♠ in Casapound,fascismo,Fedeli,Flavia Lavinia Cassaro,licenziamento,magistratura,Meloni,polizia,Renzi,Salvini,SAP at 07:43
14 Giugno 2018
Il licenziamento dell'insegnante Flavia Lavinia Cassaro per le sue urla in piazza contro la polizia durante una manifestazione antifascista non è un semplice fatto di cronaca, e neppure un ordinaria ingiustizia. È qualcosa di più: il sintomo di un salto di qualità delle politiche reazionarie.
Il provvedimento è una enormità dal punto di vista giuridico. Le accuse contro l'insegnante non riguardano affatto il suo lavoro. I citati “problemi di relazione con i colleghi e con gli alunni che generano tensione e disagio” sono un riferimento del tutto generico, non sono mai stati oggetto di misure disciplinari, e tanto meno configurano un reato. L'insegnante viene licenziata per il solo fatto di aver gridato la propria rabbia contro la polizia che proteggeva il comizio di CasaPound. Più precisamente per il fatto che le sue parole non avrebbero rispettato la “continenza formale”, cioè sarebbero state “eccessive”. Tutelare i fascisti è “continente”, protestare è reato se la protesta si rivolge contro la polizia che li tutela.
Un licenziamento, dunque, per un supposto... eccesso verbale? La verità è che il licenziamento è squisitamente politico. Fu chiesto a reti unificate da Matteo Renzi e dalla ministra Fedeli. Ma soprattutto è stato chiesto da Matteo Salvini e da Giorgia Meloni, numi tutelari di Polizia e Carabinieri. Non a caso il Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), legato a Fratelli d'Italia e soprattutto alla Lega, ha applaudito il licenziamento con parole emblematiche: “Finalmente è stato affermato il principio del rispetto della divisa e delle persone che l'indossano”.
Il nuovo ministro degli Interni Matteo Salvini vede dunque a ragione in questa sentenza l'inaugurazione di un nuovo corso. “È finita la pacchia” non è rivolto solo contro i migranti, ma contro tutti i disturbatori dell'ordine costituito. È la legittimazione preventiva e annunciata della mano pesante, da parte della Polizia e della magistratura. È l'incoraggiamento ai peggiori sentimenti reazionari.
CasaPound esulta per il licenziamento di Lavinia. Noi siamo con lei, per il suo reintegro al lavoro, per un'immediata iniziativa di mobilitazione contro la misura vergognosa che l'ha colpita. Una mobilitazione doverosa da parte di tutte le organizzazioni sindacali e antifasciste.
Il provvedimento è una enormità dal punto di vista giuridico. Le accuse contro l'insegnante non riguardano affatto il suo lavoro. I citati “problemi di relazione con i colleghi e con gli alunni che generano tensione e disagio” sono un riferimento del tutto generico, non sono mai stati oggetto di misure disciplinari, e tanto meno configurano un reato. L'insegnante viene licenziata per il solo fatto di aver gridato la propria rabbia contro la polizia che proteggeva il comizio di CasaPound. Più precisamente per il fatto che le sue parole non avrebbero rispettato la “continenza formale”, cioè sarebbero state “eccessive”. Tutelare i fascisti è “continente”, protestare è reato se la protesta si rivolge contro la polizia che li tutela.
Un licenziamento, dunque, per un supposto... eccesso verbale? La verità è che il licenziamento è squisitamente politico. Fu chiesto a reti unificate da Matteo Renzi e dalla ministra Fedeli. Ma soprattutto è stato chiesto da Matteo Salvini e da Giorgia Meloni, numi tutelari di Polizia e Carabinieri. Non a caso il Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), legato a Fratelli d'Italia e soprattutto alla Lega, ha applaudito il licenziamento con parole emblematiche: “Finalmente è stato affermato il principio del rispetto della divisa e delle persone che l'indossano”.
Il nuovo ministro degli Interni Matteo Salvini vede dunque a ragione in questa sentenza l'inaugurazione di un nuovo corso. “È finita la pacchia” non è rivolto solo contro i migranti, ma contro tutti i disturbatori dell'ordine costituito. È la legittimazione preventiva e annunciata della mano pesante, da parte della Polizia e della magistratura. È l'incoraggiamento ai peggiori sentimenti reazionari.
CasaPound esulta per il licenziamento di Lavinia. Noi siamo con lei, per il suo reintegro al lavoro, per un'immediata iniziativa di mobilitazione contro la misura vergognosa che l'ha colpita. Una mobilitazione doverosa da parte di tutte le organizzazioni sindacali e antifasciste.