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Tra divieto di sciopero e cestinamento della bandiera rossa: PaP tra Tsipras e Mélenchon

 I riferimenti internazionali di una formazione politica sono parte della sua identità. Nel caso di Potere al Popolo il bando di oscillazione dei suoi compositi riferimenti europei misura la natura riformista di un intero programma.

Il primo riferimento di PaP è stato Tsipras. Oggi è un riferimento velato dall'imbarazzo, ma niente affatto cancellato. Anzi. Nonostante tre anni di lacrime e sangue al servizio della Troika contro i lavoratori greci, Tsipras continua a presiedere il Partito della Sinistra Europea, cioè il partito di Rifondazione Comunista, colonna di PaP. Neppure le misure di Tsipras contro il diritto di sciopero, neppure gli scioperi dei lavoratori greci contro il governo greco a tutela dei propri diritti democratici e sindacali sono bastati a Rifondazione e PaP per rompere con Tsipras e a denunciare pubblicamente il governo Syriza-Anel.

Si obietterà che oggi PaP assume come proprio riferimento pubblico Mélenchon, che a sua volta si è distanziato da Tsipras. Ma disgraziatamente proprio la sommatoria di Mélenchon e Tsipras complica la situazione di PaP. Melenchon proibisce la presenza della bandiera rossa in ogni suo meeting rimpiazzandola con la bandiera tricolore francese. Respinge la “vecchia contrapposizione tra sinistra e destra” nel nome della nuova contrapposizione “tra oligarchia e popolo”. Rivendica testualmente «la potenza della Francia come seconda potenza marittima» e il proprio attaccamento alla patria. Respinge l'indipendenza delle colonie francesi dalla madrepatria («La Guyane è la Francia», ha dichiarato il 25 marzo 2017). Rivendica il rimpatrio degli immigrati senza contratto di lavoro («non abbiamo la possibilità di occupare tutto il mondo... del resto è la legge e io non so che farci», ha detto a France5 l'11 marzo; «i lavoratori distaccati portano via il pane ai lavoratori francesi che si trovano sul posto», ha affermato il 5 luglio 2016, e sono solo due esempi della retorica populista nazionalista del nostro).
Del resto Mélenchon fu ministro del governo Jospin che bombardò Belgrado.

Ora la domanda è: sarebbe questo il nuovo riferimento internazionale degli interessi degli sfruttati che Potere al Popolo sbandiera?
Le ragioni “per una sinistra rivoluzionaria” escono più che mai confermate dai fatti.

Partito Comunista dei Lavoratori