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Nessuna
aspettativa per i lavoratori se non nelle lotte!
Il
contesto è chiaro a livello internazionale e, a maggior ragione in
Francia: la borghesia è in una fase di crisi acuta dalla quale non
uscirà facilmente. Da qui il senso dell'offensiva capitalista
attuale, ovvero infliggere un attacco senza precedenti recenti alla
classe operaia.
E
ciò porta direttamente a dei fenomeni di regressione politica e
sociale delle forze borghesi: nel quadro di una crisi persistente, la
sinistra riformista tradizionale al governo dopo aver illuso la
classe operaia si fa espressione, spesso incarnazione, dell'offensiva
reazionaria capitalista e favorisce la proliferazione di forze di
estrema destra, xenofobe e populiste. Le forze riformiste borghesi,
che nel periodo 2008- 2012 avevano cavalcato l' illusione delle masse
con promesse di riforma sociale e di rinnovo del welfare, hanno
quindi messo da parte per un momento la destra storica, ma hanno
presto prodotto il presente risultato suicidandosi politicamente e
hanno chiaramente tradito e peggiorato la condizione della classe
lavoratrice, dei giovani,i quali vivono la maggior parte della loro
esistenza lavorativa e educativa in un panorama stagnante, dove la
crisi é una costante che cancella un futuro e ferma il presente.
La
base da cui partire, quindi, parlando delle elezioni presidenziali
francesi in questo quadro é che la classe lavoratrice non può
riporvi alcuna aspettativa, che non sia quella nelle lotte, unica
vera via per imporre rivendicazioni in grado di incidere.
Si
tratta inoltre di elezioni presidenziali che si collocano in uno
scenario potenzialmente molto sfavorevole alle forze riformiste e
reazionarie presenti, in quanto il prodotto della scorsa della
primavera, ovvero il movimento contro la Loi Travail et son monde, è
più che presente e sfida il clima di calma sociale che si vuole
imporre dall'alto.
A
partire dai giovani- La regola della precarietà verso l'
uberizzazione.
In
Francia, la disoccupazione giovanile è al 25%, anche al 40% in
alcune zone. I giovani sono fra i primi rappresentanti della
precarietà diffusa, in quanto anche il possesso di un diploma non
costituisce una garanzia di un futuro impiego. In più, anche
decidendo di proseguire gli studi, una larga percentuale di studenti
francesi, il 40%, é obbligata a lavorare- cosiddetti jobs
étudiants (spesso iper
ricattati sotto foodora, deliveroo, etc)- in
contemporanea con l' università, per appunto potersela finanziare.
Università nelle quali le condizioni di lavoro si degradano sempre
di più, governo dopo governo.
Non
a caso, Hollande nella campagna 2012 avevo fatto dei giovani e dell'
istruzione un caposaldo del proprio programma e, infatti, non si é
risparmiato in quanto a relative riforme. A partire dalle università
appunto, dove ha fatto votare una legge Loi Fioraso
che prevede la fusione di varie facoltà in ottica di riduzione dei
costi di gestione e servizio, implicando una riduzione dei posti di
lavoro, soppressione di corsi di laurea, un aumento di studenti nelle
classi e dunque una degradazione generale delle condizioni di studio,
ma anche di lavoro per dipendenti e insegnanti. Una legge che inoltre
prevede una strutturazione dei percorsi formativi in funzione dei
bisogni delle imprese locali. Ma l'azione di riforma del governo sul
fronte scuole e università non si ferma a questo, ma anzi ha
continuato il disegno filo-padronale di un' università modellata
sulle necessità economiche delle grandi industrie del paese grazie a
una legge, approvata a fine 2016, introduttiva del numero chiuso nei
masters, cioé una selezione classista che favorirà soltanto gli
studenti più abbienti che potranno riorientarsi, mentre invece chi
non se lo potrà permettere sarà costretto ad abbandonare gli studi.
Quindi,
un' altra prova del fatto che, per innalzare i profitti in tempo di
crisi, i primi ad essere attaccati sono i diritti dei giovani,
studenti e lavoratori. Contro questa offensiva all' indirizzo dell'
insegnamento superiore, si stanno costruendo mobilitazioni nel paese:
a Tolosa e in varie università a Parigi (Paris 3 e Paris 7 es.),
dove attraverso assemblee generali si dà corpo ad una risposta per
rivendicare delle condizioni di studio e di vita degne.
Premessa
e bilanci.
E' necessario quindi fare un breve bilancio di quello che è stato il
quinquennato di Hollande, in particolare questi ultimi due anni.
L' introduzione dello stato d' emergenza ha costituito un gravissimo
attacco alle libertà e i diritti fondamentali: fin dall'inizio
infatti, chiaramente, i destinatari effettivi sono stati i
lavoratori. Già dall'autunno prima degli attentati a Parigi, si
registravano un certo numero di scioperi economici e politici sparsi
per il paese. Accanto alla crescita delle mobilitazioni diffuse si é
infatti prodotta una gravissima censura ed è stato messo in moto un
potentissimo meccanismo di repressione delle lotte, con divieti di
manifestare, divieti di assembramento, rappresaglie sui luoghi di
lavoro, strapotere alle forze dell'ordine e una profonda lesione alla
dignità personale dei lavoratori e studenti nelle piazze:
manifestazioni semi autorizzate e ingabbiate( ovvero con un
dispiegamento immane delle forze dell'ordine a circondare e chiudere
i percorsi), perquisizioni all'entrata e all'uscita dei cortei,
persona per persona, con palpeggiamenti e percosse.
E' utile poi precisare la portata antioperaia di questo
provvedimento, creato appositamente e applicato tre volte dalla
Francia gaullista per far fronte ai moti indipendentisti algerini
(FLN) durante la guerra d' Algeria (1954-1962). Applicato altre volte
oltre mare negli anni ottanta e, più recentemente, nel 2005 in
banlieue a Parigi per far fronte alle proteste che scoppiarono a
seguito della orribile morte di due ragazzi, in fuga dalla polizia.
Dal 15 novembre 2015 é stato ormai prolungato per 5 volte.
Alla questione dello stato di emergenza si collega anche la
situazione relativa allo stato delle forze dell'ordine, essendo che
il Ministro dell' Interno vede i suoi poteri raddoppiati: in questo
quadro si inserisce infatti il nuovo procedimento di riforma della
pubblica sicurezza, ovvero un ampliamento dell'uso delle armi da
parte della polizia, aumento dei controlli di identità e delle
perquisizioni, alleggerimento dei parametri di legittima difesa
(ovvero la possibilità di sparare, se l' interpellato non ottempera
all' ordine di fermarsi per due volte di seguito) e l' innalzamento
delle pene per reati d' oltraggio, violenza contro pubblico ufficiale
e simili.
