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A sostegno della campagna "Ci vuole un reddito"


 Il 27 maggio è tenuta a Roma una manifestazione unitaria di diverse organizzazioni sindacali, strutture e reti di movimento, a sostegno della campagna “Ci vuole un reddito”. Il PCL sostiene questa campagna.


Il decreto lavoro del primo maggio del governo a guida postfascista ha attaccato frontalmente il vecchio reddito di cittadinanza, cancellandolo per centinaia di migliaia di poveri e limitandolo pesantemente per altri. L'obiettivo è favorire il potere di ricatto delle imprese e le pratiche di supersfruttamento, e al tempo stesso liberare risorse per la riduzione delle tasse sui profitti. Il tutto in perfetta connessione con l'allargamento del precariato attraverso la riduzione ulteriore della causali per i contratti a termine e la nuova liberalizzazione dei voucher. L'operazione sul cuneo fiscale, caricata sul debito pubblico e quindi a carico dei salariati, è solo lo specchietto per le allodole di questa politica: un tentativo scoperto di contrapporre i salariati ai disoccupati.

La campagna “Ci vuole un reddito” ha dunque un contenuto altamente positivo. Come positivo è il fronte unitario che si è determinato attorno ad essa. I comitati unitari a difesa del reddito ne sono l'espressione, a partire dal Meridione.

Al tempo stesso, è sempre più necessario collegare la battaglia sul reddito a una piattaforma di mobilitazione generale che contrasti le operazioni divisorie del governo e unifichi contro di esso l'intero blocco sociale alternativo. Non si tratta di sommare la carta delle doglianze e delle critiche alle misure del governo, ma di far emergere una piattaforma rivendicativa unificante che milioni di salariati, precari, disoccupati, possano avvertire come propria. A partire dalla rivendicazione di un salario minimo intercategoriale di 1500 euro, di un aumento salariale generale di almeno 300 euro netti, di una riduzione dell'orario a 30 ore pagate 40, di un raddoppio dell'investimento pubblico nella sanità, nell'istruzione, nel riassetto idrogeologico del territorio, pagato da una patrimoniale straordinaria del 10% sul 10% più ricco e dalla cancellazione del debito pubblico verso le banche.

Solo una piattaforma di lotta generale può tracciare il confine di classe tra sfruttatori e sfruttati, scomporre il blocco reazionario, dare un senso riconoscibile all'opposizione sociale. Solo una mobilitazione nazionale prolungata attorno a questa piattaforma può rovesciare i rapporti di forza e riaprire dal basso una prospettiva politica alternativa: quella di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici.

Unire le mille lotte in una lotta sola, generale, di massa significa battersi per una direzione alternativa del movimento operaio contro l'attuale burocrazia sindacale, la prima responsabile della pace sociale e della deriva reazionaria dello scenario politico. Come significa battersi contro ogni logica di frammentazione ed autocentratura minoritaria, purtroppo presenti nel sindacalismo di classe, una logica più attenta alla conservazione della propria sigla che allo sviluppo e all'unificazione del movimento operaio.

La più ampia unità di lotta per una svolta radicale del movimento operaio è più che mai la nostra parola d'ordine, che porteremo anche nella campagna "Ci vuole un reddito".

Partito Comunista dei Lavoratori