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Nuova emergenza, vecchio dramma

 


Pubblica responsabilità e responsabilità pubblica

12 Ottobre 2020

Una seconda ondata del contagio Covid-19 si è levata in larga parte d'Europa, a partire dalla Francia, dalla Spagna, dalla Gran Bretagna. In Italia il contagio ha ripreso a salire con una forte accelerazione, e una pesante concentrazione in alcune regioni del Sud, particolarmente in Campania. Il governo dispone misure più rigide in fatto di prevenzione sanitaria e si appella al comportamento corretto delle persone: usare le mascherine, mantenere i distanziamenti necessari, lavare frequentemente le mani. Disposizioni di buon senso sanitario, che solo l'imbecillità reazionaria dei complottisti e dei negazionisti può contestare.

E tuttavia questo appello alla pubblica responsabilità nasconde paradossalmente la responsabilità pubblica di chi lo promuove. Mancano i tamponi necessari, con code interminabili e umilianti davanti ai pronto soccorso; mancano i test rapidi salivari e sierologici, col conseguente ricorso obbligato (e costoso) al privato; manca spesso il tracciamento da parte delle ASL, a causa della drammatica penuria di personale; mancano medici e infermieri necessari per l'esecuzione dei test e i laboratori che li trattino; mancano le dosi necessarie del vaccino antinfluenzale, conteso tra regioni e farmacie; mancano molte migliaia di insegnanti perché non sono stati assunti coloro che ne avevano diritto; mancano i mezzi pubblici necessari per portare gli studenti a scuola in condizione di sicurezza.

Eppure sono trascorsi più di sei mesi dall'inizio della pandemia, tutti sapevano di una possibile seconda ondata in autunno, il governo si era prodigato quotidianamente in solenni rassicurazioni dell'opinione pubblica circa il fatto che nulla sarebbe stato più come prima. Invece tutto in sostanza è rimasto com'era, se si esclude l'aumento dei letti per la terapia intensiva. Nel mentre si allunga tragicamente la lista d'attesa per i malati di altre gravi patologie, a partire dai malati oncologici.
Chi si arricchisce in questa tragedia è solo la sanità privata, quella che a marzo aveva destinato al Covid... l'1% delle proprie prestazioni. Quella che ogni giorno “si lava le mani” mentre intasca i dividendi in Borsa.

La società borghese è un malato incurabile. Chi vuole risanarla è un illuso, non meno di chi pensa che possa scomparire per morte naturale.

Occorre che il movimento operaio e tutte le sue organizzazioni si battano per un investimento massiccio nella sanità pubblica, finanziato da una patrimoniale straordinaria del 10% sul 10% più ricco: per assicurare screening, tracciamento, tamponi a tutti coloro che ne hanno bisogno; per predisporre ovunque presidi sanitari territoriali preposti a test e controlli, con la piena assunzione immediata del personale necessario; per assicurare in ogni scuola e luogo di lavoro una adeguata presenza medica; per ricostruire la medicina territoriale; per una sanità interamente pubblica, universale, gratuita, liberata dal mercato e dal profitto.

Solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici potrà realizzare compiutamente tutto questo. Solo una rivoluzione può aprirgli la via.

Partito Comunista dei Lavoratori