Un ''libera tutti'' delle forze dell' ordine per continuare a
spadroneggiare nei quartieri popolari (da ultimo, lo stupro di Thèo
a Aulnay- sur- Bois) e reprimere le lotte: in Francia attualmente
sono circa 2000 i processi a carico di militanti sindacali e
attivisti politici di estrema sinistra, scattati nel corso del
movimento contro la Loi Travail.
Emblematico il caso Goodyear (otto ex- dipendenti sindacalisti CGT
per i quali sono stati disposti nove mesi di prigione per aver voluto
difendere il proprio impiego contro la chiusura dello stabilimento
nel 2014). Un altro esempio é quello di uno studente dell'Università
di Paris X Nanterre: da semplice accusato, si trova ormai da 10 mesi
in detenzione provvisoria in attesa di un processo non ancora fissato
(l' arresto preventivo in Francia, attualmente, può prolungarsi fino
a tre anni). O quello della repressione che subiscono i liceali,
soprattutto dei quartieri: l' ultimo caso la serie di proteste
organizzate in Justice pour Théo, dove la polizia arrivata in gran
forze, carica, ferma vari studenti, la maggior parte dei quali
minorenni, con rischio denuncia, notte in commissariato con percosse
e, solitamente, comparizione immediata come a Levallois (banlieue di
Parigi).
Tutto per reprimere la protesta organizzata contro i provvedimenti
filo-padronali che hanno caratterizzato l' operato di Hollande e
quindi del Partito Socialista alla guida del paese: ovvero la Loi
Hamon( via libera a concorrenza fra imprese e deregolamentazione), il
Credito di Imposta per la competitività e l' impiego CICE( che
offriva 20 miliardi di euro alle grandi imprese, quando il salario
minimo SMIC é stato aumentato di 9 centesimi in gennaio 2016), l'
Accordo Nazionale Interprofessionale ANI e la Loi Macron che hanno
preparato il terreno per quella che è stata la Loi Travail,
approvata con il 49.3, cioè con la fiducia, l' 8 agosto 2016.
Da ultimo recentemente vi è stata l' approvazione di una misura di
legge volta a depenalizzare una serie di reati come l' abuso di
ufficio e vari in ambito corruzione/ estorsione, proprio in seguito
agli ''scandali'' che hanno colpito la maggioranza dei candidati,
ovvero Fillon, Le Pen e Macron.
Avanguardia
di lotta.
E, in tutto ciò, la Loi Travail inizia ad essere applicata, mentre
in contemporanea riprendono gli scioperi non solamente economici,
come le giornate nazionali del 6 e del 7 marzo dove le Poste, la
Sanità e i Centri per l' impiego sono massivamente scesi in piazza
contro privatizzazioni, soppressione posti, chiusura uffici,
riduzione mezzi, orario e salari.
Attorno a questa grande giornata di mobilitazione, che ha visto anche
una partecipazione studentesca contro la selezione in master e le
fusioni, si produce un' ulteriore dimostrazione di come la scorsa
primavera abbia generato un livello di coscienza tale da essere
difficile da sedare e mettere a tacere.
Proprio dalle facoltà è partita, in larga parte, la protesta il 9
marzo e, a livello sindacale, i militanti si sono distinti dai
vertici ancorati all'idea di un dialogo sociale possibile, costruendo
reti tali radicalizzare tanti giovani lavoratori e intere categorie
(esplosione della rabbia dei portuali di Le Havre e il blocco delle
raffinerie).
Attualmente in Francia
la stampa registra una media di 176 conflitti al giorno, ad esempio
solo contando la settimana che va dal 6 febbraio al 10 febbraio 2017
(245, 150 e 115 le tre settimane precedenti). Le due settimane
precedenti dunque, con 245 e 150 conflitti al giorno, registravano
delle giornate nazionali di mobilitazione che quindi aumentavano le
cifre, mentre nell'ultimo periodo in questione le 176 vertenze in
corso si sono svolte in assenza di appelli nazionali. Si tratta di un
record senza precedenti recenti.
Si ha una progressione
regolare e questa si può tradurre anche in un' esplosione sociale
generalizzata. Con tale aumento di mobilitazioni, cresce lo scarto
tra la rappresentazione politica o elettorale e le preoccupazioni, i
bisogni della classe, poiché questa collera sociale non si collega a
nessuno dei candidati borghesi. La rabbia popolare potrebbe
rapidamente cercare e trovare un' espressione pubblica. Le
manifestazioni in seguito allo stupro di Théo perpetrato dalla
polizia, avvenuto giovedì 2 febbraio 2017, annunciano una delle
prime riprese sul piano dell'inversione dei rapporti di forza.
Il livello medio della
conflittualità sociale ha avuto certamente un nuovo picco con le
giornate di sciopero del 6, 7 e 8 marzo 2017.
Bisogna puntualizzare
che l' anno passato era in un' atmosfera simile, ma di intensità
minore a fine gennaio/ inizio febbraio- in particolare fine febbraio/
inizio marzo( dove il numero medio di vertenze era di 130 al giorno),
che é nato il movimento generale contro la Loi Travail il 9 marzo
2016.
E' nel settore
dell'educazione nazionale, seguito da quello della sanità, che si
conta il maggior numero di scioperi. La lotta degli Atsem, educatori
della scuola d' infanzia, contro la soppressione di classi e il calo
di ore, certamente ha contribuito al rilancio attuale.
Ben evidenziata la
forza motrice di alcuni settori d' avanguardia, quest'anno ci sono
tutte le condizioni affinché la quantità di vertenze si diffonda,
generalizzando lo scontro.
Il settore della sanità
pubblica riporta, a partire dalle prime due settimane di febbraio,
almeno 84 stabilimenti in protesta.
Ovvero una quantità
maggiore rispetto al mese di dicembre 2016 (78) e più della metà
dell'insieme di quelli verificatisi nel mese di gennaio 2017 (144)
nella medesima categoria.
Nel complesso, è soprattutto la funzione pubblica che è in lotta,
senza contare poi i lavoratori intermittenti, i disoccupati e i
precari contro la riforma dei sussidi di disoccupazione o i
ferrovieri contro la riforma di privatizzazione delle ferrovie.
Dal movimento contro la Loi Travail, catalizzatore di molteplici
scioperi economici e conflitti sociali in più settori, è stato
rimesso quindi in primo piano il ruolo decisivo della classe operaia
(da rimarcare che la congiunzione dello sciopero nelle raffinerie,
fra i portuali e fra i ferrovieri ha fatto tremare la classe
dirigente), e questo é il risultato: una coscienza diffusa che,
malgrado il mancato appello passato al ''tutti insieme'' e allo
sciopero generale, continua a farsi sentire, nella riproposizione di
quelle stesse parole d' ordine.
