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Ipocrisia e crimine della UE contro i migranti

Sugli accordi del 29 giugno

30 Giugno 2018
 L'accordo unanime dei ventotto governi capitalistici dell'Unione Europea in fatto di immigrazione è un manifesto di ipocrisia, ma anche la sottoscrizione di un crimine.

L'ipocrisia ha travalicato i confini del grottesco. Nel nome della solidarietà europea, la vera preoccupazione di ogni governo è stata cercare di salvare la faccia sul proprio fronte interno. Ogni governo ha rassicurato la propria opinione pubblica “sovranista” sul fatto che dell'accoglienza si occuperà il vicino. Ogni governo ha sventolato come propria vittoria il conto rifilato agli “alleati”.

In questo gioco l'Italia giallo-verde è rimasta col cerino in mano. Il "governo del cambiamento” ha dovuto esibire come successo una specie di acquisto del Colosseo: un accordo patacca che esenta persino formalmente gli altri paesi della UE da ogni obbligo in fatto di accoglienza e di ripartizione, mentre la Germania si riserva di rispedire in Italia i migranti in essa sbarcati.
Merkel esibisce il risultato agli occhi della CSU bavarese, e salva così il proprio governo. Macron sbatte gongolante la permanenza del Trattato di Dublino in faccia a Le Pen e all'Italia. Ma cosa può esibire Giuseppe Conte agli occhi di un'opinione pubblica cui aveva annunciato la svolta? La verità è che il tiro alla fune ipocrita tra gli Stati europei sulla gestione dei flussi migratori continuerà inalterato, e che le stesse parole sibilline di un accordo finto saranno usate dagli uni contro gli altri senza risparmio di colpi nel nome degli interessi nazionali. Ovunque si continuerà a far credere ai propri lavoratori, precari, disoccupati, che il loro nemico è lo straniero, secondo quell'impasto di nazionalismo e xenofobia che oggi concima un senso comune diffuso.

Tuttavia dietro il sipario della recita ipocrita e delle contraddizioni imperialiste si nasconde il vero contenuto concreto dell'accordo: la militarizzazione della frontiera esterna dell'Unione Europea, con la piena copertura delle Nazioni Unite. Questo, e solo questo, è l'accordo vero del 29 giugno. Erdogan riceve altri tre miliardi per blindare la frontiera balcanica. Altri 500 milioni vanno al Fondo fiduciario per l'Africa, per recintare la frontiera sub-sahariana. Imprecisate piattaforme di sbarco extra-UE dovrebbero essere aperte in Algeria, Egitto, Libia, Tunisia, col tentativo di accollare loro - con destinazione definitiva - la gran parte del carico dei migranti: un gigantesco deposito di carne umana destinato ad arbitri ed abusi. (Se poi i corrotti governi nord-africani opporranno resistenza si cercherà di oliare la loro disponibilità.)
Infine la Guardia Costiera libica, con le nuove motovedette fornite da Salvini, ottiene pieni poteri nel Mar Mediterraneo mentre si chiudono i porti italiani alle Ong persino per i rifornimenti. Ciò che significherà una cosa sola: nuove stragi di naufraghi per mancato soccorso e ulteriori segregazioni nei campi lager libici, luogo quotidiano di stupri, torture, commercio degli schiavi.

L'accordo del 29 giugno è la riprova, una volta di più, che l'unica possibile Unione (capitalistica) europea è quella contro gli sfruttati: contro i propri lavoratori e contro gli oppressi di ogni colore.
Per questo “Prima gli sfruttati”, al di là di ogni frontiera, è ovunque l'unica risposta. A partire dall'opposizione al governo capitalista di casa propria.
Partito Comunista dei Lavoratori