♠ in ambasciata,eccidio,Gaza,Gerusalemme,Gurion,Israele,Nabka,Netanyahu,Palestina,sionismo,Tel Aviv,Trump at 02:45
«Si possono effettuare queste operazioni nella maniera seguente: distruggendo i villaggi, dandogli fuoco, facendoli saltare in aria e minandone le macerie; oppure attraverso operazioni di rastrellamento e di controllo, circondando i villaggi e facendo retate all'interno...»
(Piano Dalet, 10 marzo 1948)
«...Dobbiamo essere precisi nei tempi, nei luoghi, nei bersagli... Dobbiamo colpire tutti senza pietà, comprese le donne e i bambini. Altrimenti non sarà un'operazione efficace...»
(Diario di Ben Gurion, 1 gennaio 1948)
Mentre Donald Trump saluta commosso “il grande giorno per Israele” nell'anniversario della sua nascita, Israele rovescia una pioggia di piombo contro i palestinesi. In un solo giorno oltre cinquanta palestinesi assassinati e migliaia di feriti lungo il confine di Gaza segnano la continuità di una mattanza nauseante. Una mattanza apertamente rivendicata dal governo di Tel Aviv, consentita dalla complicità di tutte le potenze imperialiste, coperta dall'infinita ipocrisia della stampa borghese internazionale, inclusa quella di casa nostra.
L'ipocrisia non è solo quella di chi apertamente sostiene l'azione criminale del governo israeliano, attribuendone cinicamente la responsabilità alle vittime dell'eccidio, colpevoli di non sopportare in silenzio la propria oppressione. L'ipocrisia è anche di chi “rimprovera” a Netanyahu un uso sproporzionato della forza, un “eccesso” di autodifesa, una politica “sbagliata” e “controproducente” per Israele; perché in forma diversa ripropone la difesa dello Stato sionista e delle sue ragioni, l'eterno equivoco di un possibile sionismo pacifico e democratico.
La verità è che lo Stato sionista è per sua natura uno Stato criminale, perché nasce da un crimine: la cacciata di 750.000 palestinesi dalla propria terra, dai propri villaggi, dalle proprie case, per imporre uno Stato artificiale e coloniale. Una pulizia etnica pianificata (Piano Dalet), attuata coi metodi del terrore, avallata dagli imperialismi democratici e dalle Nazioni Unite. Armata dall'URSS di Stalin (con 24.500 fucili, 5.200 mitragliatrici, 54 milioni di proiettili), primo paese assieme agli USA a riconoscere nel 1948 lo Stato d'Israele.
Uno Stato è inseparabile dalle sue radici. Uno Stato coloniale nato dal terrore può perpetuare la propria oppressione solo col terrore. In questo senso il massacro di oggi è il degno festeggiamento da parte sionista dei settant'anni dello Stato d'Israele. Per questo tutti i democratici sinceri, tutti coloro che sentono come propria l'oppressione palestinese, tutti coloro che vivono con un senso di rabbia e di impotenza la cronaca drammatica di queste ore, hanno un solo modo di dare un futuro alla propria indignazione: battersi innanzitutto per la verità. Che è sempre rivoluzionaria, in Palestina e ovunque.
(Piano Dalet, 10 marzo 1948)
«...Dobbiamo essere precisi nei tempi, nei luoghi, nei bersagli... Dobbiamo colpire tutti senza pietà, comprese le donne e i bambini. Altrimenti non sarà un'operazione efficace...»
(Diario di Ben Gurion, 1 gennaio 1948)
Mentre Donald Trump saluta commosso “il grande giorno per Israele” nell'anniversario della sua nascita, Israele rovescia una pioggia di piombo contro i palestinesi. In un solo giorno oltre cinquanta palestinesi assassinati e migliaia di feriti lungo il confine di Gaza segnano la continuità di una mattanza nauseante. Una mattanza apertamente rivendicata dal governo di Tel Aviv, consentita dalla complicità di tutte le potenze imperialiste, coperta dall'infinita ipocrisia della stampa borghese internazionale, inclusa quella di casa nostra.
L'ipocrisia non è solo quella di chi apertamente sostiene l'azione criminale del governo israeliano, attribuendone cinicamente la responsabilità alle vittime dell'eccidio, colpevoli di non sopportare in silenzio la propria oppressione. L'ipocrisia è anche di chi “rimprovera” a Netanyahu un uso sproporzionato della forza, un “eccesso” di autodifesa, una politica “sbagliata” e “controproducente” per Israele; perché in forma diversa ripropone la difesa dello Stato sionista e delle sue ragioni, l'eterno equivoco di un possibile sionismo pacifico e democratico.
La verità è che lo Stato sionista è per sua natura uno Stato criminale, perché nasce da un crimine: la cacciata di 750.000 palestinesi dalla propria terra, dai propri villaggi, dalle proprie case, per imporre uno Stato artificiale e coloniale. Una pulizia etnica pianificata (Piano Dalet), attuata coi metodi del terrore, avallata dagli imperialismi democratici e dalle Nazioni Unite. Armata dall'URSS di Stalin (con 24.500 fucili, 5.200 mitragliatrici, 54 milioni di proiettili), primo paese assieme agli USA a riconoscere nel 1948 lo Stato d'Israele.
Uno Stato è inseparabile dalle sue radici. Uno Stato coloniale nato dal terrore può perpetuare la propria oppressione solo col terrore. In questo senso il massacro di oggi è il degno festeggiamento da parte sionista dei settant'anni dello Stato d'Israele. Per questo tutti i democratici sinceri, tutti coloro che sentono come propria l'oppressione palestinese, tutti coloro che vivono con un senso di rabbia e di impotenza la cronaca drammatica di queste ore, hanno un solo modo di dare un futuro alla propria indignazione: battersi innanzitutto per la verità. Che è sempre rivoluzionaria, in Palestina e ovunque.