31 Gennaio 2023
Lo Stato che sta infliggendo la morte a Cospito parla di violenza, quando la violenza è nella sua natura e nel suo operato. Ma questa violenza è legittima, perché è istituzionale
Tutti i poteri dello Stato cercano di scrollarsi di dosso il caso Cospito. Il ministro della “giustizia” Carlo Nordio, cosiddetto garantista, cerca la propria assoluzione morale col trasferimento di Cospito all'ospedale di Milano, ma al tempo stesso si preoccupa di conservare il posto mantenendo intatto il 41 bis. La magistratura della Cassazione rinvia il pronunciamento a marzo forse pensando che la morte di Cospito possa dispensarla da una decisione scomoda. Quanto alla Capa del governo non ha dubbi: “Lo Stato non può cedere alla violenza” dichiara la Giorgia nazionale con riferimento alle manifestazioni degli anarchici caricate dalla polizia, o a qualche innocuo atto dimostrativo.
Nessuna meraviglia. Un governo a guida postfascista non ha per definizione sensibilità democratica e umanitaria. Tanto più non l'ha verso un anarchico. Il suo scopo è esibire la fermezza dello Stato borghese contro ogni forma di “sovversione”. Cioè l'assolutezza del potere. E tuttavia colpisce l'infinita ipocrisia degli argomenti portati: «garantire la sicurezza collettiva, respingere il principio della violenza»...
Violenza. La Presidente del Consiglio è appena tornata da un viaggio in Libia nel quale ha assicurato alla guardia costiera libica altre cinque motovedette con cui riacciuffare in mare i disperati che cercano la fuga per riportarli nei lager della tortura e degli stupri. La liberalizzazione degli appalti, l'estensione dei contratti a termine, lo sfruttamento del lavoro gratuito degli studenti, sono leggi moltiplicatrici di omicidi. Il taglio della sanità pubblica dopo anni di pandemia – per pagare il debito alle banche e ingrassare la sanità privata – moltiplica lite d'attesa ormai infinite, con l'inevitabile strascico di morti. L'incremento progressivo delle spese militari sino al 2% del PIL è in preparazione di guerre future e delle relative carneficine annunciate. Tuttavia questa violenza assassina è pienamente legittima in quanto istituzionale. E anzi viene celebrata come doverosa e virtuosa non solo dal governo a guida postfascista ma anche dall'opposizione liberale. Per non parlare dei governi della UE e delle diplomazie imperialiste di mezzo mondo. Incluse quelle “democratiche”.
Eppure la denuncia è puntata sulla “violenza” di Alfredo Cospito, il suo «inaccettabile ricatto», la sua «minaccia allo Stato di diritto». Che consiste nel lasciarsi morire per contestare il 41 bis. Un trattamento inumano, progressivamente inasprito negli anni, che trasforma la galera in tortura: uno stato di isolamento fisico e mentale da ogni forma di relazione, fosse quella di un congiunto, di un libro, di una fotografia appesa al muro, di un pezzo di carta e di una penna. Una pena di morte celebrale persino più crudele di quella fisica, tanto più se combinata con l'ergastolo. Cospito “minaccia” di darsi la morte per contestare la morte inflitta dallo Stato. Lo Stato sta infliggendo la morte a Cospito per tutelare il proprio diritto alla forza, sino alle estreme conseguenze. Non è francamente rivoltante tutto questo?
Sta di fatto che dopo anni di populismo giudiziario, la linea della fermezza fa strage di cervelli e di umanità. Anche nel cosiddetto campo democratico. Il decantato Camillo Davigo invoca durezza “contro il ricatto” e irride Cospito: “i militanti dell'IRA sono morti davvero per fame”, un po' per dire che Cospito sta in realtà recitando e un po' perché in fondo un morto in più non sarebbe né uno scandalo né una tragedia. Il Fatto Quotidiano di Travaglio (31 gennaio) va più in là e pubblica le dichiarazioni “sovversive” di Cospito prima della sua assegnazione al 41 bis, per sottolineare che finalmente il 41 bis lo ha messo a tacere. Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle, che ora si vorrebbe democratico e progressista, plaude naturalmente a Travaglio e all'intransigenza della magistratura C'è solo da rabbrividire a pensare che questo circo giustizialista sia stato eretto a bandiera per anni dalla cosiddetta sinistra radicale. Pensiamo solo alla figura di Ingroia... Quanto a De Magistris, prima ha dichiarato che Cospito non è una vittima perché è responsabile di violenza, poi ha convenuto su una timida richiesta di revoca del 41 bis nei suoi confronti. Insomma, un colpo al cerchio e uno alla botte per tenersi buoni tutti i suoi supporters.
Noi invece sin dall'inizio abbiamo trovato naturale difendere Cospito dalle grinfie dello Stato e richiedere la cancellazione generale del 41 bis. Senza contorcimenti e opportunismi. Siamo leninisti, dunque lontani dall'anarchismo. Abbiamo sempre combattuto l'azione terrorista, anche in anni difficili, considerandola impotente contro lo Stato e funzionale di fatto al suo rafforzamento. Ci battiamo per una prospettiva di rivoluzione di classe e di massa, la sola capace di rovesciare l'ordine esistente. Rivendichiamo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici come unica forma di vera democrazia. Ma proprio perché rivoluzionari, inguaribilmente contrapposti allo Stato borghese, difendiamo dalla repressione dello Stato tutti coloro che lo combattono dal versante degli oppressi, fosse pure con mezzi e concezioni sbagliate. Non siamo neutrali tra lo Stato e un compagno prigioniero. È il metodo di Lenin, di Trotsky, dei partiti comunisti delle origini. È il codice morale cui ci ispiriamo.