirla crediamo necessaria una grande assemblea nazionale delle rappresentanze di tutte le aziende in lotta, al di là di ogni diversa appartenenza di categoria o di sindacato. Una assemblea nazionale che possa definire democraticamente una piattaforma comune e un’azione comune. Una assemblea che contrapponga al fronte unitario del padronato il fronte unitario dei lavoratori. Una assemblea che ponga l’esigenza di una vertenza generale di tutto il mondo del lavoro, nella prospettiva di una lotta internazionale che ribalti i rapporti di forza tra le classi.
Per adesioni: appellocontroilicenziamenti@gmail.com
Primi firmatari:
Luigi Sorge, operaio STELLANTIS Cassino, Assemblea Generale FIOM CGIL Frosinone/Latina
Gabriele Severi, RSU USB Marcegaglia Forlì
Thomas Casamenti, RSU USB Marcegaglia Forlì
Fabio Frati, Direttivo nazionale CUB trasporti Alitalia
Enzo Accursio, RSU UILM Whirlpool Napoli
Madonna Pasquale, RSU Cgil Jabil Marcianise Caserta
Alessandro Babboni, cassaintegrato Jsw Steel Italy, ex Acciaierie Piombino
Paolo Francini, cassaintegrato Jsw Steel Italy, ex Acciaierie Piombino
Paolo Ferrari, USB, cassaintegrato Jsw Steel Italy, ex Acciaierie Piombino
Giuseppe Filippeschi, cassaintegrato Jsw Steel Italy, ex Acciaierie Piombino
Franco Panzarella, Assemblea Generale GCIL Prato
Enrico Chiavacci, CD FISAC Toscana, Coordinatore Regionale FISAC per le Banche di Credito Cooperativo e membro del Coordinamento Nazionale FISAC Gruppo Iccrea
Aurelio Fabiani, RSU IIS Spagna/Campani Spoleto
Ettore Magrini, USB Territoriale Spoleto
Renato Pomari, RSU FIOM CGIL IBM Milano
Roberto Galvanin, RSU USB Stefani Vicenza
Andrea Bartoli CD FILCTEM CGIL Firenze
Arduino Fraveto, direttivo provinciale CUB, Stellantis Cassino
Andrea Camilli, CD FILCTEM CGIL Pisa
Luca Tremaliti, CD Nazionale FILT CGIL, marina mercantile
Diego D’Agostino, CD FIOM STELLANTIS Cassino
Carlo Velletri, RSU FIOM Guidolin Padova
Fausto Torri, Enel distribuzione La Spezia, Assemblea generale CGIL La Spezia
Gerardo Iuliano, Novolegno Montefredane Avellino
Giovanni Ferraro, CD FP CGIL sanità privata, Napoli
Roberto Bonasegale, RSU FIOM Bcs Abbiategrasso, AG FIOM Ticino-Olona
Mario Maddaloni, RSU USB Napoletana gas
Emanuele Troisi, RSA FLC CGIL Istituto A. Lombardi - Airola (BN)
Lorenzo Mortara, CD FIOM Vercelli, RSU YKK Vercelli
Gennaro Navarra RSA FP CGIL sanità privata Napoli
Gina Atripaldi, USB Napoli
Stefano D'Intinosante, RSU Somec Conegliano (TV), CD FIOM CGIL Treviso
Raffaele Ucci, Farmacia Falco di Marcianise (CE)
Donatella Ascoli, Musei Civici Veneziani, AG CGIL Veneto, CD FILCAMS CGIL Veneto
Elder Rambaldi, AG FP CGIL Veneto, Vigili del Fuoco Venezia
Marco Di Pietrantonio, RSU Provincia di Pescara, CD CGIL Pescara
Leonardo Radi, operaio forestale Unione dei Comuni di Grosseto
Elena Felicetti, lavoratrice precaria della scuola, FLC CGIL Pavia
Diego Ardissono, CD NIDIL CGIL Padova
Sergio Castiglione, CD FLC CGIL Caltanissetta
Luca Gagliano, NIDIL CGIL Padova
Vincenzo Cimmino, lavoratore precario della scuola, AG nazionale FLC CGIL
Sergio Borsato, CD FLC CGIL Milano
Antonio De Caro, lavoratore precario
Francesco Doro, FILCTEM CGIL Venezia, Lumson SPA
Mauro Goldoni, FILLEA CGIL Ancona
Isidoro Migliorati, RSA SI COBAS Memc. SPA Novara
Crescenzo Papale, USB Marche, impiegato pubblico
Antonio Tralongo, CUB Palermo, lavoratore dello spettacolo
Giuseppe Ranieri, CUB PENSIONATI Milano
Riccardo Spadano, SGB Lazio
Barbara Pecchioli, SGB Oss Ospedale Arezzo
Franco Grisolia, SPI CGIL, Collegio di verifica CGIL Lombardia
Alessio Dell’Anna, insegnante precario, FLC CGIL Milano
Natale Azzaretto, assemblea provinciale SPI CGIL Milano
Diiego Peverini, USB Terni, Busitalia srl Umbria
Alessia Isernia, insegnante precaria, FLC CGIL Milano
Mario Cermignani, avvocato giuslavorista
Andrea Mario Lucchetti, ausiliario socio assistenziale Milano
Franco Dreoni SLC GGIL Firenze
Francesco Monti, SLC CGIL Reggio Calabria
Linda Bonci, operaia tessile Arezzo
Leo Barbi, ANPI Gavorrano Scarlino
Simione Perugini, musicista, Cortona
Maurizio Rossi, Pensionato, ex operaio La Magona D’Italia, Piombino
Ettore Ceccanti, autista Tiemme Grosseto
Paolo Gianardi, Pensionato comune di Piombino, SPI CGIL
Stefania Martelloni. Pensionata ex impiegata Tiemme Piombino
Giuliana Giuliani, Castagneto Carducci
Aldo Montalti, SPI CGIL
Alessandro Giannetti, USB, ex operaio ENEL Lardello
Gianfranco Bilancieri, Medico, Castagneto Carducci
Emanuela Pulcini, COBAS lavoro privato, Coopculture Roma
Ivan Romanò, operaio chimico Pirelli Bollate
Sonia Lenti
Lorenzo Materiali
Giuseppe Di Pede, operaio cartaio Cartiera Burgo, Sora (FR)
Gisella Rossi
(in aggiornamento)