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Dove sono i soldi

 


L'impudenza del portavoce delle banche. La necessità della loro nazionalizzazione

Il Presidente dell'Associazione Bancaria Italiana (ABI), Antonio Patuelli, ha tuonato contro l'eccesso di spesa pubblica sulla stampa del Gruppo GEDI (La Stampa, 23 maggio). Il Sole 24 Ore la lanciato una campagna analoga denunciando la «dinamica incontrollata delle spese di assistenza sociale e pensionistiche». Si potrebbe dire che si tratta delle solite campagne padronali che da trent'anni hanno dettato a tutti i governi le peggiori terapie antioperaie. Ma c'è una differenza. Il rilancio della campagna padronale non avviene in un contesto di crisi ma in piena euforia dei profitti, come documentano gli stessi giornali padronali. Di più: proprio l'euforia dei profitti sospinge l'aumento dei prezzi, quello che falcidia i salari. Una dinamica europea. Persino la BCE calcola che nell'eurozona «il grosso della fiammata dei prezzi nella seconda metà del 2022 è stata determinata dall'incremento degli utili delle imprese» (Corriere della Sera, 22 maggio). Più chiaro di così.

L'euforia dei profitti attraversa diversi settori ma è clamoroso per le banche. Le prime venti banche europee hanno realizzato 56 miliardi di utili nel primo trimestre 2023. Sono in prima fila proprio le banche italiane, quelle rappresentate da Patuelli, quelle che in risposta all'alzata dei tassi della BCE hanno alzato i mutui variabili, per intenderci. Nel solo primo trimestre del 2023 le prime sei banche italiane hanno accumulato 8776 milioni di utili, quasi 9 miliardi, con un incremento medio del 56% rispetto all'analogo trimestre dell'anno precedente. Intesa San Paolo ha fatto meglio, con un aumento del 87,5. Per non parlare di Unicredit, i cui profitti nello stesso periodo sono passati da 274 milioni a 2,064 miliardi.

Naturalmente con l'incremento dei profitti è cresciuto il valore azionario dei rispettivi patrimoni in Borsa. Perché la maggiore redditività del capitale ha sospinto l'acquisto di azioni bancarie. facendone lievitare il valore. Dunque, più dividendi per gli azionisti, maggiore la loro ricchezza finanziaria.
Eppure nessuno si sogni di tassare i profitti, neppure quelli extra. «In dottrina non esiste la nozione di extraprofitti; qualora poi si volesse creare il neologismo si dovrebbe ammettere anche il suo contrario, le extraperdite», dichiara l'ineffabile Patuelli (23 maggio, La Stampa)

Bene. C'è una sola soluzione di svolta, all'insegna dell'igiene morale oltre che della giustizia sociale: nazionalizzare le banche, senza indennizzo per i grandi azionisti.
Basta parassiti a carico di chi lavora!
Solo un governo dei lavoratori può realizzare questa misura. Non a caso fu attuata dalla Rivoluzione d'ottobre. A tutti coloro che dicono, anche a sinistra, che il bolscevismo è inattuale perché non tiene il passo coi tempi, ci spieghino cosa c'è di più attuale. Il problema è prenderne coscienza.
Il PCL vive e lavora per questo. In ogni lotta, in ogni movimento di resistenza.

Partito Comunista dei Lavoratori