L' auto-organizzazione dei lavoratori e degli studenti è tale, anche
se in costruzione, da non poter essere messa a tacere facilmente dal
processo elettorale della borghesia e dalle sue frange repressive.
Avanguardia
larga- Basta con la filosofia del ''male minore'', vogliamo tutto!
Il leitmotiv della ''sinistra riformista per scacciare la destra, del
meno peggio'' è più che mai anacronistico, soprattutto nel contesto
francese attuale dove i padroni che giustificano licenziamenti,
delocalizzazioni, smantellamenti di intere produzioni in nome del
calo di profitti e bilanci negativi, in realtà già godono dei
benefici che la Loi Travail ha dato loro. Dicono ai lavoratori, agli
studenti che c'è tanta crisi, che bisogna accontentarsi di un lavoro
misero, sottopagato e da sfruttati...Ma quante imprese sono realmente
fallite, quante azioni perse? No, perché, il padronato francese,
dicono i dati, é in buonissima salute: solo nell' ultimo trimestre
del 2016 i dividendi versati agli azionari sono aumentati dell'11,2%,
cioé di 35 miliardi di euro. Il 2016, nel complesso, ha visto gli
azionisti( tra cui BNP Paribas esperta nel commercio di armi in Medio
Oriente) del CAC 40- principale indice borsistico francese, ed uno
dei più importanti del sistema Euronext, spartirsi ben 75 miliardi
di euro di dividendi. Contemporaneamente il governo Hollande ha dato
22 miliardi ai padroni a titolo di credito di imposta per accrescere
la competività sul mercato. Ma tutto ciò, presentato come una
misura per favorire le assunzioni, ha avuto l' effetto opposto,
ovvero il proseguimento dell'ondata di licenziamenti.
Un esempio su tutti, il caso dell'accordo di competitività Renault
firmato da confederali il 31 dicembre 2016 (aumento ore di lavoro,
straordinario non a parità di salario, aumento della produzione e
quasi 7 000 licenziamenti, etc.) o di quello della PSA di luglio
2016, sempre sulla stessa linea: ovvero quando il dialogo sociale é
un altro aspetto dell'attuale offensiva senza precedenti contro le
condizioni di lavoro ora in Francia.
E'
dunque a partire da tutto ciò, che da queste elezioni la classe
operaia, a maggior ragione, non otterrà niente, come non dovrà
fidarsi dei proclami anti- sistema e ''rinnovatori'' provenienti dai
candidati borghesi.
Innanzitutto
da destra, dove Macron e Fillon rivaleggiano fra loro per chi debba
offrire al padronato i lavoratori più ricattabili e a buon mercato,
per accattivarsi i più ricchi e accrescere i ranghi dei più poveri.
Per
esempio Fillon, che spiega ai lavoratori l' ineluttabilità dei
sacrifici in tempo di crisi: infatti, per farvi fronte, aveva
impiegato fittiziamente per anni moglie e figli in Parlamento per una
somma come un milione di euro! Ma questa é stata la scelta dei
Republicains LR, nel tentativo di restituire un' immagine di rigore e
stabilità in salsa ultra- cattolica (antiabortista e omofoba) e
reazionaria. Nonostante il processo intentato a suo carico, le
smentite e i tentativi di sottrarsi alla giustizia non mancano,
complice l' omertà di un' intera classe dirigente; contrariamente a
quello che succede dal lato dei lavoratori e degli studenti, il lato
dei fermi per aver lanciato una pietra, degli arresti preventivi e
del carcere per avere difeso il proprio posto di lavoro. Si ha dunque
ragione di credere che disporre dei fondi pubblici per arricchirsi
sia la routine, anche se a farlo é l' ex primo ministro del governo
Sarkozy (2007- 2012) che non si vuole dimettere come, al contrario,
hanno già iniziato a fare molti del suo staff.
Tutto
ciò nel seguente quadro di un programma che prevede fra le tante
misure antioperaie: un taglio di 100 miliardi alla spesa pubblica
(pari all'8% del totale) in cinque anni; cinquanta miliardi di
riduzione della pressione fiscale diretta (40 per le imprese e 10 per
le famiglie); aumento del 2% dell'Iva (circa 16 miliardi) per non
diminuire gli oneri contributivi a carico delle aziende;
cancellazione dell' imposta patrimoniale (5,5 miliardi) per non fare
fuggire i ''ricchi''; abolizione della durata legale dell'orario di
lavoro settimanale (cancellazione, cioè, delle 35 ore) lasciando
alle singole aziende la possibilità di stabilire gli orari in sede
di concertazione, nel rispetto del solo limite europeo delle 48 ore
settimanali; aumento dell'età pensionistica a 65 anni entro il 2022;
diminuzione progressiva delle indennità di disoccupazione. Senza
citare il versante sicurezza genere guerrafondaio, fra proposte di
leve obbligatorie, aumento dell'esportazione di armi (campo in cui la
Francia è il terzo paese a livello mondiale) e dei dispositivi
''anti-terrorismo'' da saggiare sulla pelle dei giovani delle
banlieues e dei compagni.
Al
contrario, invece, c'é chi, come lo yuppie Macron, continua la
scalata ai vertici del potere: dall' ENA( Ecole Nationale
Administration, uno dei luoghi d' élite di riproduzione della classe
dirigente francese), all' approdo fra i consiglieri di Hollande come
rampollo promotore degli interessi del gran padronato, cosa che gli
garantisce poi un posto alla Rotschild. L' esperienza acquisita al
soldo dei padroni, gli frutta la carica di Ministro dell' Economia
sempre del governo Hollande, nel corso del quale non solo promuove la
Loi Macron di cui sopra, ma si pone anche alla testa del processo di
acquisizione della Piooneer da parte della Francia, per una somma
equivalente a 3,5 miliardi di euro. Fondatore del movimento En
Marche! (...contro i lavoratori), colui che ha parlato degli operai
come di '' analfabeti'', il servo del capitale francese promotore
degli interessi della peggio borghesia reazionaria propone quello che
già aveva iniziato durante il governo della sinistra riformista, del
PS di Hollande: una deregolamentazione del mondo del lavoro, taglio
delle tutele e dei diritti sindacali, abbassamento dei costi della
manodopera (salario), svendita dei contributi previdenza a privati e
sgravi fiscali alle imprese, all' insegna della depauperizzazione
della funzione pubblica. L' invito a lavorare sempre di più per
guadagnare sempre di meno mal si concilia, insomma, con il fatto che
Macron stesso guadagnasse più di un milione alla Rothschild. Senza
contare l' assurdità, dopo un simile curriculum filopadronale,
contenuta nella dichiarazione d' essere ''né di destra né di
sinistra'', cosa che non sa neanche di tecnocrate senza partito, ma
solo di servo della borghesia.
