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Touche pas ma Zep at 03:03
«S'unir pour ne plus subir»
19 Settembre 2017
Prima giornata di sciopero
nazionale al rientro in Francia contro la ulteriore distruzione del
Codice del lavoro, voluta dal governo Macron con la Loi Travail XXL.
All'appello della CGT hanno risposto diversi sindacati, ovvero
Solidaires, la FSU, SNES-FSU (insegnanti educazione settore pubblico),
UNEF, alcune unioni dipartimentali di Force Ouvrière (la cui direzione
ha scelto di non aderire), il Front Social, oltre a molteplici
organizzazioni politiche, tra cui l'NPA.
Quattrocentomila e più fra lavoratori, liceali, universitari, donne,
giovani dei quartieri popolari, precari e disoccupati sono scesi in
piazza per denunciare apertamente l'offensiva reazionaria in atto: un
pacchetto di otto ordinanze che si aggiungono agli attacchi massivi
cominciati nel 2016 sotto Hollande con la Loi El Khomri (Loi Travail),
prima riforma del lavoro sulla scia del Jobs act e, prima ancora, della
riforma Rajoy in Spagna nel 2012.
Contro la cancellazione dei diritti sociali fondamentali acquisiti
nel corso degli ultimi cinquant'anni, tantissime città sono state
occupate dalla classe operaia francese, con numeri simili a quelli del 9
marzo del 2016, quando nella la prima giornata di mobilitazione
nazionale contro la Loi El Khomri quattrocentocinquantamila persone
davano l'inizio ad un movimento durato mesi, prova del rilancio della
forza della lotta di classe.
Un movimento che ha avuto il merito di raggruppare e fare convergere
vari spezzoni di classe con un unico obiettivo: rigettare l'offensiva
padronale governativa.
Di queste otto ordinanze Macron, guidato dalla centrale padronale
MEDEF, ha fatto il punto cardine della sua campagna elettorale
presidenziale, e che ora, dopo il risultato delle legislative con il
quale ha guadagnato la maggioranza quasi assoluta in parlamento, intende
imporre, visto lo scarso consenso con il quale ha ottenuto questi
risultati (circa il 70% dei lavoratori non lo ha votato).
Sullo sfondo: l'indebolimento dei sindacati (sempre più potere alla
contrattazione aziendale; referendum padronale e dei sindacati gialli);
l'austerity nell'educazione (taglio di 331 milioni dal budget
dell'insegnamento superiore, introduzione della selezione all'università
per un'istruzione elitaria e modellata sugli interessi degli imprese,
soppressione di intere filiere, taglio dei sussidi per gli alloggi -
ottantasettemila gli studenti che non trovano posto in facoltà, i
"sans-fac"); la riforma della maturità (non più un titolo d'accesso
diretto all'università, per l'aumento delle disparità educative e di
budget tra scuole borghesi e scuole dei quartieri popolari); la riforma e
il taglio dei sussidi sociali e delle pensioni (ne faranno le spese, ad
esempio, i ferrovieri); lo svilimento dei contratti a tempo
indeterminato con conseguente deregolamentazione dei contratti a termine
(CDI per la durata di un progetto) e corrispondente soppressione dei
contratti di inserzione sociale nel mercato del lavoro e
nell'associativo (i "contrats aidés", contro i giovani e le fasce deboli
in cerca di lavoro); la soppressione delle rappresentanze sindacali nei
luoghi di lavoro; le ulteriori facilitazioni per i licenziamenti nelle
imprese (forte riduzione e definizione delle indennità in caso di
licenziamento illegittimo e senza giusta causa).
Per non citare il taglio di posti nel settore pubblico (120.000
posti entro fine quinquennato, 1.600 entro il 2018) e il blocco dei
salari per tantissime categorie, fino all'introduzione dello stato
d'emergenza nel diritto comune.
Lavoratori ricattabili, ipersfruttati e precari, giovani dei
quartieri popolari e studenti privati di risorse, settori di classe più
che mai a rischio. Per questo è urgente unirsi per contrattaccare, per
rilanciare lo sciopero in vista ed oltre il giorno di approvazione del
pacchetto di ordinanze, il 22 settembre. Per questo motivo il 21
settembre è stato convocato un altro sciopero nazionale. Tale urgenza è
più che sentita nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università;
non a caso la CGT Nord avvierà uno sciopero a oltranza a partire dal 21
settembre, a partire dai portuali di Le Havre, seguiti dalla logistica e
trasporti, categorie in cui le federazioni di CGT e FO bloccheranno
tutto dal 25 settembre.
Ci sono quindi forze che, dalla fine del movimento del 2016, hanno
preso atto della situazione e della necessità di fare convergere le
lotte. Settori che hanno organizzato una risposta unitaria contro una
delle più feroci controriforme liberali degli ultimi tempi, come il
"Front Social", che ha dato vita ad un polo operaio che riunisce
militanti sindacali, politici, giovani lavoratori precari; come il CLAP -
Collettivo Riders Autorganizzati Parigini; lavoratori in Deliveroo;
insegnanti e studenti dei licei delle periferie organizzati in "Touche
Pas Ma ZEP"; universitari e operai, ecologisti e collettivi femministi
come il Collectif Femministe Révolutionnaire.
Lo scopo del coordinamento, dislocato in comitati locali, è quello
di dare voce e unire i conflitti e le mobilitazioni che ogni giorno
animano il paese, per respingere non solo questa riforma del lavoro
filopadronale, ma tutto il suo mondo: dallo stato di emergenza, alla
violenza della polizia, tutto ciò che vuole ridurre la classe operaia al
silenzio, nel quadro del disegno di liberalizzazione estrema del
mercato del lavoro, contro le conquiste e i diritti sociali in Francia,
come nel resto d'Europa.
Il ruolo dei marxisti rivoluzionari in questo polo combattivo è
stato ed è fondamentale nella costruzione e nel rilancio di una lotta a
360 gradi, non solo per il ritiro di queste manovre antisociali, ma
anche nella prospettiva di un vero sciopero generale e
dell'autorganizzazione generale dei lavoratori e degli studenti. Per
rovesciare un sistema che getta nella miseria la nostra classe,
ribadendo il ruolo del partito rivoluzionario in questo processo.
Marta Positò