Basta
illudersi con candidati borghesi reazionari che non hanno nulla di
nuovo, se non attacchi su attacchi contro i lavoratori e le
lavoratrici in nome della flessibilità e a scapito dello stato
sociale.
A
proposito di ciò, altre proclamazioni assurde e facilmente
smentibili arrivano da Marine Le Pen del Front National, che
ultimamente si è dichiarata anti-sistema: tutto ciò dopo avere
condotto i suoi affari in tranquillità nel pieno del mandato al
Parlamento Europeo, al quale deve un rimborso di 340 000 euro per
avervi impiegato vari amici del FN. Tra l' altro non è la sola: nel
suo partito sono in molti ad essere a stretto contatto con la
giustizia per loschi simili affari che si aggirano sempre sul milione
di euro. Alla resa dei conti, la reazione di Le Pen si è
concretizzata nel rifiuto di rispondere alla citazione in tribunale
opponendo l' <>. Non è invece
certo che i lavoratori, per i quali Marine Le Pen prevede
innanzitutto distruzione della sécurité sociale (sistema sanitario
e assistenza sociale) e dei diritti sindacali a fronte di vari regali
fiscali alle imprese, possano a loro volta utilizzare l' <> rispetto ad un programma populista, xenofobo, amico
dei padroni e rispetto ai 2000 processi politici in atto.
Fillon,
Le Pen, Macron: a dispetto della propaganda, si tratta di tre
prodotti puri del sistema capitalista francese, del quale sono anche
i migliori difensori.
Cosa
si presenta sul versante della sinistra riformista, sulla base del
contesto di crisi precedentemente analizzato?
Riciclatosi
nel suicidio politico del PS Partito Socialista, Benoit Hamon: segno
del rifiuto e incapacità di trarre un bilancio del quinquennato che
ha devastato il mondo del lavoro e i giovani, superando praticamente
Sarkozy.
I
5 anni di PS al potere, dal lavoro domenicale nella Loi El Khomri
alla prosecuzione della demolizione dei servizi pubblici(es.
protection sociale, v. pensioni, sussidi,etc.), vedono Hamon presente
e attivo in linea con il voto di tali misure nefaste e non solo, in
quanto anche Ministro dell' Educazione Nazionale per un periodo e per
questo responsabile di provvedimenti meritocratici e classisti, come
quelli contro le scuole delle banlieues dove, un ampio taglio di
budget, pregiudica di fatto il diritto allo studio degli studenti di
estrazione proletaria.
Non
a caso smentire il programma di Hamon ha come obiettivo principale di
disilludere e risvegliare quella parte di giovani in cerca di un
riferimento. In primis attraverso l' analisi della proposta sulla
revenu universelle (salario universale), una manna dal cielo per le
imprese e un attacco diretto alla contrattazione collettiva: in
concomitanza con l' approvazione della Loi Travail nel decreto che
facilita i licenziamenti, si pone quindi la necessità di mantenere
il potere d' acquisto della prevedibile gran massa dei disoccupati.
E, sempre nell'ottica di favorire le imprese, la revenu universelle
comporta anche l' abbassamento dei costi del contenzioso per
eventuali reintegri, di quelli della manodopera (ce ne sarà meno e
in condizioni di totale ricatto). Il tutto appunto senza sopprimere
sgravi fiscali e incentivi aziendali in nome del profitto.
Il
salario universale/ revenu universelle é una misura dichiaratamente
contro i lavoratori, ma soprattutto contro le lavoratrici: questa
incentiverebbe praticamente il ricollocamento definitivo delle donne
salariate nella sfera domestica, sottoponendole allo sfruttamento e
alla subordinazione del lavoro di cura (poiché, ''in tempi di
crisi'', significherebbe un ammortizzazione dei costi). Ulteriore
pesante ripercussione sulla vita delle donne lavoratrici poi, poiché
la revenu universelle cancellerebbe ogni forma di autonomia ed
emancipazione, donando nuova forza al patriarcato in seno alla
famiglia e in generale, in quanto, nella maggioranza dei casi,
lavorerebbe solo l' uomo. Una misura retrograda e paternalista, atta
ad isolare e a privare di risorse le donne, foriera di
subordinazione, economica e sociale, totale.
Senza
contare che salario universale significa soprattutto, e nella
pratica, distruzione del welfare di assistenza e aiuti sociali.
Infatti,
la riflessione sul tema ha origine da una proposta lanciata al Senato
da liberali come Madelin e Poisson e da Lefebvre, ex ministro di
Sarkozy, mentre a sinistra, da Verdi e Parti de Gauche (Melenchon).
Trattandosi di un dibattito incentrato in particolare sul montante,
tutti i partecipanti concordavano sui presupposti: la soppressione
dell' insieme dei sussidi sociali, per sostituirli con un' entrata
unica (di portata, quindi, inferiore) della quale tutti i cittadini
quali che siano, disoccupato, azionista, giovane, vecchio o
percettore di salario minimo, usufruirebbero. Sotto una vestigia
apparentemente neutra, si cela invece una misura interclassista
contro le fasce di lavoratori socialmente in difficoltà. Un' altra
conferma di quanto, in realtà, questo candidato rimanga un prodotto
di un PS reazionario, poiché si ostina a propinare, in maniera più
o meno nascosta, la storia della pace sociale, il cui eco risuona, a
livello internazionale, negli attacchi alla classe operaia di questi
anni(v. Syriza o Podemos).
Per
cui tale proposta programmatica di Hamon si avvicina piuttosto ad
visione della destra a riguardo: un salario universale versato a
tutti, una sorta di sussidio universale di 750 € al mese, sarebbe
addirittura inferiore alla somma soglia di povertà del paese,
recentemente riformulata ed equivalente a 1000€. Misura la cui
applicazione coinciderebbe con lo smantellamento degli ammortizzatori
sociali per fasce a basso reddito (relativi all' alloggio, alla
famiglia etc.), senza invece unire, al limite, le due cose. Salario
universale o sussidio di sopravvivenza?
Ma
i paradossi continuano: tale provvedimento sarebbe, secondo Hamon, da
mettere in pratica a partire dal 2022, cioé alla fine del
quinquennato!
Nello
specifico, il processo si compone di diverse tappe: la prima, dal
2018, consistente nell' aumento della RSA fino a 600 €;
lo stesso anno, nel ''reddito di sopravvivenza'' a tutti i giovani
fra i 18 e i 25 anni; lanciare infine una '' grande conferenza
cittadina'' per definire il montante e il finanziamento(!) di tale
cosa; infine, estenderla a tutta la popolazione per 750 €. Altro
aspetto interessante, è che quindi sul finanziamento di questa
revenu universelle tutto tace, con un' unica certezza: l' intento,
condiviso ben oltre le frange di Hamon, di sopprimere i prelievi per
servizi sociali e assistenziali dai salari, e di trasferire il
finanziamento sulla base dell'imposta gravante sull'insieme della
popolazione. E' molto chiaro dunque il perché dei liberali difendano
così strenuamente l' ipotesi di questa riforma: si tratta, niente di
meno, che di un abbassamento del costo del lavoro notevole. Il tutto
sulla pelle dei lavoratori, perché le casse delle grandi imprese
francesi e dei grandi padroni non vengono mai citate in queste
occasioni. Casse che vengono rimpinguate grazie allo sfruttamento
della forza lavoro della manodopera salariata. I lavoratori
finanzieranno essi stessi il suddetto sussidio: una divisione della
ricchezza fra poveri. La messa in atto della revenu universelle
distruggerebbe tutto ciò che il lavoro dipendente offre attualmente,
attraverso prelievi di parte del salario: assicurazione pubblica e
obbligatoria contro la disoccupazione, la vecchiaia e la malattia.
Grandi risparmi per i datori con la distruzione del welfare sociale
aziendale, a vantaggio delle mutue private (AXA, ad esempio) e di chi
se le potrà permettere.
Infine
il salario universale sarebbe una scusa perfetta per abbassare il
salario minimo (SMIC) e anche i salari in generale. Con l' effetto
di un aumento dei livelli di sfruttamento e un aggravamento della
precarietà, grazie alle raffiche di licenziamenti.
Chiaramente
quindi, anche Hamon, si colloca in un quadro di soccorso al padronato
alla disperata ricerca di guadagni data dalla caduta tendenziale del
saggio di profitto, un padronato che licenzia massivamente e
introduce l' illusione del lavoro indipendente alla Uber.
La
filosofia dell'uberizzazione e della revenu universelle come
''emancipatrice'', altro non é se non un mezzo necessario al
capitalismo per accompagnare la precarietà e l' abbassamento dei
salari. Accettarla significa accettare l' aumento del peso della
dominazione dei padroni sui lavoratori che subiscono lo sfruttamento
e la disoccupazione quotidianamente.
In
particolare riguardo alla presa che una simile misura può avere in
prima battuta sui giovani, bisogna aggiungere che
la liberazione dal lavoro salariato non può partire da una proposta
simile e da chi la propone (padronato) ma, in via transitoria, semmai
sarebbe dell'ipotesi di un salario studentesco, a fronte del taglio
delle borse e per la difesa del diritto allo studio, che si dovrebbe
discutere.
La
lista dei candidati prosegue con Melenchon e la sua <>: ex mitterrandista, ex deputato dell' Essonne, ex
funzionario del ministero dell' Insegnamento superiore sotto Jospin e
attualmente deputato europeo (Front de gauche 2009 e ora Parti de
gauche, presente in Senato)... Non si può certo affermare che
Melenchon sia un volto nuovo, a dispetto del dinamismo delle
etichette.
Presentatosi
già nel 2012, a questa nuova tornata tenta la carta anti -sistema a
partire dal suo slogan <> -Io
voto e loro se ne vanno, sul modello quasi sia degli indignados
spagnoli, con quali non ha nulla in comune. Senza contare poi la
prova che la sua presenza si manifesti solo in campagna elettorale
attraverso contenitori larghi e apparentemente interclassisti per
radunare semplicemente voti, illudendo -stavolta -quella può essere
una parte della sinistra arresasi alla disfatta del PS, complice
anche il fatto della mancata presentazione del PCF in autonomia,
perché in parte suo sostenitore. Un sondaggio di fine gennaio
collocava il candidato di Franche Insoumise al quinto posto nelle
intenzioni di voto: con il 10% al primo turno, Melenchon sembra
sorpassato dallo sprint che le primarie hanno dato ad Hamon. Malgrado
ciò, sul piano delle alleanze/ equilibri borghesi, Melenchon
rappresenta potenzialmente un ostacolo per i socialisti nel pieno di
un processo di ricostruzione (Hamon) volto a riconquistare la base
persa e a mantenere la fiducia del padronato: infatti non bisogna
sottovalutare l' influenza della France Insoumise in una certa parte
della classe operaia e dei giovani.
La
retorica populista sinistrorsa che, alienata completamente da
qualsiasi tipo di mobilitazione, lotte sociali e ambienti sindacali,
è altro rispetto alle rivendicazioni della classe operaia con cui
Melenchon non ha nulla a che spartire, e così può solo radunare in
maggioranza bacini di giovani piccolo borghesi e borghesi senza
precisi riferimenti politici. A partire dall'opera di lancio
dell'attuale campagna, ''L' avvenire in comune'', a slogan come
''Partecipa alle sesta Repubblica'' o incitamenti alla rinascita
della Francia nazione, si articolano, nella realtà, in un programma
spaventosamente ego-centrato e reazionario, espressioni campiste e
neosovraniste quanto alla questione del Medio Oriente, dei rifugiati,
dell' industria e della sicurezza nazionale.
Non
si parla della classe operaia e dell' abrogazione della Loi Travail
come punti cardine, ma si prosegue sulla strada dell'austerity,
relegando il protagonismo delle masse alla sola fase della campagna
elettorale e questo si nota anche facendo il paragone con il
precedente programma del 2012 dal libro ''L' humain d' abord'' (Prima
l' umano) a ''L' ére du peuple'' (L' era del popolo), composto da
contributi online dei sostenitori. Preso atto dell'aumento
dell'orario di lavoro e sue modificazioni con la Loi Travail,
Melenchon propone una sesta settimana di congedi pagati, una
settimana di 35 ore senza ore supplementari e di 32 ore in caso di
lavoro nocivo e rischioso o notturno: apparentemente attraente per
molti lavoratori dipendenti. La cosa interessante é che, in caso,
prima di vedere la luce, queste proposte dovrebbero passare
innanzitutto da una <>. Si svela quindi, fin dall' inizio, la natura filo
padronale di un programma che non fa che annullare e retrocedere su
diritti sindacali, politici e sociali. Infatti si tratterebbe di
misure dichiaratamente connesse ad una politica di <>, quella in cui si sono imbarcate molte direzioni
sindacali confederali nell'ultimo quinquennato e che ha favorito una
parte sola: quella dei grandi capitalisti francesi. Se questa fosse
la via, cioè di un fantomatico gratificante accordo reciproco fra
padroni e lavoratori, non bisogna illudersi: è sempre il tentativo
borghese di propagandare ''la pace sociale''.
Entrando
nel dettaglio rispetto al paragone fra le due campagne 2012 e 2017,
si nota come le rivendicazioni di Melenchon siano gradualmente
retrocesse da timbro progressista riformista a bisbiglio compiacente
gli interessi della classe dominante. E' palese riguardo al salario
minimo (SMIC): quando nel 2012 Melenchon rivendicava 1 700 euro, oggi
diventano 1 326 netti; modesta rivendicazione rispetto ai 1 424 euro
stimati per <> e ai 1 700 euro
rivendicati dalla CGT!
Denunciare
ciò come qualcosa di insufficiente, regressivo e controproducente
non vuole denigrare la lotta minimale e transitoria alla precarietà,
ma sottolineare come non vi sia corrispondenza con il contesto
attuale di una gravità assoluta (fra inflazione, disoccupazione e
licenziamenti di massa, etc.), dove é e rimane la borghesia la
padrona: oltre all' andamento più che positivo del CAC 40, vi é
appunto il caso dei vertici Renault Nissan, fra cui Carlos Ghosn che
ha guadagnato, in chiusura bilanci 2016, 6,5 miliardi di euro!
Gli
<> tradiscono il proprio nome anche nei
confronti dell'argomento debito pubblico: da annullare parzialmente,
in aggiunta alla creazione di un <>.
Riguardo
a quest'ultimo poi, la diminuzione costante della francese imposta
patrimoniale (ISF Impot sur la fortune) comporta un abbassamento del
budget dello Stato, obbligandolo ad indebitarsi presso grandi banche,
i cui rispettivi proprietari, che con gli interessi dello Stato si
arricchiscono, sono gli stessi beneficiari della riduzione dell'
imposta stessa! Quindi qual è la soluzione per Melenchon, se non
quella di continuare a favorire le banche sottraendo il plusvalore
prodotto dai lavoratori? Non vi é alcuna denuncia del meccanismo del
<< debito>>, astuzia del neoliberismo capitalista e
quindi illegittimo e da abolire completamente, per lanciare invece
una socializzazione del sistema bancario.
Nazionalismo
e protezionismo, altri pilastri programmatici in salsa sciovinista
repubblicana: un servizio civico obbligatorio <> o
gli atteggiamenti xenofobi verso i lavoratori distaccati, sono una
vera e propria incursione sul terreno dei politici più reazionari.
Nessuna
spinta internazionalista e solidale, da parte dell'eurodeputato,
verso rifugiati, lavoratori che fuggono dalle guerre e vivono in
Europa in condizioni misere e indegne; anzi, a volte, anche pronunce
contrarie all'apertura delle frontiere o alla libertà di
installazione. Ancora peggio sulla Siria, dove l' unica direzione si
rivela quella di proseguire nell'alimentare e supportare l'
imperialismo francese e il suo esercito -<< costruire la pace
in Siria>>. La conduzione da un punto di vista nazionale
dell'analisi sulle guerre in corso e la presa di posizione a favore
dell'una o dell'altra borghesia in lotta per l' egemonia in Medio
Oriente: un programma populista costruito su basi filo imperialiste,
neosovraniste e campiste. Prendere le parti delle Stato francese
-dove gli abusi della polizia nelle banlieues arrivano fino all'
omicidio, dove i militanti contro la Loi Travail perdono la vista nei
cortei a causa di flashballs, tisers etc-, e considerarlo <>,
sostenere che la polizia si debba <>
senza smettere di aumentarne lo strapotere, é paradossale, é
lontano anni luce dalla vita e dagli interessi delle classi popolari
francesi. Anche dopo lo stupro di Théo da parte di un gruppo di
poliziotti, Melenchon ha osato parlare di una polizia <>.
Uno
stato che, sulle politiche economiche, deve essere espressione di un
<>, favorito senza altro
dall' uscita dall' UE, per la << sovranità>> dello Stato
-nazione francese. Il protezionismo economico, caro non solo a
Melenchon, ma anche al FN, si fa portatore della stessa logica:
privilegiare le imprese francesi perché ciò permette di
salvaguardare il lavoro in Francia.
L'
esempio della Alstom Belfort é la prova di tale logica filo
padronale: guadagnando un' enormità di profitti, la multinazionale
ha minacciato la soppressione di 600 posti di lavoro con l' annuncio
della chiusura del sito. I partigiani del protezionismo, allora, sono
intervenuti a favore della nazionalizzazione: quella però del
recupero dell'impresa <> previo grande
indennizzo, ovvero soldi pubblici. Perché salvare Alstom con i soldi
dei contribuenti, quando la si potrebbe mandare avanti con quelli
degli azionisti? Perché l' <> che
propone Melenchon, é quello con i capitalisti.
On
contrattaque! Organizziamo la risposta!
La
risposta in questo frangente può essere una sola: quella marxista
rivoluzionaria presente nelle lotte, la sola in grado di esprimere la
situazione della classe e quindi ribaltarla sul piano dei rapporti di
forza nella lotta contro la borghesia. E contro quest' ultima, queste
elezioni presidenziali vedono Nathalie Artaud di Lutte Ouvriere LO e
Philippe Poutou del Nouveau Parti Anticapitaliste NPA schierati.
E
perché la risposta sia più partecipata e meglio organizzata
possibile, si sfruttano tutti i canali disponibili, perché la
dominazione della borghesia reazionaria è tale che anche le elezioni
presidenziali sono un corollario importante e, perché la
demarcazione rispetto alle forze padronali sia la più chiara in
assoluto, le elezioni diventano un mezzo in più a questo fine.
Philippe
Poutou del Nouveau Parti Anticapitaliste è l' unico candidato
operaio e anticapitalista presente in questa campagna, l' unico
candidato alle presidenziali in lotta per difendere il proprio posto
di lavoro. Poutou infatti è un militante sindacale che da anni si
batte contro la chiusura dello stabilimento Ford di Blanquefort (33).
Dal 2007 il colosso dell'automobile ha minacciato lo smantellamento
della fabbrica, ma la mobilitazione costruitasi attorno alla forza
dell' auto-organizzazione (grazie alla tenacia della CGT Ford) nel 2008
ha fatto sì che Ford fosse costretta a ritirare le minacce e a
rilanciare nuovamente la produzione. Attualmente però sugli operai
pesano nuove minacce: si prospetta un fermo dell' attività per la
fine del 2018; ma i lavoratori, forti della passata esperienza, da
gennaio stanno organizzando una serie combattiva di scioperi a
scacchiera, sui turni, per filiera, blocchi autostradali e sit-in per
costringere l' azienda a ritrattare. Nell'organizzazione della
vertenza, Poutou si batte per difendere il proprio posto lavoro e gli
altri 600 CDI che Ford vuole sopprimere nel 2018.
La
candidatura di Poutou, poiché ricorda ai padroni la capacità e la
forza della classe operaia che non lascia niente e vuole tutto,
costituisce una grande minaccia per la classe dirigente che,
nonostante i tentativi vari di boicottaggio, censura e allontanamento
dalla scena mediatica, non può ignorare a lungo i bisogni e le
rivendicazioni dei lavoratori, dei giovani, degli studenti, delle
donne e dei precari che dall'anno scorso assediano i suoi palazzi.
Dopo
cinque anni di politiche antisociali al servizio delle associazioni
padronali e dei ricchi, i lavoratori non vogliono più subire
passivamente licenziamenti, lavoro precario, salari da fame, sono
stanchi di pagare la crisi del capitale. La candidatura di Poutou,
lontana da ogni personalismo reazionario, irrompe nello scenario
elettorale borghese per rovinare i piani padronali di imposizione
della pace sociale, ed é una voce militante in più dei lavoratori
organizzati, degli scioperi diffusi, degli studenti e dei migranti e
il programma infatti lo conferma e ribadisce: quelle erano e sono le
rivendicazioni del movimento contro la Loi Travail.
La
realtà dello stato attuale delle cose le pone come imprescindibili.
A
partire dall' interdizione dei licenziamenti attraverso l'
espropriazione di tutte le aziende, tutti i settori e i gruppi che
progettano di sopprimere posti, di fermare o mettere in atto dei
piani di licenziamenti; l' accesso alle scritture contabili da parte
dei lavoratori e dei giovani. Da settembre 2016 sono stati annunciati
più di 40 000 licenziamenti entro la fine dell' anno stesso. Tutti i
settori sono coinvolti: da SFR (5000) a Alstom, General Electric,
Areva, IBM, Intel, Servier, Société Générale, Sanofi, Vallourec,
Michelin, Latécoère, Carrefour. I padroni li chiamano con diversi
nomi: <>, <>
o ancora <>, ma la miseria che vi si cela
ò la realtà per moltissimi lavoratori. La lista cresce poi con la
tecnica, ormai rodata nelle aziende, delle pressioni per le
<>, pena il licenziamento in
tronco. Dal 2008, con la messa in atto della <>, sono circa 320 000 i contratti che in media
vengono interrotti ogni anno, senza contare quelli meno visibili
perché a seguito di ''accordo reciproco''. In Francia si verificano
una cosa come 55 000 licenziamenti al mese, dei quali il 75% per
<>. Conseguentemente i licenziamenti
formalmente economici sono sempre meno e questo favorisce le imprese
in quanto il numero delle impugnazioni continua a diminuire a causa
dell'innalzamento dei costi delle procedure, a fronte poi delle
sempre più scarse possibilità di vittoria. Avere accesso alle
scritture contabili costituisce così un aggiunta programmatica
necessaria affinché i lavoratori minacciati conoscano lo stato reale
delle imprese, sempre nell'ottica di strutturare al meglio la
mobilitazione dentro e fuori il luogo di lavoro.
In
una società capitalista dove la maggioranza di persone può fare
affidamento solo sulla propria forza lavoro per vivere, perdere l'
impiego comporta l' impossibilità di pagare un affitto o un mutuo,
di mangiare, di scaldarsi o di spostarsi, ovvero di, come minimo,
sopravvivere: in Francia a fine 2016 si registravano 25,8 milioni di
impiegati di cui 3 milioni di lavoratori indipendenti e 22, 9 milioni
di lavoratori dipendenti. Questo implica così che, masse di
salariati, siano oggi lavoratori poveri costretti a dover accettare
più di un lavoro per avere un' entrata sufficiente ad arrivare a
fine mese, accrescendo il precariato (infatti il 13% degli impieghi,
cioè 3, 4 milioni di persone, sono in un grave stato di precarietà).
In ciò non può che dimostrarsi ulteriormente la necessità di
portare avanti istanze rivoluzionarie poiché in rottura con l'
esistente, e realistiche poiché unica reazione alla gravità della
stato delle cose, per rovesciare i rapporti di forza attuali in
favore della classe operaia.
Le
lotte non mancano come non manca la repressione, e quello che è
successo a Goodyear Amiens ne è la prova: mobilitati da anni contro
la continua minaccia d' arresto della produzione, in un clima che
aveva causato più suicidi e sparso disoccupazione, otto fra gli
organizzatori della vertenza sono stati accusati di sequestro di
persona (di un rappresentante del datore presentatosi nel corso di
regolare assemblea sindacale), per poi vedersi assegnare pene
altissime, carcere compreso. Mentre quindi i vari Fillon, Macron e Le
Pen, invischiati in affari di nepotismo, appropriazione indebita di
soldi pubblici per fini personali etc., rifiutano di comparire
davanti alla giustizia, gli operai vengono incarcerati per aver
difeso il proprio impiego; come i liceali che difendono la scuola
pubblica si fanno notti in commissariato e comparizioni immediate per
un sit in...
Sono
circa 2000 i processi in corso contro militanti sindacali, giovani e
attivisti per essere scesi in piazza contro la Loi Travail!
Contro
la massima padronale <> e contro la giustizia borghese, il programma dell'NPA ,
il cui portavoce è un operaio in lotta come la maggioranza in questo
paese, non può che rilanciare e ribadire con forza i bisogni della
classe operaia: interdizione dei licenziamenti, espropriazione delle
grandi industrie e controllo operaio della produzione, accesso ai
bilanci e ai conti degli azionisti CAC 40, amnistia per tutti gli
accusati... Per l' abrogazione della Loi Travail e il suo mondo!
E
contro qualsiasi tipo di demagogia protezionista e nazionalista d'
aiuto ai padroni, contro la disoccupazione e la povertà crescente,
Poutou e l' NPA si battono per la ripartizione del tempo di lavoro
esistente fra tutti e tutte, per una giornata lavorativa di 32 ore,
per l' assunzione a tempo indeterminato dei precari, per uno SMIC
(salario minimo) di 1700 euro al mese come minimo.
E
la presentazione del Nouveau Parti Anticapitaliste è fondamentale in
vista del rovesciamento dei rapporti di forza a vantaggio della
classe operaia, a maggior ragione nel clima attuale di grande
precarietà; rovesciamento possibile solo sfruttando ogni mezzo
capace di incitare e costruire una classe organizzata nell'azione.
La mobilitazione contro la Loi Travail, come la resistenza messa in
atto a Notre- Dame- des- Landes ad esempio, dimostrano che questa è
la realtà, gli utopici sono quei candidati come Le Pen del FN che
pretendono di avere un programma sociale in assenza di proposte
concrete sull'aumento dei salari, delle pensioni o della
disoccupazione e additano gli immigrati come nemici e non il
padronato francese, del quale sono i primi difensori e promotori.
In
tale scenario, solo Poutou sta portando avanti una campagna
concretamente in rottura con il capitalismo, per contribuire a
costruire una rappresentazione politica per gli sfruttati, per il
mondo del lavoro.
Per
questo sostenere la necessità di un sistema sanitario 100% pubblico
con prestazioni esclusivamente e interamente a carico della Sécurité
sociale, è imprescindibile insieme alla fine delle privatizzazioni
dell' intero settore pubblico e alla soppressione di tutte le mutue
private; come è fondamentale ribadire la libertà di circolazione e
d' installazione per i migranti e i rifugiati; la fine
dell'intervento militare imperialista francese con il ritiro delle
sue truppe, in Medio Oriente (dove il capitale francese difende i
suoi interessi, es. Total) come altrove; la fine dello stato d'
emergenza (che Hollande dal novembre 2015 ha prolungato cinque volte)
insieme al disarmo della polizia (in particolare tiser e flashball) e
la dissoluzione delle BAC che spadroneggiano nei quartieri popolari;
una rottura internazionalista con l' UE, per un' altra Europa basata
sulla solidarietà fra i popoli contro lo sfruttamento e tutte le
oppressioni; la fine del nucleare e una pianificazione energetica
reale per fermare la degenerazione climatica; eguaglianza fra tutti e
tutte, uomini e donne, nell'accesso alla salute (per un' IVG libera e
gratuita e il libero accesso alla contraccezione), al lavoro, ad un
alloggio; la nazionalizzazione delle banche sotto controllo dei
lavoratori.
Nel
quadro francese dove il machismo colonialista rimane una costante
nelle pratiche quotidiane e nella sostanza, poi un' opposizione
anticapitalista e antirazzista nei confronti di tutti i tipi di
discriminazione è una rivendicazione ineluttabile: a partire
dall'estensione degli stessi diritti per tutte e tutti, in sostegno
alle lotte dei sans -papiers, ai rifugiati a causa delle guerre
imperialiste, perché la lotta contro l'islamofobia (v. es. campagna
contro il burkini iniziata dal governo socialista) e il razzismo sia
una battaglia di classe. Infine ciò si collega strettamente ad un'
altra rivendicazione importante: la fine dello stato d' emergenza
che ha criminalizzato un intero movimento sindacale e incoraggiato
gli abusi della polizia sulla classe operaia dei quartieri, spesso
originaria delle ex -colonie.
Nos
vies, pas leurs profits! Le nostre vite, non i loro profitti!
Un
programma anticapitalista non piace alla classe dirigente, quella dei
grandi partiti, dei media, delle alte amministrazioni, del padronato.
I lavoratori possono contare solo sulle proprie forze per portare
avanti le proprie rivendicazioni con tutti i mezzi a loro
disposizione.
Questa
candidatura rompe e si oppone alla funzione presidenziale, contro
tutti i professionisti della politica che con la nostra classe non
hanno nulla a che vedere.
Al
contrario, si tratta di una candidatura che ribadisce che la sola
possibilità di vincere parte dalla discussione collettiva,
dall'unità della classe. Nelle mobilitazioni non si elegge qualcuno
per essere rappresentati cinque anni, ci si auto-organizza
confrontandosi costantemente per decidere come continuare. La
candidatura di Philippe Poutou costituisce una maniera in più
affinché la classe si doti di strumenti utili alla difesa dei propri
interessi e riesca ad imporre le proprie rivendicazioni. La
presentazione di un operaio, il solo fra tutti gli altri candidati,
spiegando che bisogna unire le lotte, permette di intravedere un
altro avvenire.
Notre
premier tour sera...social!
22
aprile 2017: Prepariamo la risposta, costruiamo il primo turno
sociale!
Oggi
più che mai i lavoratori non possono aspettarsi nulla dalle
elezioni, ma è nelle lotte che, attraverso l' unità, possono
organizzare una vera risposta al padronato. Per questo l' avanguardia
larga nata la scorsa primavera sprona ad una sola cosa: la
convergenza delle lotte. Il grande sciopero del 7 marzo 2017 (CGT-
FO- SUD) che ha visto scendere in piazza lavoratori della sanità,
centri per l' impiego e poste contro tagli, licenziamenti e
privatizzazioni, lo dimostra nella pratica e nell' efficacia: 35000
persone solo a Parigi.
E
infatti è sulla spinta dell' auto-organizzazione che SUD -Solidaire,
SUD -POSTE 92, INFO' COM - CGT, CGT -GOODYEAR e le frange sindacali
che si oppongono alla devastante politica di dialogo sociale portata
avanti dagli apparati acriticamente, hanno avviato un percorso di
intervento nelle mobilitazioni e in larghi settori per portare
avanti la parola d' ordine della solidarietà, dell' unità e della
coordinazione. Ma in primis quella dello sciopero generale: infatti
dal 15 settembre 2017, ultima manifestazione contro la Loi El Khomri,
le avanguardie più combattive non vogliono abbandonare la battaglia
contro le politiche reazionarie e regressive del padronato e, in
questi mesi, stanno costruendo la risposta con il proposito dello
sciopero generale, il solo mezzo veramente in grado di affossare la
classe dirigente.
Da
un settore dell' avanguardia politica -fra i primi promotori i nostri
compagni di Anticapitalisme&Révolution- courant NPA- e
sindacale, questo appello inizia ad avere un' eco massiva e generale
per ricostruire un pole ouvrier, un polo operaio, prova ad esempio
anche la partecipazione degli studenti accanto ai lavoratori il 7
marzo.
Il
22 aprile 2017, alla vigilia del primo voto, un appello all' unico
vero turno della classe operaia: quello sociale, nelle piazze, nelle
vertenze, nell'auto-organizzazione! Fondamentale convergere e
raggruppare le forze come sola misura per un rovesciamento dei
rapporti di forza contro il capitale... Per la costruzione del primo
turno sociale prima, durante e dopo le elezioni!
La borghesia non
ha soltanto fabbricato le armi che devono darle la morte; ha prodotto anche gli
uomini che le imbracceranno
Engels,
Marx. Il Manifesto del Partito Comunista
Marta
Positò